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 officine allestimenti calabrese

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el magutt

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MessaggioTitolo: officine allestimenti calabrese   officine allestimenti calabrese Icon_minitimeMar Ott 29, 2019 11:35 am

Sei in: Archivio > la Repubblica.it > 2004 > 03 > 03 > Calabrese, l' ultimo fall...
Calabrese, l' ultimo fallimento
Anche l' ultimo pezzo delle «Officine Calabrese» ha chiuso i battenti. Per fallimento. A consegnare i libri contabili della Calabrese Spa al Tribunale di Bari, alla fine di gennaio, è stato lo stesso amministratore e maggiore azionista della società, Francesco Paolo Bufano. E, lo scorso 2 febbraio, il giudice delegato, Nicola Magaletti, ha decretato il fallimento. Da ieri però l' azienda produttrice di veicoli industriali, sotto la curatela dell' avvocato barese Michele Balducci, ha riattivato i macchinari, grazie alla concessione da parte dell' autorità giudiziaria dell' esercizio provvisorio. Nel portafoglio ordini della Calabrese infatti ci sono ancora commesse per poco meno di tre milioni di euro: non un patrimonio infinito, ma sufficiente a tirare avanti fino a che non giungeranno offerte di acquisto o di locazione. E, a quanto pare, le prime offerte di affitto del ramo di azienda sarebbero già giunte e sarebbero al vaglio delle due curatele: quella dell' avvocato Balducci, che si occupa dell' ultimo fallimento, e quella di Bruno Veneziani, che invece si occupa del primo fallimento, quello decretato a gennaio del 2001 dal Tribunale di Torino, per la Calabrese Veicoli industriali. Per i 156 lavoratori ancora impiegati presso l' azienda, è stata richiesta la cassa integrazione straordinaria, estesa anche a sette dipendenti licenziati nel corso dell' ultima amministrazione e che hanno impugnato il licenziamento dinanzi al giudice. Giusto tre anni fa, il Tribunale di Torino decretava il fallimento delle «Officine Calabrese», l' impero metalmeccanico tutto barese creato alla fine degli anni Trenta da Giuseppe Calabrese.

quando Francesco Paolo Bufano ha chiesto al Tribunale di Bari l' autofallimento. La Calabrese spa, società creata da Bufano insieme al gruppo metalmeccanico lombardo Brivio, aveva preso in affitto dalla curatela dell' avvocato Veneziani sia gli immobili che il marchio «Veicoli industriali» fino al 2006. Da tempo però la società denunciava l' impossibilità di andare avanti: «Per mancanza di commesse», avevano più volte risposto i vertici amministrativi ai sindacati che chiedevano insistentemente il perché del progressivo ridimensionamento del personale e delle costanti esternalizzazioni di parti della produzione. Una spiegazione che poteva semplicemente trovare giustificazione nella crisi generale del settore metalmeccanico e nella conseguente mancanza di nuovi ordini tali da mantenere in attivo la società. Solo ora, dopo che i libri contabili sono stati consegnati al Tribunale e che è stato dichiarato il fallimento, si scopre che nel 2002 la società aveva fatturato 60 miliardi di vecchie lire e che, ancora oggi con i macchinari spenti da settimane, nel portafoglio ordini ci sono commesse per quasi tre milioni di euro, sufficienti a spingere ancora la produzione, anche se a regime ridotto, e quindi giustificare pur in regime di curatela l' esercizio provvisorio. A portare alla richiesta di fallimento, oltre agli oggettivi problemi di competitività dell' azienda, ci sarebbero invece state questioni societarie: il socio di maggioranza, Bufano, e il titolare dell' altra quota azionaria, l' imprenditore lombardo Brivio, avrebbero in corso reciproche azioni legali, al momento al vaglio dei curatori fallimentari per verificare se possano essere avanzate richieste di risarcimento nei confronti di uno o di entrambi i soci. Intanto i sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm incrociano le dita e sperano che la Calabrese trovi un nuovo acquirente solido. «La ripresa produttiva - scrivono le organizzazioni dei metalmeccanici in una nota - costituisce un fatto positivo per il rilancio sul mercato di una fabbrica che ha tutte le possibilità di essere ricollocata da nuovi soggetti imprenditoriali, sia sul mercato interno che estero, in particolare quello medio orientale».


E’ stato un personaggio che ha fatto grande il nome della città di Bari e per questo il capoluogo pugliese ha dedicato a Don Peppino Calabrese un incontro pubblico, in concomitanza con il centenario dalla sua nascita. Ad organizzare l’evento nella Sala Murat, l’Associazione Bari Smart City. A moderare l’incontro il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe De Tomaso, mentre in qualità di relatori sono intervenuti Gaetano Piepoli (parlamentare di Scelta Civica), Aldo Pugliese (segretario regionale Uil) e Michele Matarrese (Cavaliere del Lavoro). Giuseppe Calabrese, uno dei primi ad essere nominato Cavaliere del Lavoro, è stato uno dei esponenti dell’imprenditoria barese. Un curriculum lunghissimo e costellato di attività di rilievo internazionale ha contraddistinto la vita di Don Peppino. Nato a Monopoli nel 1913, a sette anni è già apprendista presso l’officina meccanica del padre. Congedatosi da sergente nel 1936, incontra e sposa la signora Rosaria De Nicolò, dalla quale ha quattro figli. Tre anni più tardi apre la sua prima officina in via Principe Amedeo. Viene richiamato in guerra e torna a Bari solo nel 1944. Nel 1946 ingrandisce l’attività con una nuova officina in via Martiri d’Otranto. Un anno dopo porta in Fiera il primo ribaltabile prodotto dalle sue officine. La produzione in serie viene avviata nel 1954, quando apre uno stabilimento in via Brigata Regina a Bari. Due anni dopo il Comune di Bari commissiona il primo grande lavoro alle officine di Calabrese: 80 macchine dotate del compattatore idraulico Hydromatic. E’ lo stesso anno in cui l’azienda si amplia con l’apertura di stabilimenti a Napoli, Catania, Roma, Brescia, Torino, Palermo e Pomezia. Nel 1960 nasce la denominazione “Officine Calabrese” mentre nel 1964 viene posta la prima pietra del grande stabilimento della zona industriale: 256mila metri quadrati di cui 75mila coperti. La nomina a Cavaliere del Lavoro arriva nel 1966 per mano del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat: è il primo barese ad ottenere tale riconoscimento. Nel 1968, dopo una importante fornitura di veicoli, ad Addis Abeba l’imperatore di Etiopia Hailè Selassiè lo nomina Console Onorario di Etiopia a Bari. Nel 1974 apre a Brescia uno stabilimento di 20mila metri quadrati per la produzione di cassoni per l’Om e di cassonetti ecologici e zincati. Le Officine Calabresi atterrano in Iran nel 1975 con un’officina di manutenzione veicoli. Nel 1977 apre a Borgaro Torinese uno stabilimento di 25mila metri quadrati per la produzione in serie di ribaltabili per il mercato estero. Lo stesso anno rileva a Bari la Radaelli  Sud che produce compressori d’aria a vite e che successivamente sarà convertita nella produzione di cilindri oleodinamici ed assali sterzanti. Un anno dopo rileva a Spinazzola la Utensil Sud, che successivamente diventerà Meccanica Murgiana, primo costruttore italiano di assali per veicoli industriali. Nel 1979 apre la Calabrese France a Parigi e la Calabrese Nutzfarzeughe a Ulm. Nel 1980 rileva a Bari la IVAP che diventerà la CVM, azienda produttrice di veicoli municipali. E’ il 1980 quando, in accordo con il Governo libico, costituisce una joint venture per la costruzione e l’esportazione di veicoli speciali e rimorchi denominata National Trailer Company. Nel 1982 nascono la Calabrese Engineering e la Calabrese Service. Nel 1984 Don Peppino rileva le Officine Viberti di Torino, leader in Italia nella costruzione in serie di semirimorchi. Nello stesso anno rileva le Officine Adige di Verona, le Officine Carenzi di Piacenza e le Officine Seac di Carmagnola. Il Gruppo Calabrese diventa così l’azienda più importante nel settore in Italia e tra le prime al mondo per fatturato e numero dipendenti. Il Cavaliere Calabrese ha vissuto fino all’età di 85 anni. Si è spento a Bari il 13 marzo 1998.


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