Agricoltura: tutte le lavorazioni del terreno
Come è ormai assodato il terreno riveste un ruolo fondamentale per le colture: è infatti il luogo in cui le piante ancorano le loro radici e dove vengono posti i semi. Mantenere la sanità è quindi fondamentale per permettere alle colture di proliferare al meglio. Spesso sono necessarie delle lavorazioni del terreno, in modo da semplificare le successive operazioni e permettere una crescita ottimale delle piante.
Obiettivi delle lavorazioni del terreno
Le lavorazioni del terreno hanno come scopo principale generalmente il miglioramento delle condizioni fisiche e meccaniche del terreno, influenzandone la struttura ma non modificandone la tessitura. Indirettamente esse influenzano anche le proprietà chimiche e microbiologiche del suolo.
Ogni lavorazione ha degli obiettivi diversi, sia tecnici che prettamente operativi.
Alcuni degli obiettivi che vengono perseguiti nel corso delle lavorazioni sono i seguenti:
Aumento della permeabilità e limitazione delle perdite di acqua. Una lavorazione ottimale del terreno permette infatti di evitare fenomeni di ristagno idrico. In questo modo si limitano fenomeni di asfissia e sviluppo di marciumi radicali. Oltre a favorire la permeabilità (o capacità drenante) è necessario favorire nel contempo la capacità di ritenzione idrica delle colture, ovvero la capacità di trattenimento dell’acqua, riducendo sia le perdite per percolazione, che quelle per evaporazione
Aumento della sofficità. Un terreno più soffice oltre ad essere più facilmente lavorabile e favorire quindi l’esecuzione delle operazioni, consente una maggiore espansione delle radici. In particolare un terreno soffice è richiesto per le colture la cui parte edibile si sviluppa sotto terra (es. patata, carota, cipolla, zenzero, sedano rapa, daikon, topinambur, etc.)
Preparazione del letto di semina. È fondamentale per creare un ambiente adatto ad ospitare il seme e consentirne la germinazione. In alcuni casi tale preparazione non viene eseguita: in tale situazione si parla di semina su sodo
Livellamento della superficie del suolo. Lo scopo principale è quello di creare condizioni favorevoli all’ esecuzione delle operazioni
Contenimento delle erbe infestanti. Per contenere le erbe infestanti è possibile lavorare il terreno sia sulla fila, che tra le file, come alternativa al diserbo
Interramento di ammendanti o fertilizzanti. Nel caso di prodotti in forma solida (es. letame) è necessario procedere spesso ad un interramento in modo da garantire un’azione più in profondità
Principali lavorazioni meccaniche del terreno
Numerose sono le lavorazioni del suolo, eseguite spesso con l’ausilio di mezzi meccanici. Per questo motivo si parla anche di lavorazioni meccaniche del terreno.
In alcuni casi vengono eseguite più operazioni colturali in un unico passaggio, che determinano un notevole risparmio economico, soprattutto nel caso di superfici estese. Le principali lavorazioni meccaniche eseguite a carico del terreno, vengono suddivise in tre categorie:
in profondità. Tutte le lavorazioni che permettono di lavorare il terreno in profondità, consentendo un rimescolamento dei differenti strati del suolo, oltre a riportare in superficie materiali di scarto
di rifinitura. Sono tutte quelle lavorazioni meccaniche che consentono di preparare il terreno alla semina oppure ad un trapianto
nel corso del ciclo colturale. Tutte quelle operazioni eseguite nel corso del ciclo colturale per diversi scopi, come ad esempio l’eliminazione delle infestanti
Le lavorazioni meccaniche in profondità
Nel caso di terreni incolti o prima di eseguire un nuovo impianto potrebbe essere necessario intervenire ad una maggiore profondità, con lo scopo di rendere più lavorabile il terreno per le successive lavorazioni. In alcuni casi potrebbe essere necessario rimuovere anche delle pietre (il cosiddetto scheletro). Sono lavorazioni che richiedono generalmente una potenza ed una capacità di trazione maggiore da parte dei trattori.
L’aratura è una lavorazione del terreno più o meno profonda, a seconda delle macchine impiegate. Ha azione di natura prettamente fisico-meccanica permettendo di rendere il terreno meno compatto e facilitare operazioni successive, permettendo in futuro una migliore espansione delle radici. A seconda della profondità di lavoro l’aratura viene classificata come superficiale (10-20 cm), media (tra 20 e 40 cm) o profonda (40-60 cm). In caso di arature più profonde, tra gli 80 ed i 150 cm si parla di scasso. Con l’aumento della profondità di lavorazione vi sono diversi svantaggi come ad esempio una distribuzione troppo profonda di concimi o ammendanti, elevate potenze richieste alle trattrici per la trazione, oltre ai danni legati alla popolazione microbica. La scelta della profondità di lavoro è quindi legata ad aspetti tecnici (es. profondità delle radici) oltre che di natura logistica (es. potenza della trattrice). Una variante, rispetto all’aratura classica, è quella svolta con aratro a dischi: la profondità massima raggiunta è attorno ai 30 cm.
La ripuntatura (detta anche scarificatura o rippatura) è una lavorazione meccanica alternativa all’aratura. Rispetto a quest’ultima permette di non alterare, se non minimamente, la successione degli strati, e di non rivoltare il terreno eccessivamente, come nel caso di una zappatrice rotativa. La scarificatura permette di dissodare un terreno, rendendolo più adatto ad ospitare la semente e le future radici. L’operazione, oltre a permettere una rottura delle zolle, consente di migliorare il drenaggio (o permeabilità) dei suoli. Esistono scarificatori a denti (denominati ripper) o a coltelli (detti anche chisel-plow). I primi vengono utilizzati per le lavorazioni più profonde. La profondità di lavoro è comunque legata alla potenza della trattrice ed alla grandezza degli organi lavoranti.
Ripuntatura del terreno
Una lavorazione a carattere straordinario è quella di spietramento. La presenza di grosse pietre rende difficile l’esecuzione di numerose lavorazioni. Mentre un tempo tale lavorazione veniva eseguita manualmente, oggi ci si avvale di macchine spietratrici: con esse (tramite una benna, una lama o una griglia) le pietre vengono riportate in superficie e disposte poi in cumuli. Vi sono a disposizione anche le cosiddette macchine frantumasassi, che provvedono a sminuzzare lo scheletro presente. È un’operazione di miglioramento fondiario vera e propria, eseguita spesso da contoterzisti. In presenza eccessiva di scheletro asportando lo scheletro si verifica una depressione, che può portare ad un abbassamento di quota del terreno (es. in caso di scheletro del 30-40% si stimano 10-15 cm in caso di asportazione dello scheletro nei primi 40 cm di terreno). Lavorazioni come l’aratura possono inoltre portare in superficie altre pietre. Le modalità operative sono legate in maniera importante alla quantità di scheletro presente. Le pietre possono essere impiegate poi per lavori di muratura (es. muri a secco nel caso dei terrazzamenti) oppure opere idrauliche (come il drenaggio).
Da non dimenticare inoltre che in casi particolari (es. esecuzione di nuovi frutteti e vigneti e/o in terreni in pendenza), potrebbero essere necessarie operazioni di movimento terra tramite escavatore.
Le lavorazioni di rifinitura pre-impianto o pre-semina
La vangatura è una delle lavorazioni del terreno alternativa all’aratura, con una profondità generalmente attorno a 20-40 cm. L’attrezzo impiegato è detto vangatrice, costituito da un albero in cui sono inseriti gli organi lavoranti, i quali ricordano la forma della vanga utilizzata nel giardinaggio, inseriti su un manovellismo di spinta inverso. La vangatura presenta diverse analogie con l’aratura, in quanto vengono rivoltate delle fette di terra su altre precedentemente ribaltate. Questa lavorazione del terreno è consigliata maggiormente in terreni sciolti, mentre risulta più complicata nel caso di terreni compatti. La vangatura compie un lavoro più grossolano rispetto alla zappatura, con la quale spesso viene confusa, ma al contempo non lascia la cosiddetta suola di lavorazione.
vangatrice meccanica
Un’altra lavorazione di rifinitura del terreno prima della semina è la fresatura o zappatura. Gli attrezzi impiegati vengono denominati zappatrici (o fresatrici) rotative. Attraverso la rotazione avviene un’azione di sgretolamento e sminuzzamento delle zolle abbastanza energica ma relativamente superficiale, in quanto non supera generalmente i 30 cm di profondità. Dal punto di vista costruttivo vengono in realtà distinte le fresatrici dalle zappatrici: le prime hanno organi lavoranti elastici, mentre le seconde fanno uso di coltelli rigidi. Il risultato è comunque, indipendentemente dall’attrezzo impiegato (fresatrice o zappatrice) simile.
L’estirpatura è una lavorazione complementare all’aratura, svolta allo scopo di rompere eventuale crosta superficiale, rendendo più omogeneo il terreno e, soprattutto, di portare in superficie rizomi di piante infestanti o radici delle vecchie piante nel caso delle colture arboree, operazione consigliata nel caso di nuovi impianti. Con l’estirpatore non si superano generalmente i 20-30 cm di profondità e nel caso di terreni sciolti è possibile sostituire l’erpicatura con l’estirpatura.
’erpicatura è una lavorazione del terreno complementare all’aratura. Permette di ottenere una superficie maggiormente spianata e viene svolta normalmente come operazione di rifinitura prima della semina. Tale lavorazione può avere anche altri scopi, come l’interramento di concimi o di semi (in seguito ad una semina a spaglio). In caso di crosta superficiale o in sostituzione dell’aratura nel caso del minimum tillage. Rispetto all’aratura l’azione è più superficiale e si limita ai primi 5-15 cm di profondità. Un’altra applicazione interessante è legata alla gestione delle infestanti, anche nel caso delle colture arboree, in sostituzione al diserbo. Gli erpici vengono classificati principalmente in base alla tipologia degli organi lavoranti. Le tipologie più diffuse sono gli erpici a dischi e gli erpici rotanti.
Il livellamento del terreno è un’operazione molto importante, sia per quanto riguarda le colture arboree, che per quelle erbacee. Permette di facilitare la semina e semplificare le lavorazioni, oltre a garantire una migliore sicurezza per gli operatori. Una tecnica utilizzabile è la rullatura, lavorazione che consente di uniformare la superficie del terreno, in preparazione alla semina. Questa lavorazione può essere eseguita assieme ad altre lavorazioni agricole (es. erpicatura). Un’altra possibilità è quella legata alle lame livellatrici, impiegabili su ampie superfici preferibilmente pianeggianti. Nel caso di terrazzamenti o pendenze elevate si consiglia l’utilizzo dell’escavatore.
Lavorazioni del terreno nel corso del ciclo colturale
È possibile lavorare il terreno anche nel corso del ciclo colturale, con operazioni mirate soprattutto alla gestione delle infestanti, per interrare concimi o fertilizzanti lungo il filare o migliorare l’assorbimento idrico.
Un esempio è la rincalzatura, che consiste nel portare terra alla base delle piante. Tale lavorazione può essere svolta per diversi scopi, come una protezione dai danni da gelo, aiutare l’irrigazione grazie ai solchi aperti nell’interfila (nel caso delle colture orticole), permettere l’imbianchimento (es. finocchi, sedano, radicchio). Viene svolta inoltre un’azione simile alla pacciamatura nella gestione delle infestanti più piccole, le quali vengono ricoperte dal terreno. L’effetto è comunque limitato nel tempo. I maggiori svantaggi sono legati al rischio di rottura delle radici. La pratica è inoltre sconsigliata nel caso in cui le disponibilità idriche siano basse. La raccolta meccanica di alcune colture (es. mais) può risultare inoltre più complicata.
La sarchiatura è una lavorazione del terreno che consiste nello smuovere il terreno vicino alle radici dando origine a delle canalette superficiali che permettono di ottimizzare l’irrigazione. È una operazione eseguita in aridocoltura o nelle colture in pieno campo (sia floricole che orticole). Permette di eliminare meccanicamente le erbe infestanti, oltre a migliorare la circolazione dell’aria nel suolo e favorirne la penetrazione del calore, riducendo inoltre l’evaporazione dell’acqua, grazie all’interruzione della capillarità del terreno
La baulatura viene eseguita allo scopo di regimare le acque in eccesso, senza ricorrere al drenaggio. Viene eseguita nei terreni a giacitura orizzontale. La superficie del terreno viene sopraelevata, separando la zona di coltivazione dalle corsie di traffico e di scolo dell’acqua. I vantaggi principali sono legati al fatto che viene ridotto il compattamento del suolo in quanto i mezzi meccanici passano esclusivamente lungo i solchi, viene favorito lo sviluppo delle radici attraverso un miglioramento del drenaggio, una maggiore presenza di aria ed una migliore gestione della temperatura. La tecnica è inoltre perfettamente applicabile assieme alla pacciamatura, semplificando notevolmente la gestione delle infestanti e limitando l’evaporazione dell’acqua. Viene eseguita con ripetute arature a colmare oppure con l’ausilio di macchine specifiche, dette baulatrici.
Per quanto riguarda la gestione delle infestanti nelle colture arboree è possibile optare per la lavorazione del terreno oppure per l’inerbimento, come alternativa al diserbo. L’inerbimento (sia spontaneo che naturale) offre diversi vantaggi, come il contenimento della vigoria, un migliore transito dei mezzi meccanici, oltre alla riduzione dell’erosione. In climi particolarmente caldi si teme spesso che un inerbimento su tutti i filari causi problemi di siccità alle colture. Spesso si sceglie di optare in queste situazioni per l’inerbimento a filari alterni, riducendo la concorrenza idrica a carico del frutteto o del vigneto, ma mantenendo nel contempo delle corsie più favorevoli (quelle inerbite) per il passaggio dei mezzi meccanici. Sulla fila esistono invece numerosi attrezzi, dotati di tastatore, che eseguono una lavorazione meccanica per limitare lo sviluppo delle erbe infestanti. Un’altra modalità di gestione dell’erba è legata al sovescio, sempre più diffuso negli ultimi anni.
La trinciatura dei residui colturali non è una vera e propria lavorazione del terreno ma entra anch’essa nella gestione del suolo. Con la trinciatura può esserci, come effetto secondario, una lavorazione molto superficiale a carico dei primi centimetri di suolo. La trinciatura dei residui offre diversi vantaggi come la formazione di uno strato pacciamante che limita la proliferazione delle infestanti e le perdite per evaporazione, oltre ad evitare la comparsa di ristagni idrici, proteggere dall’erosione i suoli e limitare l’azione di compattamento da parte dei mezzi meccanici. Oltre a questo la trasformazione in sostanza organica della biomassa vegetale sarà accelerata, con benefici a carico della struttura e quindi della fertilità fisica del suolo.
Modalità innovative di lavorazione del suolo
Oltre alla gestione classica delle lavorazioni è possibile optare per tecniche che prevedano una migliore lavorazione a carico del suolo. L’obiettivo di queste tecniche è quello che il terreno conservi caratteristiche simili a quelle di un suolo naturale.
Un esempio è il cosiddetto minimum tillage (o minima lavorazione) che consiste nel preparare il terreno alla semina con il minor numero di passaggi in modo da ridurre l’impatto sulle caratteristiche fisiche del terreno, velocizzare gli avvicendamenti colturali, oltre alla riduzione del costo delle operazioni. Col minimum tillage sono eseguite normalmente lavorazioni non troppo profonde che non superano generalmente i 15 cm.
Per quanto riguarda la semina in alcune colture come il mais ad esempio vi sono macchinari che consentono una veloce preparazione del terreno, con la possibilità di distribuire contemporaneamente concimi o liquami. La semina è svolta il giorno stesso.
Come già accennato precedentemente è possibile eseguire più lavorazioni del terreno in contemporanea: un esempio classico è l’erpicatura e la rullatura svolte in un unico passaggio. In questo modo è possibile ridurre i costi legati alle operazioni stesse.
Con il termine sod seeding (in italiano semina su sodo) si fa riferimento invece alla semina su terreno non lavorato. La tecnica offre sia vantaggi come la maggior resistenza al compattamento in seguito al passaggio delle macchine, ma anche svantaggi, legati al fatto che non tutti i semi riescano a germinare correttamente in queste condizion