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 Tazio Nuvolari pilota

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Tazio Nuvolari pilota Empty
MessaggioTitolo: Tazio Nuvolari pilota   Tazio Nuvolari pilota Icon_minitimeVen Feb 19, 2021 10:01 am

Tazio Giorgio Nuvolari (Castel d'Ario, 16 novembre 1892 – Mantova, 11 agosto 1953) è stato un pilota automobilistico e pilota motociclistico italiano. La sua carriera sportiva abbraccia un trentennio dal 1920 al 1950, con l'interruzione di oltre sei anni a causa del secondo conflitto mondiale. La carriera di quello che sarà ricordato dalla stampa e dagli appassionati con gli pseudonimi di "Mantovano volante" e di "Nivola", fu tutt'altro che in discesa[5]. Nei primi anni di corse Nuvolari dovette superare molte difficoltà e inseguire per lungo tempo quei successi che non volevano arrivare[5].

Nuvolari è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi piloti della storia dell'automobilismo mondiale ed è ancora oggi ricordato e ammirato per le sue molte e speciali qualità, nonché per le sue doti umane


Figlio di Arturo, agricoltore benestante, e di Elisa Zorzi, il piccolo Tazio crebbe nel mito sportivo del padre e dello zio Giuseppe, entrambi valenti ciclisti, celebri per aver dominato la riunione ciclistica internazionale di Nizza del 1893.[6] In particolare fu lo zio che lo iniziò al motorismo, facendogli guidare le sue motociclette fin da bambino.

Il padre ebbe un'influenza decisiva per la formazione del suo carattere. Racconta infatti che all'età di 8 anni, nel cortile della fattoria, si avvicinò troppo a un cavallo che lo colpì con un calcio. Le conseguenze non furono gravi, ma tanto bastò: non si avvicinava ai cavalli. Il padre, per spronarlo a vincerne la paura, lanciò tra gli zoccoli del cavallo una moneta d'oro, aggiungendo : «Se vuoi, prendila». Tazietto si fece coraggio e riuscì a raccogliere la moneta. Commentando l'episodio, da grande diceva: «Quel giorno smisi di aver paura delle cose e della paura stessa».[7] Durante la prima guerra mondiale fu autiere nel Servizio Automobilistico dell'Esercito, in forza alla sezione Sanità della 22ª Divisione, inquadrata nella Terza Armata del Duca d'Aosta. Nel 1917 sposò Carolina Perina, dopo la classica fuitina e solo con cerimonia civile, modalità all'epoca inconsueta, quasi scandalosa. Nel 1920, a 27 anni, ottenne la licenza di pilota di moto da corsa;[8] molte biografie retrodatano il fatto al 1915, ma i cartellini stampati in tale anno per i piloti dal Moto Club d'Italia furono riutilizzati dopo la guerra, semplicemente aggiornandoli con correzioni a mano, sicché non è possibile stabilire la data esatta.

Gli esordi nel professionismo tra auto e motocicletta (1921-1924)
La sua carriera in moto iniziò il 20 giugno 1920 sul Circuito Internazionale Motoristico di Cremona, ma si ritirò dalla gara.[9] Contemporaneamente prese parte anche alle sue prime gare in auto, con l'Ansaldo 4CS di famiglia e vinse la prima gara il 20 marzo 1921, la Coppa di Verona.[9] A causa però dei minori costi del motociclismo e del maggior numero di gare a disposizione, Nuvolari decise di dedicarsi soprattutto alle due ruote.[9] Nel 1922 prese parte a poche gare, senza risultati di grande rilievo, ma lo stesso anno gli fu offerta una vettura dalla Scuderia Moschini di Mantova, una SCAT con motore Hispano-Suiza messa a punto da un giovane e sconosciuto meccanico, Amedeo Gordini, anch'esso destinato a diventare una leggenda.[10] L'anno seguente ottenne la vittoria in una gara di Busto Arsizio a bordo della sua Norton; ciò gli valse il primo contratto da professionista, firmato per la Indian.[9] Nelle intenzioni della Nagas & Ray, l'importatore italiano, Nuvolari avrebbe dovuto fare da gregario ad Amedeo Ruggeri, pilota di punta della scuderia, ma in più occasioni non rispettò gli ordini di squadra e a fine stagione, anche per la difficile convivenza con il compagno, il contratto non gli fu rinnovato .[9] Grazie all'amicizia con Deo Chiribiri, pilota e comproprietario della Chiribiri, Tazio riuscì a procurarsi immediatamente un'auto.[9] Nel 1924, sul circuito del Tigullio, fu protagonista di una vittoria rocambolesca: condusse una gara estremamente tirata,[9] uscendo spesso di pista e fermandosi, in alcuni casi, a picco sul mare. A pochi chilometri dall'arrivo un distacco della ruota della sua Bianchi Tipo 18 lo fece cappottare in un fosso.[9] Il meccanico che era con lui era stordito e non poteva riparare la vettura, quindi Nuvolari chiese aiuto agli spettatori. Dopo averla sistemata alla meno peggio, ripartì e vinse. Gli spettatori al traguardo assistettero dunque al vittorioso arrivo di un'auto praticamente sui cerchioni, senza seggiolino di guida né volante, sostituito da Nuvolari con una chiave inglese, col meccanico svenuto al fianco.[11] A questo successo seguirono altre due affermazioni nella 150 cc nelle gare di Savio (occasione in cui conobbe Enzo Ferrari) e Polesine.

Riprese a gareggiare anche nel motociclismo, sempre con la sua Norton, e ottenne risultati strabilianti: a bordo di un mezzo da 500 cc rivaleggiava con piloti su moto da 1000 cc e riuscì ad affermarsi a Mantova e a Cremona.[9] Queste prestazioni gli valsero le attenzioni di Gianfernando Tommaselli, all'epoca direttore generale della Bianchi, che decise di ingaggiarlo.[9] Il binomio Bianchi-Nuvolari fu la strada al successo per Tazio.[9]

I successi con la Bianchi (1924-1927)
L'ingaggio di Nuvolari era inizialmente previsto per sviluppare la nuova Bianchi "Freccia Celeste" di 350 cm³, con cui il mantovano avrebbe dovuto esordire al Giro motociclistico d'Italia.[12] Nonostante alla prima tappa il pilota avesse fatto registrare il miglior tempo, problemi di vario tipo lo afflissero successivamente, tanto che riuscì a imporsi solamente un'altra volta nella tratta Macerata-Treviso.[12] Nonostante nelle corse seguenti i risultati continuassero a latitare, Nuvolari conquistò a bordo della sua Norton privata un'altra vittoria a Tortona. Gli fu infine rinnovato il contratto per il 1925, in cui avrebbe corso in esclusiva per la Bianchi.[12]

La stagione seguente iniziò molto bene per Nuvolari, che si impose all'esordio sul Circuito Ostiense e inanellò una serie di confortanti risultati, tra cui il quarto posto a Perugia in cui si mise in luce con una furiosa rimonta nei confronti dei leader della gara dopo essere stato attardato dalla rottura del serbatoio dell'olio.[12] Vinse anche a Padova e sul Circuito del Lario nella classe 350 cm³, dopo un combattuto duello con il rivale Pietro Ghersi. A settembre era in programma il Gran Premio motociclistico delle Nazioni; mentre Nuvolari si trovava all'Autodromo di Monza per effettuare dei test in preparazione della corsa, l'Alfa Romeo aveva convocato diversi piloti perché cercava il sostituto di Antonio Ascari, deceduto durante il Gran Premio di Francia.[12] Al termine delle prove in moto, Nuvolari ottenne di provare la vettura: dopo aver eguagliato il tempo fatto registrare da Ascari l'anno precedente, uscì di strada ribaltandosi in una scarpata. Fu trasportato in ospedale dove gli vennero diagnosticate alcune costole incrinate, diverse contusioni e lacerazioni dovute al fil di ferro su cui era atterrato.[12] Fortemente determinato a correre comunque il Gran Premio motociclistico in programma la settimana successiva, contro il parere dei medici, Nuvolari si fece dimettere e ottenne dalla direzione di gara di farsi ammettere alla corsa partendo in ultima fila.[12] Dopo essersi fatto ricoprire di fasciature e aiutato dai meccanici a salire in moto, visto che non si reggeva in piedi, vinse sfruttando la sua abilità sul bagnato e laureandosi campione d'Europa nella classe 350.[12] Gli fu quindi rinnovato il contratto per l'anno successivo, ma Tommaselli fece inserire una clausola che impediva a Nuvolari di partecipare alle competizioni automobilistiche, pena la risoluzione del rapporto.[12]

Il 1926 iniziò in maniera difficile, con i collaudi della nuova moto che procedettero a rilento, e l'unico risultato fu la vittoria di classe al Gran Premio di Roma, in cui sfiorò anche il successo assoluto arrivando secondo dietro a Ghersi, che disponeva di una moto più potente.[12] Lo stesso anno fu anche protagonista di un brutto incidente sul Circuito di Solitude e in Italia rimbalzò la voce della sua morte, cosicché la Bianchi mandò Sirtori come emissario in Germania per verificare la situazione; Nuvolari in realtà era stato dimesso dall'ospedale e stava tornando in patria quando fu intercettato nella stazione di Stoccarda.[12] L'incidente lasciò però alcuni strascichi che lo costrinsero a saltare il Tourist Trophy, con suo grande rammarico.[12] Le gare seguenti non gli riservarono grandi fortune, fino alla corsa del Lario, a partire dalla quale riportò quattro vittorie consecutive di categoria che gli permisero di laurearsi Campione Italiano Assoluto.

Nonostante l'enorme popolarità conseguita nel mondo delle due ruote e il soprannome di Campionissimo che gli venne attribuito, Nuvolari era sempre più attratto dalle corse automobilistiche e nel corso del 1927 si preparò a rompere l'esclusiva che lo legava alla Bianchi.[13] Già a marzo infatti nacquero screzi con Tommaselli per la partecipazione del mantovano alla Mille Miglia; Nuvolari si era infatti accordato per disputare la gara su una Chiribiri, ma di fronte all'opposizione della squadra dovette scendere a compromessi e corse alla guida di una Bianchi Tipo 20, finendo quinto.[13] Al contempo continuava a gareggiare in motocicletta, imponendosi a Lugo e a Macerata. Per alternare le auto alle moto, Nuvolari acquistò una Bugatti T35C, facendo il suo esordio alla Coppa della Perugina, dove fu terzo nonostante uno strappo alla schiena.[13] Pochi giorni più tardi era in programma una corsa motociclistica a Verona e si fece fare un'iniezione di morfina per attenuare il dolore; riuscì a vincere battendo piloti che disponevano di mezzi con cilindrata superiore.[13] Il 12 giugno ottenne poi un prestigioso successo al Reale Premio di Roma, disputando una corsa molto regolare dopo essere passato in testa alle prime battute di gara; per Nuvolari era la prima vittoria in un Gran Premio automobilistico di rilievo.[13] Lo stesso anno partecipò al Gran Premio d'Italia, riuscendo a superare le fasi eliminatorie, ma fu costretto al ritiro. Entro la fine dell'anno si impose anche nella categoria 350 cm³ del Gran Premio motociclistico delle Nazioni.

Scuderia Nuvolari (1928-1929)
Nell'inverno del 1927 Nuvolari decise di creare una propria squadra automobilistica per disputare i vari Gran Premi: acquistò quindi quattro Bugatti, di cui due rimasero a sua disposizione e le altre vennero cedute all'amico e rivale Achille Varzi, passato all'automobilismo dietro le insistenze del mantovano, e a Cesare Pastore.[13] Per finanziarsi vendette un podere ereditato dal padre.[13]

La stagione iniziò trionfalmente: Nuvolari si impose al Gran Premio di Tripoli, conquistando il primo successo internazionale. Due settimane più tardi ottenne un'altra vittoria al Circuito del Pozzo a Verona: dopo aver superato il favorito Pietro Bordino al secondo passaggio, in una gara disputata in condizioni estreme, giunse primo con una media di 115 km/h.[14] Lo stesso anno partecipò alla Mille Miglia, in cui dominò il primo tratto di gara, ma a seguito di un aspro duello con Brilli-Peri concluse sesto.[15] Riportò anche altri successi in auto ad Alessandria e a Messina e ottenne il secondo posto alla Coppa Montenero. Al Gran Premio d'Italia poi, guidando una monoposto sistemata alla meno peggio e che nelle prove aveva dimostrato scarsa competitività, concluse terzo, tenendosi dietro concorrenti dotati di mezzi ben più potenti; l'impresa fu esaltata dalla stampa nazionale.[13] Continuava comunque le corse in moto, imponendosi per la terza volta consecutiva al Gran Premio delle Nazioni alla guida della sua Bianchi e ripetendosi al Circuito del Tigullio.

Frattanto Nuvolari sapeva di disporre di un mezzo ormai obsoleto e decise di ingaggiare un giovane ingegnere, Alberto Massimino, per modificare la sua 35C e renderla più efficiente.[13] La vettura, rinominata Bugatti-TN, si rivelò disastrosa e Nuvolari decise di correre le prime gare stagionali con la macchina vecchia. Al Reale Premio di Roma l'inferiorità e la scarsa affidabilità del suo mezzo risultarono evidenti.[13] Il 1929 fu un anno molto difficile per il mantovano, che trascurò l'attività di pilota dedicandosi alla gestione di una concessionaria. Nel frattempo Vittorio Jano gli offrì di guidare occasionalmente un'Alfa Romeo 6C 1750, con cui esordì al Gran Premio del Mugello deludendo le aspettative, anche a causa della scarsa conoscenza del tracciato e dell'auto.[13] Poche settimane più tardi, però, era prevista una gara motociclistica sul Circuito del Lario, un'occasione notevole per procurarsi un contratto con qualche casa automobilistica di livello.[16] A bordo della solita Bianchi Freccia Celeste, impose subito un ritmo forsennato e dopo quattro giri si era portato saldamente in testa. Nonostante gli inviti dei dirigenti della squadra a gestire il vantaggio, Nuvolari continuò su medie molto elevate e giunto al traguardo con ampio distacco su Varzi, secondo classificato, fu portato in trionfo.[16] Questa vittoria gli fu utile per correre alcune gare con la Scuderia Materassi. Al Gran Premio di Monza, a bordo di una Talbot, fu secondo dietro a Varzi, mentre a Cremona fu costretto al ritiro.

La consacrazione con l'Alfa Romeo
1930

Tazio Nuvolari (a sinistra) e il suo meccanico Giovanni Battista Guidotti dopo la vittoria nel 1930 alla Mille Miglia
La morte di Brilli-Peri nel marzo del 1930, a seguito di un incidente in prova al Gran Premio di Tripoli, aveva lasciato l'Alfa Romeo priva di uno dei suoi tre alfieri. Il direttore generale della casa Prospero Gianferrari decise di convocare Nuvolari, secondo lui adatto ad affiancare Varzi e Campari;[17] dopo un breve colloquio il mantovano fu assunto. Poche settimane più tardi era prevista la Mille Miglia e gli affidarono una delle nuove 6C 1750. La gara fu caratterizzata da un lungo duello con Varzi che, dopo aver recuperato il distacco che aveva nella prima frazione, prese il comando a Terni, ma nel tratto tra Ancona e Bologna Nuvolari fu in grado di recuperare quasi sette minuti di ritardo.[17] Dopo aver raggiunto il rivale a Vicenza, giunti nei pressi di Peschiera del Garda durante la notte, avvenne uno degli episodi più noti della sua carriera: per far credere a Varzi di essere stato vittima di un guasto, spense i fari e proseguì al buio, seguendo le luci di coda dell'avversario, salvo poi superarlo di sorpresa e vincere.[18] L'episodio divise i sostenitori dei due piloti: i tifosi di Varzi sostenevano che Nuvolari non avesse rispettato gli ordini di scuderia, peraltro inesistenti.[17]

Un mese più tardi Varzi si prese la rivincita trionfando alla Targa Florio, mentre il mantovano fu solo quinto, attardato da un guaio a una balestra.[19] Pochi giorni dopo fu contattato da Enzo Ferrari, che gli chiese di correre alcune gare per la sua neonata scuderia al volante di un'Alfa Romeo P2.[18] Nuvolari accettò al volo l'offerta ed esordì nella corsa in salita Trieste-Opicina, ottenendo la prima di tre vittorie consecutive.[18] Ad agosto conquistò poi il Tourist Trophy a Belfast davanti a Campari e Varzi, la sua prima affermazione in un Gran Premio internazionale, e fu elogiato dall'intera stampa inglese e dal pubblico.[18] Nel frattempo aveva ripreso le corse in motocicletta, ma nonostante si fosse dimostrato ancora tra i più veloci, nell'ottobre dello stesso anno fece la sua ultima gara in moto sul Circuito del Tigullio, classificandosi quinto.[18]

1931
Nel 1931, al circuito delle Tre Province, Nuvolari superò un passaggio a livello a velocità sostenuta, riportando la rottura della molla di richiamo dell'acceleratore della sua Alfa Romeo 1750 6 cilindri. Per proseguire la corsa, una gara a cronometro, Nuvolari guidò controllando sterzo, freno e frizione, mentre il meccanico Compagnoni regolava l'acceleratore, tramite la cintura dei pantaloni fatta passare attraverso il cofano. Con questa tecnica di guida, ai limiti del magico, Nuvolari vinse, superando un incredulo Enzo Ferrari di 32 secondi[20][21]. A bordo di un'Alfa Romeo 8C 2300, l'8 dicembre 1931 per la prima volta fu sconfitto, in una sfida auto-aereo, dal Caproni Ca.100 pilotato da Vittorio Suster nell'Aeroporto di Roma-Urbe[22].

1932
La sua fama crebbe ulteriormente e Gabriele D'Annunzio, alla fine dell'aprile 1932, lo invitò al Vittoriale per fargli dono di una piccola tartaruga d'oro con la dedica «all'uomo più veloce l'animale più lento», chiedendogli in cambio di vincere la Targa Florio che si sarebbe disputata dopo due settimane. Il pilota, stupito dell'ovvietà della richiesta, rispose: «Corro solo per questo». La tartaruga divenne il suo portafortuna e la fece cucire poi a destra sul petto nella divisa ufficiale.

Come promesso all'ovvio D'Annunzio, il successivo 8 maggio Nuvolari vinse sull'Alfa Romeo 8C-2300 della Scuderia Ferrari. Sempre nello stesso anno, vinse i Gran Premi di Monaco, di Francia e d'Italia. Le sfortune personali (in pochi anni perse entrambi i figli diciottenni: il primogenito Giorgio per una miocardite e Alberto per una nefrite[23]) resero il pubblico ancor più appassionato nei suoi confronti. La sua determinazione lo portò, proverbialmente, a insistere nelle gare anche quando l'auto perdeva pezzi, o era in fiamme, causando diversi incidenti.

1935
Nel 1935, durante il Gran Premio di Montecarlo corso sotto una pioggia battente, un pilota ruppe il circuito dell'olio della propria auto e inondò la pista in una doppia curva a S già scivolosa per l'acqua. I cinque corridori successivi, man mano che sopraggiungevano, persero aderenza e, scontrandosi tra loro o con le barriere, disseminarono quel punto della pista di rottami. Nuvolari, sopraggiunto per sesto, riuscì derapando in velocità a mantenere il controllo della sua vettura, percorrendo una particolare traiettoria che gli consentì di uscire dalla doppia curva schivando tutti i rottami con la precisione di alcuni centimetri.[24]

Il 15 giugno 1935 tentò di battere sull'Autostrada Firenze-Mare (nel tratto del rettilineo di 8 km presso Altopascio), due primati europei di velocità utilizzando l'Alfa Romeo 16C Bimotore, creata da Enzo Ferrari per resistere alle Mercedes e Auto Union. La giornata scelta era poco felice poiché tirava vento; Nuvolari provò ugualmente a partire. Mentre la macchina viaggiava a circa 320 km/h, fu investita lateralmente da una forte raffica di vento che causò una spaventosa sbandata di oltre 200 metri. Il mantovano riuscì a controllare l'auto, che pesava 1.300 kg ed era molto difficile da controllare già a 150 km/h. Tazio proseguì, neutralizzò un'altra analoga sbandata poco dopo, e stabilì due primati: percorso in 11 secondi e 50/100 il chilometro lanciato alla media di 321,420 km/h, e in 17 secondi e 98/100 il miglio lanciato con media di 323,125 km/h (con una punta, nell'ultimo tratto percorso, di oltre 360 km/h). «Non avevo mai affrontato un pericolo così tremendo, nemmeno il giorno in cui presi fuoco a Pau», dichiarò anni dopo.

Nel Gran Premio di Germania sulla pista di 22 km del Nürburgring Nordschleife, Nuvolari vinse su un'Alfa Romeo nettamente inferiore alle vetture tedesche in gara Mercedes Benz e Auto Union. Nuvolari vinse con una clamorosa rimonta dopo essere rimasto attardato per il rifornimento di benzina: ancora all'inizio dell'ultimo giro aveva un ritardo di 30 secondi dal primo. Questo successo imbestialì i gerarchi nazisti presenti, che si aspettavano una grande affermazione tedesca; Nuvolari, sicuro di una sua vittoria, aveva portato dall'Italia una bandiera tricolore nuova fiammante (aveva saputo che quella in dotazione agli organizzatori era logora), che fece issare sul pennone più alto durante la premiazione. Gli organizzatori, non trovando il disco con la Marcia Reale (l'inno nazionale italiano dell'epoca), lo sostituirono con quello di 'O sole mio.[25]


Torino, 3 settembre 1946, Coppa Andrea Brezzi. Nuvolari, su Cisitalia D46, conclude al 13º posto in 1h 25'57". Mentre taglia il traguardo sventola verso il pubblico il volante.
Le corse nel dopoguerra
Nel 1947, alla Mille Miglia, con la Cisitalia 202 Spyder Mille Miglia, da lui preferita alla versione coupé perché gli permetteva una migliore respirazione (aveva seri problemi ai polmoni), arrivò 2º dietro Clemente Biondetti dopo aver corso in testa quasi tutta la gara, soccombendo all'attacco del vincitore solo sul tratto autostradale (novità di quell'anno) Torino-Brescia, percorso sotto pioggia battente. Nello stesso anno, vinse però il I Gran Premio Città di Forlì, organizzato dalla Scuderia Arcangeli.

Nel 1948, a cinquantasei anni, a sorpresa Nuvolari prese ancora il via alle Mille Miglia con una Ferrari 166 SC[26]: prima che problemi meccanici lo costringessero al ritiro, nel primo tratto di gara fece segnare il miglior tempo assoluto. Fece togliere prima il cofano motore per ovviare a una chiusura imperfetta, poi volò via un parafango, poi si ruppe il supporto del sedile del meccanico e infine, dopo una derapata troppo accentuata, si incrinò il supporto di una balestra ed Enzo Ferrari, dato che il pilota non intendeva far effettuare una riparazione per non perdere la testa della classifica, gli impose di fermarsi e di ritirarsi nei pressi di Ospizio, Reggio Emilia.

Il 10 aprile 1950 Nuvolari partecipò alla gara in salita Palermo-Monte Pellegrino su Cisitalia 204A Abarth Spider Corsa della Squadra Carlo Abarth. Ottenne la vittoria nella classe fino 1100 cm³ Sport e il 5º posto assoluto. Furono l'ultima gara e l'ultima vittoria di Nuvolari.

La morte
Nuvolari non annunciò mai formalmente il ritiro, ma la sua salute andava deteriorandosi e divenne sempre più solitario[27]. Nel 1952 fu colpito da un ictus che lo lasciò parzialmente paralizzato, e morì l'anno dopo, l'11 agosto, per un altro ictus[24]. L'intera città di Mantova partecipò ai funerali[28], che si tennero il 13 agosto 1953 e ai quali parteciparono tra le 25.000 e le 55.000 persone[28]. Il corteo funebre era lungo chilometri e la bara di Nuvolari fu messa su un telaio di macchina scortato da Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Juan Manuel Fangio. Secondo le sue volontà, fu sepolto nel cimitero monumentale di Mantova, con gli abiti che indossava sempre scaramanticamente in corsa: il maglione giallo con il suo monogramma, i pantaloni azzurri e il gilet di pelle marrone. Al fianco il volante preferito[24]. Fu presente anche Enzo Ferrari, che dichiarò:

«...non appena mi giunse notizia della sua fine partii per Mantova. Nella fretta mi persi in un dedalo di strade sconosciute della città. Scesi di macchina, chiesi a un negozio di stagnino la via per villa Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla macchina, per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore. "Grazie di essere venuto" — bisbigliò commosso — "Come quello là non ne nasceranno più".»

Sulla tomba di Nuvolari è inciso: «Correrai ancor più veloce per le vie del cielo». L'Alfa Romeo 8C-35 di Nuvolari fu venduta all'asta a oltre 7 milioni di euro durante il Goodwood Revival del 2013[29]; ciò ne ha fatto l'Alfa Romeo più costosa della storia[30][31][32].

Risultati
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Risultati sportivi di Tazio Nuvolari.
Attivo nel motociclismo dal 1920 al 1930, disputò complessivamente 124 gare ottenendo 40 vittorie assolute, 63 podi e 41 giri veloci. Nell'automobilismo, tra il 1921 e il 1950, partecipò a 227 gare vincendone 59, fece segnare 59 giri veloci e salì 113 volte sul podio.

Riepilogo della carriera
Motociclismo
Campionati 1924 1925 1926 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1947 1948
Campionato europeo - Classe 350 1°
Campionato italiano velocità - Classe 500 1°
Campionato italiano velocità - Classe 350 1° 2°
Automobilismo
Grandi Prove 1924 1925 1926 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1947 1948
Gran Premio del Belgio 2° 1° Rit
Gran Premio di Francia 11° 1° Rit/Rit Rit Rit Rit 7°
Gran Premio di Germania 4° 2° 4° 1° Rit 4° Rit/4° Rit
Gran Premio d'Italia 3° 1° 1° 2° 5° Rit/2° 2° 7° 1°
Gran Premio di Monaco 1° SQ 5° Rit 4° Rit
Gran Premio di Spagna Rit 3° Rit
Gran Premio di Svizzera Rit 5° Rit 5°/7° 9° 5°
Classiche di durata 1924 1925 1926 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1947 1948
Mille Miglia 10° 13° 12° 1° 9° Rit 1° 2° 2° Rit
24 Ore di Le Mans 1°
Campionati 1924 1925 1926 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1947 1948
Campionato europeo di automobilismo 4° 3° 7° 5° 14°
Campionato internazionale di automobilismo 4° 1°
Campionato italiano di velocità 2° 2° 2° 2° 1° 2° 3° 1° 1° 2°
Legenda - Rit: ritirato. SQ: squalificato. Corsivo: giro veloce in gara.
Cultura di massa

Prima pagina della «Gazzetta dello Sport» dedicata al successo di Tazio Nuvolari nel Gran Premio d'Italia del 1938.
Cinema
Nel 1948 compare nella parte di sé stesso, in un piccolo cameo del film Totò al Giro d'Italia del regista Mario Mattoli.
Fumetto
Quel diavolo di Nuvolari (2008) è un fumetto, scritto da Davide Bregola e illustrato da Alessandro Sanna, che narra le gesta del pilota al vittorioso Gran Premio di Germania al Nürburgring del 1935, filo conduttore del racconto.
Musica
Secondo Casadei, fondatore dell'omonima famosa orchestra, scrisse negli anni 1930 insieme a Primo Lucchi una canzone, un ritmo allegro, dal titolo Nuvolari, dedicata al grande campione. Nel suo diario, Casadei racconta che si trovava insieme all'amico Lucchi ad aspettare la Mille Miglia, in attesa di vedere sfrecciare il pilota: a entrambi venne in mente un motivo, e, non avendo altro, misero giù note e testo sulla carta gialla che avvolgeva i loro panini.[senza fonte]
Nuvolari è il titolo di una famosa canzone di Lucio Dalla, dall'album Automobili del 1976, dedicata al pilota, in cui fa anche riferimento all'incidente avvenuto nel 1926.
Il Mantovano Volante è il titolo di una canzone del cantautore Sergio Bassi dedicata a Nuvolari, tratta dall'album Cavallo Pazzo del 2007.
La canzone del Trio Lescano Arriva Tazio è dedicata al pilota.
Televisione
Nuvolari (2000-2017) era il nome di un canale televisivo italiano dedicato ai motori.
Riconoscimenti
Il museo di Tazio Nuvolari è stato ricostruito virtualmente in Second Life all'interno di Mantova SL[33], la prima città italiana ad avere una sua controparte fedele nel metaverso.
Nel marzo 2011 a San Quirico d'Orcia è stata posta una statua in ricordo di Nuvolari, nel comune che ininterrottamente dal 1940 presenta il medesimo circuito per la rievocazione delle Mille Miglia, molte delle quali disputate dal pilota.
Nel maggio 2015 una targa dedicata a Nuvolari è stata inserita nella Walk of Fame dello sport italiano al parco olimpico del Foro Italico a Roma, riservata agli sportivi italiani che si sono distinti in campo internazionale.[

Tazio Nuvolari con il celebre maglione giallo con le iniziali e con al collo il portafortuna regalatogli da Gabriele D'Annunzio, una tartaruga d'oro
Nazionalità Italia Italia
Italia Italia (dal 1946)
Automobilismo Casco Kubica BMW.svg
Specialità Formula Grand Prix, 24 Ore di Le Mans, Mille Miglia, Targa Florio, 500 Miglia di Indianapolis
Termine carriera 26 agosto 1950
Carriera
Carriera nella Formula Grand Prix
Esordio 24 maggio 1931
Stagioni 1931-1932, 1935-1939
Scuderie Italia Alfa Romeo 1931-1932
Ferrari Ferrari 1935-1937
Germania Auto Union 1937-1939
Miglior risultato finale 1 (1932)
GP disputati 26
GP vinti 4
Podi 7
Pole position 1
Giri veloci 6
Carriera nella Mille Miglia
Esordio 26 marzo 1927
Stagioni 1927-1934, 1947-1948
Scuderie Pilota privato 1927-1929
Italia Alfa Romeo 1930-1932
Ferrari Ferrari 1933
Italia Scuderia Siena 1934
Pilota privato 1947
Ferrari Ferrari 1948
GP disputati 10
Podi 9[1]
Vittorie 3 (1930, 1933, 1947[2])
Carriera nella 24 Ore di Le Mans
Esordio 17 giugno 1933
Stagioni 1933
Scuderie Italia Soc. Anon. Alfa Romeo 1933
Podi 2[3]
Vittorie 1 (1933)
Carriera nella 500 Miglia di Indianapolis
Esordio 30 maggio 1938
Stagioni 1938
Scuderie Italia Alfa Romeo 1938
Stati Uniti Miller-Offenhauser 1938
GP disputati 1 (0 partenze)



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MessaggioTitolo: Re: Tazio Nuvolari pilota   Tazio Nuvolari pilota Icon_minitimeVen Feb 19, 2021 10:04 am

Lo spettacolo della velocità
Il 5 settembre 1904 assiste per la prima volta a una corsa automobilistica, il Circuito di Brescia, che si disputa su un tracciato stradale che tocca anche Cremona e Mantova. Tazio vede in azione Vincenzo Lancia, Nazzaro, Cagno, Hémery, Duray, gli assi dell’epoca, e rimane fortemente impressionato, affascinato dallo spettacolo della velocità.

La prima moto
Tra il 1904 e il 1905 sono databili altri due episodi destinati a lasciare tracce indelebili nella sua personalità. Un giorno lo zio Giuseppe lo fa sedere in sella a una motocicletta e gli insegna a guidarla. Una notte Tazio avvia di nascosto l’auto del padre, parte e percorre un tratto di strada rischiarata dalla luna, tornando poco dopo, incolume e con la vettura intatta. «Avrò avuto tredici anni», racconterà. «A quanto andavo? A non più di trenta…»

“L’automobile non fa per te “
Passano gli anni e scoppia la prima guerra mondiale. Tazio, che ha prestato il servizio di leva fra il 1912 e il 1913, è richiamato alle armi come “autiere”. Guida autoambulanze della Croce Rossa, camion e vetture che trasportano gli ufficiali, tra le prime linee e le retrovie del fronte orientale. È proprio con un ufficiale – un colonnello, sembra – che un giorno Tazio finisce fuori strada. E oltre al «cicchetto» di prammatica riceve uno storico ammonimento: « Dammi retta, lascia perdere, l’automobile non fa per te ».

Le prime corse
Il 10 novembre 1917, a Milano, sposa Carolina Perina (1894-1981), con rito civile, dopo averla «rapita consensualmente». Il 14 settembre 1918 nasce il loro primogenito, Giorgio.

La febbre agonistica torna a divorare il giovanotto di Castel d’Ario, che tuttavia soltanto nel 1920, a ventotto anni, ottiene la licenza di corridore motociclista e il 20 giugno di quell’anno esordisce al Circuito Internazionale Motociclistico di Cremona. Iscritto con il suo secondo nome, Giorgio, è in sella a una Della Ferrera ed è costretto ad abbandonare per un guasto dopo avere percorso pochi giri. La prima gara in auto la disputa invece il 20 marzo 1921, a Verona, alla guida di una Ansaldo Tipo 4 cs. E ottiene la sua prima vittoria. Si tratta di una competizione regolaristica (la Coppa Veronese di Regolarità) ma, per cominciare, non c’è male. Con la stessa vettura Tazio prende il via altre tre volte nel 1921, ottenendo due piazzamenti e un ritiro.

Attività modesta anche nel 1922, l’anno in cui si trasferisce con la moglie e il figlio da Castel d’Ario a Mantova: tre corse in moto – a quanto è dato sapere – e una sola in auto, il Circuito del Garda, a Salò, con un secondo posto assoluto, ancora alla guida di un’Ansaldo.

Pilota professionista
È nel 1923 – ossia a trentun anni – che Tazio incomincia a correre con assiduità. Fra marzo e novembre prende la partenza 28 volte, 24 in moto e 4 in auto. Non è più, dunque, un gentleman driver, bensì un pilota professionista. In moto è la rivelazione dell’anno. In auto alterna piazzamenti e abbandoni ma non manca di farsi notare, se non con la Diatto, certo con l’agile Chiribiri Tipo Monza.

Il primo incontro con Enzo Ferrari
L’attività motociclistica predomina anche nel 1924: 18 risultati, contro 5 in auto. Questi 5 sono tuttavia ottimi: c’è la sua prima vittoria assoluta (Circuito Golfo del Tigullio, 13 aprile) e ce ne sono quattro di classe. In Liguria corre con una Bianchi Tipo 18 (4 cilindri, due litri di cilindrata, distribuzione bialbero); nelle altre gare, ancora con la Chiribiri Tipo Monza. Tazio è alla guida di questa vettura quando per la prima volta si batte con un avversario destinato a un grande avvenire, anche se non come pilota. È un modenese grande e grosso. Si chiama Enzo Ferrari. « Il mio primo incontro con Nuvolari », scriverà nelle sue memorie, « risale al 1924. Fu davanti alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe, sulla strada ravennate, dove avevano sistemato i box per il secondo Circuito del Savio. Alla partenza, ricordo, non avevo dato troppo credito a quel magrolino, ma durante la corsa mi avvidi che era l’unico concorrente in grado di minacciare la mia marcia. Io ero sull’Alfa 3 litri, lui su una Chiribiri (la cui cilindrata era di 1486 cm cubici contro i 2994 della RL Sport di Ferrari, ndr) . E in quest’ordine tagliammo il traguardo. La medesima classifica si ripeté poche settimane dopo al Circuito del Polesine…» .

1925: soprattutto moto
E arriva il 1925, anno in cui Tazio corre soltanto in moto, ma con un «intermezzo» automobilistico tutt’altro che insignificante. L’1 settembre, invitato dall’Alfa Romeo, prende parte a una sessione di prove a Monza, alla guida della famosa P2, la monoposto progettata da Vittorio Jano che fin dal suo apparire, nel 1924, ha dominato la scena internazionale. L’Alfa cerca un pilota con cui sostituire Antonio Ascari che poco più di un mese prima si è ucciso in un incidente nel G.P. di Francia, a Montlhéry. Per nulla intimidito, Nuvolari percorre cinque giri a medie sempre più elevate, rivelandosi più veloce di Campari e Marinoni e avvicinando il record stabilito da Ascari l’anno prima. Poi, al sesto giro, incappa in una rovinosa uscita di pista. « Le gomme erano quasi a zero », spiegherà Tazio, « e a un certo punto mi si disinnestò la marcia ». La macchina è danneggiata, il pilota è seriamente ferito, ma dodici giorni più tardi, ancora dolorante, torna a Monza, si fa imbottire di feltro e bendare con una fasciatura rigida, si fa mettere in sella alla fida Bianchi 350 e vince il G.P. delle Nazioni!



La “freccia celeste”
Anche il 1926 è interamente consacrato alla moto, la Bianchi 350, la leggendaria «Freccia Celeste» con la quale Tazio vince tutto ciò che c’è da vincere. Subisce anche tre incidenti, il primo dei quali sul circuito della Solitude, vicino a Stoccarda. Dopo un’uscita di pista a causa della nebbia, è raccolto privo di sensi, minaccia di commozione cerebrale, sospette fratture, choc traumatico. All’indomani sospetti e pericoli sono ridimensionati e Tazio riparte in treno per l’Italia, incontrando al confine un dirigente della Bianchi che sta recandosi a Stoccarda per rendersi conto esattamente dell’accaduto: le prime notizie, in effetti, erano molto allarmanti, un telegramma del console italiano esprimeva preoccupazione e pare inoltre che un giornale tedesco della sera fosse addirittura uscito con la notizia della morte del pilota…

Campionissimo delle due ruote
La sua popolarità è ormai molto vasta. Lo chiamano «il campionissimo» delle due ruote. Ma l’automobile non gli esce dal cuore. E ci riprova, implacabile, nel 1927, anno in cui con una Bianchi Tipo 20 disputa la prima edizione della Mille Miglia arrivando buon decimo assoluto. Ma acquista anche una Bugatti 35 e vince il G.P. Reale di Roma e il Circuito del Garda.

La Scuderia Nuvolari
È nell’inverno tra il 1927 e il 1928 che Tazio decide di puntare con piena determinazione sull’automobile. Fonda a Mantova la Scuderia Nuvolari, compra quattro Bugatti grand prix e ne rivende due, una ad Achille Varzi (già fiero rivale in corsa, su due ruote, ma anche amico) e una a Cesare Pastore. L’11 marzo 1928 – nove giorni dopo la nascita del suo secondo figlio, Alberto – Tazio vince il G.P. di Tripoli: è questo il suo primo grande successo internazionale. Vince anche il Circuito del Pozzo, a Verona, battendo il grande Pietro Bordino. Questi malauguratamente perde la vita pochi giorni dopo, in un incidente di allenamento in vista del Circuito di Alessandria, la sua città. Nuvolari va ad Alessandria e disputa la corsa, che è stata intitolata a Bordino, del quale onora la memoria a modo suo, cioè vincendo.


La rottura con Varzi
Ma non tutto è così facile. Al contrario, Nuvolari vive il periodo forse più problematico della sua vita o, quanto meno, della sua «carriera» di corridore. L’attività agonistica gestita in proprio è onerosa, l’accordo con Varzi salta ben presto (due galli troppo ingombranti per quel piccolo «pollaio»…). Tazio si arrabatta come può. Alterna freneticamente l’auto alla moto, fra una corsa e l’altra commercia in automobili: vende Bianchi, Scat, Alfa Romeo e Lancia. Cambia spesso macchina anche in corsa: Bugatti 35C, OM 665 Speciale, Alfa Romeo 6C 1750 SS, Talbot 1500. Ma i successi alla fine sono scarsi: il 1929 è proprio un anno da dimenticare, eccetto che per le due ruote: con l’inseparabile Bianchi, infatti, partecipa a 11 corse e ne vince 7.

1930: L’anno della svolta
La svolta storica è datata 1930. L’Alfa Romeo, dopo il disastroso «provino» di Monza, per cinque anni non lo aveva più preso in considerazione, ma Vittorio Jano non l’aveva certo perduto di vista. Lo contatta e gli offre una macchina ufficiale della Casa, una 6C 1750 GS «testa fissa» per la Mille Miglia. Tazio fa impazzire mezza Italia: vince la grande corsa ed è il primo pilota che percorre i 1600 chilometri del tracciato a oltre 100 di media. La corsa fu ed è tuttora ricordata per un episodio curioso, la cui veridicità è stata vanamente contestata: Nuvolari avrebbe raggiunto il suo grande rivale Varzi, partito dieci minuti prima di lui, guidando negli ultimi chilometri a fari spenti. A spegnerli sarebbe stato il suo coéquipier Giovan Battista Guidotti, il quale ripeté poi questo racconto in una quantità di interviste, incurante delle obiezioni, prima fra tutte quella che il sorpasso avvenne a giorno fatto. Lo stesso Nuvolari, del resto – il quale sapeva bene che la leggenda a volte «vale» più della storia – non smentì mai l’aneddoto.

La Ferrari. Addio alla moto
In quello stesso 1930 Tazio entra a far parte della neonata Scuderia Ferrari e le regala la prima vittoria, nella Trieste-Opicina, con l’Alfa Romeo P2. Si afferma anche in altre due importanti corse in salita (Cuneo-Colle della Maddalena e Vittorio Veneto-Cansiglio, sempre con la P2), poi torna sulla 1750 GS e va a vincere il Tourist Trophy sul circuito di Ards, Irlanda del Nord. E dà l’addio alla moto, non senza cogliere gli ultimi quattro successi fra cui, per la seconda volta, l’«assoluto» nel prediletto Circuito del Lario, con la Bianchi 350 davanti anche a tutte le 500.

Delle venti corse del 1931, Nuvolari ne disputa una (il Reale Premio di Roma) con la vecchia Bugatti 35C, tutte le altre con le Alfa Romeo della Scuderia Ferrari: la 6C 1500 SS, la Tipo A bimotore, ma soprattutto la 8C 2300, nelle versioni spider corsa passo corto e Monza. Fra le sette vittorie assolute spiccano la Targa Florio, il G.P. d’Italia, la Coppa Ciano.

1932, una stagione trionfale
L’anno forse più felice per Tazio è il 1932. Il «mantovano volante» – lo chiamano così, un po’ dovunque – è protagonista di una stagione trionfale. Questo il bilancio: 16 corse disputate, 7 vittorie assolute (nonché 5 di classe): G.P. di Monaco, Targa Florio, G.P. d’Italia, G.P. di Francia, Circuito di Avellino, Coppa Ciano, Coppa Acerbo. E inoltre: 3 secondi posti, 3 terzi, 1 quarto, 1 sesto e 1 ritiro (nella Mille Miglia, per un incidente). È campione italiano assoluto e primo nel Campionato Automobilistico Internazionale, basato sui G.P. d’Italia, Francia e Germania. Le macchine sono tutte Alfa Romeo, tutte 8 cilindri sovralimentate: la 8C 2300 spider corsa passo corto, la 8C 2300 MM, la Tipo B monoposto, detta P3.

D’Annunzio e la tartaruga
La popolarità di Tazio è straripante. I «grandi» dell’epoca se lo contendono. Il 28 aprile, undici giorni dopo il trionfo di Montecarlo, Gabriele D’Annunzio lo riceve al Vittoriale e gli regala una piccola tartaruga d’oro («all’uomo più veloce l’animale più lento») che Tazio considererà un amuleto ma anche un simbolo. La appunterà alla maglia gialla in corsa, la farà stampare sulla carta da lettere, dipingere sulla fiancata del suo aereo personale e anche riprodurre in alcune copie che – esattamente alla maniera di D’Annunzio – regalerà agli amici, alle persone care o «importanti».

Il divorzio dal Cavallino
Ancora più ricco di vittorie (undici!) è il 1933, che peraltro non è privo di contrarietà. Dopo avere infilato una serie di magnifiche affermazioni (G.P. di Tunisi, Mille Miglia, Circuito di Alessandria, Eifelrennen, G.P. di Nîmes e 24 Ore di Le Mans in coppia con Raymond Sommer), Nuvolari «divorzia» clamorosamente dalla Scuderia Ferrari. È convinto che mettendosi «in proprio» disporrà di vetture migliori e guadagnerà di più.

Video 1000 Miglia 1933

Con la Maserati – modificata e adattata secondo le sue istruzioni dal suo meccanico personale Decimo Compagnoni – vince il G.P. del Belgio, la Coppa Ciano e il G.P. di Nizza. Poi chiude la stagione con un brutto incidente, a San Sebastiano. Cinque i tipi di vettura guidati in gara nel corso dell’annata: Alfa Romeo 8C 2300 spider corsa passo corto, Alfa Romeo 8C 2300 Le Mans, 8C 2600 Monza, Maserati 8CM. Tazio guidò anche una MG Magnette K3 che gli fu messa a disposizione per il Tourist Trophy. Inutile dire che… si fece un preciso dovere di vincere.

Con il 1934 la formula dei Gran Premi cambia radicalmente: viene fissato un peso limite di 750 kg che, nelle intenzioni dell’autorità sportiva internazionale, dovrebbe bloccare o rallentare la pericolosa escalation delle potenze dei motori. Ma avverrà proprio il contrario. I costruttori tedeschi – la Mercedes-Benz e la neonata Auto Union – entrano in scena e ben presto stabiliscono un dominio che diventerà schiacciante. Nuvolari, oltre a «fare squadra» a sé e quindi a disporre pur sempre di mezzi limitati e di macchine non sempre competitive, deve anche fare i conti con la sorte che sembra avergli voltato le spalle. Ad Alessandria, il 22 aprile, subisce uno dei più gravi fra i suoi incidenti di corsa. Con il consueto stoicismo, è di nuovo in pista poco più di un mese dopo e arriva quinto nella Corsa dell’Avus con la gamba sinistra semibloccata da una fasciatura rigida. Si trascina da un circuito all’altro, collezionando ritiri (a fine anno saranno 9 su 23 partecipazioni) e modesti piazzamenti. Si riprende verso il termine della stagione, tornando a vincere, a Modena e a Napoli. Le macchine sono di ben quattro tipi: Bugatti 59, Maserati 8CM, Maserati 6C34, Alfa Romeo (naturalmente privata), 8C 2300 sport.

La “pace” con Ferrari
Verso la fine del 1934 Nuvolari è in trattative per passare alla Auto Union. Non è un mistero che i dirigenti della Casa tedesca, in settembre, gli hanno fatto provare la loro 16 cilindri Tipo A a motore posteriore in un paio di occasioni: durante le prove del G.P. di Spagna, sul circuito Lasarte di San Sebastiano, e in quelle del Circuito Masaryk, a Brno. Ma qualcuno fra i piloti della Casa dei quattro anelli (Stuck?) si oppone all’ingaggio di Tazio e il «fidanzamento» è rotto, le «nozze» rinviate. La Auto Union assume Achille Varzi. Il «mantovano volante» fa la pace con Enzo Ferrari e nel 1935 torna a difendere i colori della Scuderia. Vince subito a Pau, con l’Alfa Romeo Tipo B detta P3, indi a Bergamo, a Biella e a Torino con una versione della P3 potenziata e modificata dalla stessa Scuderia Ferrari.



La vittoria “impossibile” al G.P. di Germania
Ma l’impresa più grande la compie nel G.P. di Germania. È al volante della P3 (3167 cm cubi, compressore, 265 CV), obsoleta e, sulla carta, nettamente inferiore alle nove vetture dei due formidabili squadroni di casa: la Mercedes-Benz schiera cinque W25 (3990 cm cubi, 8 cilindri, compressore, 430 CV) e la Auto Union quattro Tipo B (4950 cm cubi, 16 cilindri, compressore, 375 CV). Eppure Tazio mette tutti k.o., firmando quella che è ritenuta la più clamorosa e simbolica delle «vittorie impossibili».


Il record sulla Firenze-Mare
Il bilancio del 1935 annovera altre tre affermazioni: Coppa Ciano, G.P. di Nizza, Circuito di Modena nonché due primati internazionali di velocità, sul chilometro e sul miglio con partenza lanciata. Nuvolari li stabilisce il 15 giugno sull’autostrada Firenze-Mare, facendo registrare rispettivamente 321,428 e 323,125 km/h, con una punta di 336,252. La macchina è l’Alfa Romeo Bimotore: monta due propulsori sovralimentati (gli 8 cilindri della P3, uno anteriormente, uno posteriormente) di 3165 cm cubi ciascuno, con una cilindrata totale di 6330 cm cubici e una potenza massima di 540 CV (270 x 2). Nel G.P. d’Italia Nuvolari tiene a battesimo la nuova monoposto dell’Alfa, la 8C-35, che porta alla vittoria nel successivo Circuito di Modena.

La Coppa Vanderbilt
Un brutto incidente nelle prove del G.P. di Tripoli sembra compromettere il 1936 di Nuvolari. Ma ancora una volta la sua ripresa è fulminante: pieno di ammaccature e con la sospetta incrinatura di un paio di vertebre, scende in pista, soffre penosamente ma arriva al traguardo (ottavo). Meno di un mese dopo, il 7 giugno, batte ancora i tedeschi a Barcellona; il 21 replica a Budapest; il 28 vince di nuovo, a Milano, dove l’avversario numero uno è Achille Varzi con la Auto Union. La serie continua con altre due affermazioni (Coppa Ciano e Circuito di Modena) e si conclude con la consacrazione in terra d’America: una vittoria facile ma di enorme risonanza nella Coppa Vanderbilt, a New York. Le Alfa Romeo sulle quali si alterna nell’anno sono due: la 8C-35 e la 12C-36.

1937, l’annata-no
Annata-no, il 1937. Per tutti, ad eccezione dei tedeschi, che spadroneggiano ormai incontenibili. Nuvolari è colpito da un grave lutto, la morte del figlio primogenito, Giorgio, diciannovenne, avvenuta per malattia il 27 giugno. Tazio riceve la notizia a bordo del «Normandia», mentre sta attraversando l’Atlantico per tornare a disputare la Coppa Vanderbilt. Il grande successo dell’autunno precedente sembra lontano anni luce. L’Alfa di Nuvolari prende fuoco ed egli si salva lanciandosi in corsa dall’abitacolo. Il resto della stagione registra un altro incidente (nelle prove del Circuito di Torino), poche corse (9 in tutto) e una sola vittoria, nel G.P. di Milano. I 370 CV della 12C-36 sono davvero poca cosa contro i 520 della 6 litri 16 cilindri Auto Union Tipo C e meno ancora contro i 646 CV della 5.6 litri 8 cilindri Mercedes-Benz W125.

L’Auto Union e il trionfo di Monza
La massima formula di corsa cambia con il 1938 (limite di cilindrata 3000 cm3 per i motori sovralimentati, 4500 per gli aspirati) ma non cambia affatto l’ordine dei valori in campo. L’Alfa Romeo mette in pista la nuova 308 (2991 cm cubi, 8 cilindri, compressore, 295 CV, 260 km/h), ma la Auto Union risponde con la Tipo D (2985 cm cubi, 12 cilindri, compressore, 485 CV, 330 km/h) e la Mercedes-Benz con la W154 (2962 cm cubi, 12 cilindri, compressore, 468 CV, 300 km/h). Nuvolari prova l’Alfa a Pau, la vettura si incendia ed egli si salva lanciandosi ancora una volta dall’abitacolo.


Un momento terrificante, ferite, ustioni. In ospedale Tazio medita a lungo, poi annuncia il suo ritiro dalle corse, che peraltro non avviene. Fa un viaggio negli Stati Uniti, prova a Indianapolis senza soddisfazione un paio di mediocri monoposto. Torna in Europa e viene contattato dalla Auto Union, che da tempo sta cercando invano un pilota che sostituisca il suo giovane asso, Bernd Rosemeyer, uccisosi il 28 gennaio di quell’anno durante un tentativo di primato sull’autostrada Francoforte-Darmstadt. Tazio firma e torna in pista. Tre gare per familiarizzare con la diversa guida imposta dal motore posteriore della Tipo D, indi Tazio torna trionfalmente alla vittoria, nel G.P. d’Italia a Monza.

E si ripete poche settimane più tardi a Donington, mandando in visibilio gli spettatori inglesi. Durante le prove subisce un incidente curioso ma fortunatamente solo spettacolare. Un cervo sbuca all’improvviso dal bosco e tenta di attraversare la pista. Nuvolari arriva a circa 130 all’ora e non può schivare l’animale ma riesce a mantenere il controllo della monoposto, evitando di centrare il parapetto di un ponte.

La testa del cervo gli sarà regalata ed egli ne farà un trofeo, appendendola imbalsamata sulla porta d’ingresso del suo studio.

La guerra e l’ultima corsa dell’Auto Union
Qualche piazzamento e qualche ritiro, sempre al volante della Auto Union Tipo D, costellano il 1939. Ma c’è anche una vittoria, nel G.P. di Iugoslavia, a Belgrado. È il 3 settembre: la seconda guerra mondiale è scoppiata da due giorni. Per la Auto Union è l’ultima affermazione e anche l’ultima corsa. Tazio, invece, ritenterà ancora.

Riappare in scena nel 1946. È invecchiato e stanco. I gas di scarico delle vetture gli dànno un forte senso di nausea. Ma a piegarlo in due è la morte, pure per malattia, del secondo figlio, Alberto, appena diciottenne, l’11 aprile. Un mese dopo, Tazio è comunque in pista, a Marsiglia, dove per mezz’ora dà spettacolo: purtroppo rompe il motore della sua Maserati e non supera la batteria ma lascia la sua zampata segnando il giro più veloce. Si aggrappa alle corse per sopravvivere, anche se molti pensano che cerchi invece, come antidoto alla disperazione, una soluzione non meno disperata.


“Senza volante”
Non vince più come un tempo ma è ancora lui a “fare notizia”, più di ogni altro. Il 3 settembre, a Torino, disputa la Coppa Brezzi. Al primo giro è al comando. Al secondo transita sul rettilineo del traguardo agitando il volante della Cisitalia che gli è rimasto in mano. Ma non abbandona, guida per un altro giro con i monconi della staffa alla quale il volante era fissato, poi si ferma al box e lo fa sostituire, riparte, torna a fermarsi per altri guasti, parte di nuovo con il cofano scoperchiato e arriva tredicesimo. L’episodio eccita l’immaginazione di tutti e finirà difilato in qualche profilo biografico un po’ più naïf degli altri, in cui si leggerà che Nuvolari era il campione che «vinceva anche senza volante».

Le ultime vittorie
A fine stagione 1946 il bilancio di Tazio registra 18 partecipazioni. Tre le vittorie assolute, fra cui una internazionale, che sarà l’ultima, nel G.P. di Albi. Tre le vetture che conduce in gara: Maserati 4CL, Fiat 1100 S, Cisitalia D46.

La Mille Miglia
Soltanto sei le corse del 1947, anno che vede la sua ultima vittoria assoluta, nel Circuito di Parma. Ma l’impresa che riaccende attorno al nome di Nuvolari la passione di milioni di italiani è la Mille Miglia. Tazio, che ha ormai 55 anni, guida la piccola Cisitalia 202 e va irresistibilmente in testa alla corsa, che quell’anno aveva un tracciato di 1800 km anziché di 1600. Resiste alla fatica, agli accessi di vomito, alla pioggia. Rimedia anche a un guasto all’accensione ma nel finale, un’ennesimo nubifragio riempie letteralmente di acqua l’abitacolo della minuscola spider. Si ferma, riparte ma ormai la berlinetta Alfa Romeo 2900 di Biondetti lo ha superato e lo precede sul traguardo di Brescia.


A 56 anni, l’ultima impresa
Attività ancora più ridotta nel 1948, soltanto cinque gare (con cinque vetture diverse) e nessuna vittoria, ma ancora un’impresa stupefacente, un altro dei pilastri della leggenda Nuvolari. Si tratta, ancora una volta, della Mille Miglia. Tazio va a Brescia per assistere alla partenza e salutare i colleghi, non è iscritto. Ma si vede offrire una macchina – una Ferrari – e non riesce a dire di no. Ha 56 anni e nessun allenamento: è il 2 maggio e lui non corre dal 14 settembre dell’anno precedente. Ma si scatena come un’iradiddio e nessuno gli resiste. A Pescara è primo assoluto. A Roma ha dodici minuti di vantaggio sul secondo, a Livorno venti, a Firenze trenta. Ma la macchina purtroppo sta cedendo: ha perduto prima un parafango, poi il cofano, gli attacchi dei sedili sono compromessi. A Villa Ospizio, a tre chilometri da Reggio Emilia, la rottura del perno di una balestra nega il lieto fine a una fiaba che ha fatto sognare come poche altre nella storia delle corse.

Una fugacissima apparizione in tutto il 1949: compie un solo giro in batteria al G.P. di Marsiglia, dopodiché cede il volante della Maserati A6GCS a Piero Carini.

L’epilogo
La prodigiosa carriera di Nuvolari si chiude nel 1950 con le ultime due gare, il Giro di Sicilia/Targa Florio (percorso 1.080 km!), in cui abbandona poco dopo il via per la rottura del cambio, e la corsa in salita Palermo-Monte Pellegrino, che lo vede primo di classe e quinto assoluto. È il 10 aprile. La vettura è una Cisitalia 204 Spyder Sport elaborata da Abarth. Tazio ha chiuso ma non annuncerà mai il proprio ritiro. Passano poco più di tre anni e quello che Ferdinand Porsche aveva definito «il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire», se ne va, in silenzio, alle sei del mattino dell’11 agosto 1953, un martedì.







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MessaggioTitolo: Re: Tazio Nuvolari pilota   Tazio Nuvolari pilota Icon_minitimeVen Feb 19, 2021 10:04 am

Tazio Giorgio Nuvolari, nato a Castel d’Ario (Mantova), il 16 novembre 1892, è passato alla storia dello sport come uno dei più grandi piloti di ogni tempo. Esordì in corsa non giovanissimo, nel 1920, alternando la moto all’auto e arrivando a eccellere con l’una e con l’altra.
Su due ruote ottenne 69 vittorie (36 assolute, 33 di classe di cilindrata), 1 titolo di Campione d’Europa (1924), 2 titoli di Campione d’Italia (1924 e 1926), 3 primati internazionali di velocità. In 8 occasioni, in sella alla monocilindrica con cui conquistò i suoi maggiori successi, la Bianchi 350, riuscì a battere anche tutti gli avversari alla guida di moto di 500 centimetri cubi.
L’affermazione in campo automobilistico richiese tempo e tenacia. Dopo che si fu imposto in alcune gare correndo in proprio, ottenne dall’Alfa Romeo una vettura ufficiale per la Mille Miglia del 1930, che lo vide dominare a tempo di primato, a più di 100 km di media oraria.
Gli anni 30 lo ebbero protagonista indiscusso su strade e circuiti d’Europa, Africa e America, principalmente alla guida di Alfa Romeo della Scuderia Ferrari, Maserati e Auto Union. Dopo la Seconda guerra mondiale, pur nel declino dell’età e della salute e con l’animo prostrato dalla morte per malattia dei due figli Giorgio e Alberto, ambedue diciottenni, a nove anni di distanza l’uno dall’altro, conquistò ancora qualche vittoria e fu primattore in due corse non vinte ma sensazionalmente dominate, le Mille Miglia del 1947 e del 1948.
Il suo albo d’oro automobilistico comprende 92 primi posti (55 assoluti, 37 di classe), un’affermazione nel Campionato d’Europa del 1932, 3 titoli di Campione italiano assoluto (1932, 1935, 1936), 2 primati internazionali di velocità. In totale, nelle corse in circuito, fece registrare non meno di 101 volte il giro più veloce (42 in moto, 59 in auto). Scampò a una serie di incidenti agghiaccianti e morì a Mantova, nel suo letto, per una crisi cardiaca, ancora popolarissimo, l’11 agosto 1953.
Ferdinand Porsche lo definì «il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire».
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