Milone da Crotone vincitore di sette Olimpiadi
Milone da Crotone, pugile e lottatore, vincitore di ben 7 Olimpiadi ed atleta imbattuto per oltre vent’anni nelle sue categorie sportive. Illustre personaggio magno-greco, visse nell’antica Kroton del VI secolo a.C., e grazie alle sue abilità sportive divenne personaggio famoso anche all’interno delle cerchie aristocratiche della città di Miscello. La sua prima vittoria sportiva la ottenne all’età di 15 anni (540 a.C.), partecipando e vincendo nella disciplina sportiva della lotta. Si dice infatti che, per allenarsi, era solito portare sulle spalle vitelli, così da potenziare maggiormente la sua massa muscolare. Molte notizie ci vengono tramandate da storici come Diodoro Siculo che lo inserisce anche in alcuni scenari cittadini che ne hanno fatto di lui, eroe “nazionale”. Milone fu anche il condottiero che permise alla città di Crotone di sconfiggere la rivale Sibari nella celebre battaglia del 510 a.C., e fu colui che salvò Pitagora, il celebre filosofo che da Samo si trasferì a Crotone per aprire la sua scuola, durante un terremoto. Si sostituì ad una colonna dell’edificio dove il filosofo era riunito assieme al suo gruppo, di cui anche Milo faceva parte, permettendo così alla struttura di non crollare e di far scappare tutti in tempo.
Sportivamente fu vincitore alle Olimpiadi dal 540 a.C. al 512 a.C., ma di lui sappiamo anche che partecipò ad altri giochi organizzati in Grecia, come i Giochi Pitici dove vinse 6 volte, i Giochi Istmici dove vinse 10 volte e i Giochi Nemei dove fu vincitore per altre 9 volte. Quando partecipò alla sua settima Olimpiade si dice ancora che, nella finale che doveva disputarsi con un suo concittadino di nome Timasiteo, questi, rinunciò al combattimento in quanto si trovava davanti il beniamino di sempre, che gli aveva fatto amare lo sport ed insegnato diverse mosse della disciplina. Forse siamo di fronte al primo caso nella storia delle Olimpiadi antiche in cui sappiamo il nome del secondo classificato, in quanto le liste tramandate sin dall’antichità hanno per protagonisti solo i primi classificati. Del resto, ad uno sportivo vincente come lui potevano essere portati solo onore e rispetto, tanto che un suo ammiratore di nome Dameas, come regalo, gli fece erigere una statua nello stadio di Olimpia in cui Milone era rappresentato ritto su un disco con i piedi uniti. Altre curiosità che sappiamo di lui riguardano alcuni aspetti personali. Era alto 2 metri e aveva un gran appetito! Pare che una volta avesse portato di peso un toro allo stadio, e dopo aver fatto un giro di campo con l’animale sulle spalle, l’abbia ucciso con un colpo solo e se lo sia mangiato. Mito o realtà storica? Sta di fatto che quando si tramandano le gesta e le imprese di certi affascinanti personaggi, tutto ciò che li riguarda viene molto romanzato, per far risaltare ancora di più le imprese.
La data della morte purtroppo è sconosciuta, e anche qui il mito prende il sopravvento quando si riporta, le fonti sono di Strabone e Pausania, che Milone, ormai vecchio, mentre attraversava un bosco, si imbattè in un ulivo cavo sacro ad Hera, antistante il tempio cittadino della dea (Hera Lacinia) . Cosa successe? Il lottatore inserì le mani all’interno della cavità per spezzarlo ma vi rimase incastrato e così venne sbranato da un branco di lupi.
Certamente una morte ingloriosa per l’eroe famoso di Crotone!
Milone di Crotone (in greco antico: Μίλων, Mílōn; Crotone, seconda metà del VI secolo a.C. – Crotone, ...) è stato un lottatore greco antico. Unitamente alle vittorie olimpiche, a detta dello storico Diodoro Siculo, Milone fu il condottiero che permise a Crotone di sconfiggere il potente esercito della città rivale di Sibari nel 510 a.C. Si ritiene anche che Milone fosse un adepto o, quanto meno, un simpatizzante del filosofo Pitagora. Secondo una leggenda, Milone avrebbe salvato Pitagora dal crollo di un tetto. Un'altra storia asserisce che Milone sposò la figlia del filosofo, Myia. Morì pare divorato da un branco di lupi che lo sorpresero mentre era incastrato al tronco di un vecchio albero.
È vincitore per 7 volte alle Olimpiadi. Come la maggior parte degli antichi atleti greci, Milone divenne rapidamente oggetto di leggende che ne glorificavano la forza e il valore. A partire dal Rinascimento, e ancor più durante il Neoclassicismo, il mito di Milone tornò in Europa e alimentò la fantasia di diversi artisti: scultori come Alessandro Vittoria o Pierre Puget, pittori come Étienne-Maurice Falconet e James Barry, fino ai letterati come Shakespeare.
Si narra che da ragazzo, per allenare la sua forza, portasse tutti i giorni un vitello sulle spalle, col tempo l'animale divenne adulto ma, data la costanza dei suoi allenamenti quotidiani, divenne talmente forte da poter sollevare e portare sulle spalle un toro adulto.
La sua prima vittoria alle Olimpiadi la ottenne a soli 15 anni: partecipò e vinse nella categoria della lotta; nel corso della sua vita fu capace di sei vittorie olimpiche disputate fra il 540 a.C. e il 512 a.C. e di altre sei vittorie ai Giochi Pitici, dieci ai Giochi Istmici e nove ai Giochi Nemei. La sua specialità era l'orthopale, un tipo di lotta.
Per di più, quando partecipò alle olimpiadi per la settima volta e si scontrò con un suo concittadino, il diciottenne Timasiteo, il quale lo ammirava fin da piccolo e da cui imparò anche molte mosse, alla finale, il suo avversario si inchinò senza nemmeno iniziare a combattere, in segno di rispetto.
Per le sue imprese un tifoso di nome Dameas gli fece erigere una statua nello stadio di Olimpia, in cui era rappresentato ritto su un disco con i piedi uniti.
La sua fama è legata ad un palmares insuperato con una lunga serie di vittorie negli Agoni Sacri Panellenici, le maggiori manifestazioni sportive dell'antica Grecia: 7 volte alle Olimpiadi, 7 volte alle Pitiche di Delfi, 9 volte alle Nemee e 10 volte alle Istmiche presso Corinto. In 28 anni di carriera, Milon vince 33 volte.
Era noto, oltre che per la grande forza, anche per il grande appetito. Pare, infatti, che una volta avesse portato di peso un toro di 4 anni allo stadio, fatto un giro di campo con l'animale sulle spalle, che l'abbia ucciso con un colpo solo e che se lo sia mangiato tutto nello stesso giorno. Come se non bastasse, si racconta che egli fosse alto circa due metri e che era capace di sollevare anche un uomo con un dito della mano.
Oltre alle famosissime capacità atletiche, Milone, si dimostrò un ottimo guerriero: infatti nella battaglia scoppiata tra la colonia Sibarita e quella Crotonese, con la sua supremazia bellica, guidò l'esercito di Crotone alla vittoria.
Milone è noto anche per essere stato discepolo di Pitagora e sposo di sua figlia Myia. Sua figlia si sposò con il medico e pitagorico Democede di Crotone.
Milone vinse molte gare ed è rimasto nella storia il più noto atleta di Crotone.
La data della morte di Milone è sconosciuta ma, come per la maggior parte degli antichi greci famosi, la dinamica del decesso è divenuta un mito. Secondo Strabone e Pausania, l'ormai vecchio Milone stava attraversando un bosco quando s'imbatté in un ulivo secolare sacro alla dea Hera, antistante appunto al tempio Crotonese di Hera Lacina, dal tronco cavo. Il lottatore inserì le mani nella fenditura per spezzare in due il tronco in un'ultima dimostrazione di forza ma la dea, adirata da quell'atto sacrilego, lo punì levandogli le forze ed egli vi rimase incastrato divenendo preda di un branco di lupi.
MILONE DI CROTONE
Milone di Crotone era un lottatore vissuto nel VI secolo d.C. che riuscì a vincere le Olimpiadi per ben 7 volte. La sua forza era proverbiale: si narra infatti che l’atleta salvò la vita a Pitagora durante un banchetto, sostenendo sulle spalle il tetto che stava crollando a causa di un terremoto, consentendo così ai presenti di mettersi in salvo.
Ma come fece Milone a diventare così forte?
La leggenda narra che, fin da ragazzo, Milone trasportava ogni giorno un vitello sulle spalle. Dopo quattro anni, il vitello era ormai un bue adulto, ma la perseveranza di Milone lo aveva reso forte al punto da continuare a trasportare l’animale senza alcuna difficoltà.
È vero che le mirabolanti imprese dei nostri antenati e le loro straordinarie doti fisiche sono spesso frutto di realtà e immaginazione, ma spesso riescono comunque a trasmettere degli insegnamenti.
Cosa possiamo apprendere da Milone?
1) PERSEVERANZA
2) STEP BY STEP
3) SOVRACCARICO PROGRESSIVO
Milone, l’eroe crotoniate divenuto leggenda del mondo classico
Milone, figlio di Diotimo, nacque e visse nell’antica Kroton nel VI secolo a.C. dedicandosi a molteplici attività sportive, in particolar modo alla lotta.
Milone si allena caricandosi un bovino sulle spalle
Sin da giovanissimo Milone dimostrò la sua formidabile forza, quando per potenziare la sua muscolatura decise di caricarsi sulle spalle un vitello. Dopo qualche anno, il vitello divenne un bue adulto, un animale dalla stazza imponente, ma la perseveranza nel suo allenamento lo aveva ormai reso incredibilmente vigoroso: ogni giorno infatti, senza alcuna apparente difficoltà, il lottatore continuava a trasportare sulle spalle il bovino ormai adulto per mantenere la sua forza. Il suo dominio sportivo cominciò invece nel 540 a.C. quando vinse la sua prima olimpiade nella lotta categoria ragazzi. Seguirono 5 vittorie olimpiche consecutive nella gara del pugilato, fino all’ultima del 516 a.C. nella quale il suo avversario, il diciottenne crotoniate Timasiteo, il quale lo ammirava fin da piccolo e da cui imparò anche molte mosse, rifiutò categoricamente di combattere chinando il capo dinnanzi al suo mitico avversario in segno di profondo rispetto.
Milone vinse anche per 10 volte le gare Istmiche, 9 volte le Nemee e 6 volte i Giochi Pitici di Delfi che si tenevano in onore di Apollo. Tanta gloria rese ovviamente Milone uno dei personaggi più illustri e famosi del mondo antico, conosciuto ovunque per la sua proverbiale forza e considerato eroe leggendario appartenente alla stirpe degli Eraclidi, discendente diretto di Eracle, a sua volta ritenuto “ecista morale” della città di Crotone. Per le sue imprese un tifoso di nome Dameas gli fece erigere una statua nello stadio di Olimpia, in cui era rappresentato ritto su un disco con i piedi uniti. Fu anche comandante dell’esercito crotoniate in occasione della famosa battaglia contro i sibariti del 510 a.C. che sancì la sconfitta e la distruzione della ricca e potente colonia di Sybaris. Milone, indossando le corone vinte ai giochi, la clava e la pelle di leone sulle spalle, guidò l’esercito crotoniate verso una delle vittorie più schiaccianti della storia antica.
Come avvenne per molti atleti olimpici del passato, anche Milone era circondato da leggende riguardanti il suo estenuante allenamento e la sua incredibile forza. Numerosi racconti su Milone affermano che l’atleta consumasse ogni giorno 9 kg di carne, 9 kg di pane e 10 litri di vino. Sostengono inoltre che la forza dell’atleta fosse tale da consentirgli di trasportare la sua statua bronzea a dimensioni reali fino al piedistallo collocato nello stadio di Olimpia. Spesso sfidava i giovani atleti a strappare dalla sua mano un melograno stretto con un forza tale che era impossibile strappare il frutto, ma allo stesso tempo senza nemmeno spappolarlo. Oppure sfidava chiunque a scagliarlo fuori da un disco unto.
Altre leggende narrano la strepitosa forza di Milone: dopo essere entrato nello stadio portando sulle spalle un bovino dell’età di 4 anni, riuscì ad eseguire un intero giro di campo tenendo sollevato l’animale, per poi ucciderlo a mani nude con un solo colpo della mano. Successivamente lo sacrificò e lo divorò tutto in sole 24 ore. Come se non bastasse, si racconta che egli fosse alto circa due metri e che era capace di sollevare anche un uomo con un dito della mano. Ed infine riusciva a spezzare la benda o la corona sul capo solo con la forza delle sue vene. La morte di Milone assunse toni leggendari nel corso del tempo. La data del suo decesso è tuttora sconosciuta, ma secondo Strabone e Pausania avvenne durante una passeggiata nel bosco di Hera quando l’atleta si trovò difronte un ulivo secolare sacro alla Dea, pronto per essere tagliato con due cunei conficcati nel tronco così da facilitarne la spaccatura. Milone decise quindi di spaccare il tronco con le sue mani, così da dimostrare a sé stesso di essere ancora il più forte di tutti. Con grande sforzo riuscì addirittura a sradicare l’ulivo, ma i cunei volarono via chiudendo il tronco e intrappolando le mani all’interno lasciando l’atleta in balia dei lupi della Sila.
MILONE,L'ULTIMA OLIMPIADE
512 a.C., sessantasettesima olimpiade, nella finale della lotta si affrontano due crotoniati: il giovane Timasiteo e il vecchio Milone, quest’ultimo il vincitore delle sei olimpiadi precedenti. Durante questo confronto generazionale tutto italiota succede qualcosa di inaspettato: Timasiteo entra nel ring circolare e si inginocchia, non gareggia, non si fa afferrare. Milone è proclamato vincitore per la settima volta.
Timasiteo è stato un codardo? No! Se avesse avuto paura e fosse fuggito il suo nome sarebbe stato dimenticato dalla storia, questo era il destino di tutti i codardi e dei vari atleti sconfitti.
Questa è solo una delle due interpretazioni dell’ultima olimpiade di Milone raccontata da Pausania sette secoli dopo1. Potrebbe essere che Simonide abbia fatto un errore nel calcolo delle vittorie, oppure che il copista bizantino abbia sbagliato nel trascrivere il numero delle vittorie, o semplicemente che quei versi siano l’opera di un mediocre imitatore, di uno svogliato poetastro ignorante in storia così antica. Timasiteo avrebbe semplicemente vinto introducendo un nuovo stile di lotta fondato non su un contatto corpo a corpo in piedi, ma su una veloce schermaglia a contatto degli arti superiori chiamata ἀκροχειρισμός2. Giovane, veloce e intelligente Timasiteo avrebbe sfiancato il vecchio Milone con il suo nuovo stile di lotta dinamico e privo di posizioni immobilizzanti. Circa centocinquanta anni dopo il pancraziaste Sostrato di Sicione perfezionò così bene la tecnica di Timasiteo da essere chiamato ἀκροχερσίτης, ovvero lo spezza dita3
Qualsiasi sia stato il risultato, quella fu l’ultima olimpiade di Milone, uno dei più grandi atleti dell’antichità, forse il più grande in assoluto.