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 Lavorazione del terreno

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MessaggioTitolo: Lavorazione del terreno   Lavorazione del terreno Icon_minitimeMar Mar 17, 2020 8:12 pm

Lavorazione del terreno

Le lavorazioni del terreno, in agronomia, sono interventi praticati dall'uomo con l'ausilio di utensili o macchine allo scopo di creare un ambiente fisico ospitale per le piante agrarie.
Scopi delle lavorazioni[modifica | modifica wikitesto]
In generale le lavorazioni migliorano le condizioni fisico-meccaniche del terreno e indirettamente influiscono in modo più o meno marcato sulle proprietà chimiche e su quelle biologiche.

Fra gli scopi principali che hanno in genere le lavorazioni i principali sono i seguenti:

Aumento della sofficità. Una maggiore sofficità riduce la tenacità e la compattezza del terreno, creando le condizioni ideali per favorire l'espansione delle radici e l'esecuzione di altre operazioni colturali.
Aumento della permeabilità. Una maggiore permeabilità del terreno favorisce l'infiltrazione dell'acqua, evitando che ristagni o defluisca in superficie. Favorisce altresì un facile sgrondo dell'acqua in eccesso, migliorando il rapporto fra acqua e aria nel terreno. L'aumento della permeabilità permette inoltre la costituzione di riserve idriche di maggiore entità.
Preparazione del letto di semina. Lo sminuzzamento delle zolle crea un ambiente adatto ad ospitare il seme in modo che le particelle terrose vi aderiscano meglio favorendone l'imbibizione e la conseguente germinazione.
Gli scopi secondari o specifici che possono avere alcune lavorazioni sono molteplici. A titolo d'esempio si segnalano i seguenti:

Contenimento della vegetazione infestante.
Contenimento delle perdite d'acqua per evaporazione.
Livellamento della superficie del terreno.
Interramento di fertilizzanti o altre sostanze.
Relazioni tra umidità e lavorazione[modifica | modifica wikitesto]

Terreno arato in stato di tempera ai limiti della plasticità. La tendenza alla plasticità è evidente dal modellamento della fetta, dalla ridotta zollosità, dal modellamento della superficie nella suola di aratura e nella parete
I terreni sabbiosi hanno una struttura incoerente che non subisce conseguenze negative a seguito delle lavorazioni. Questi terreni si possono infatti lavorare sia quando sono umidi sia quando sono asciutti perché le proprietà fisiche sono determinate esclusivamente dalla tessitura. Per tutti gli altri terreni (terreni di medio impasto, tendenti al limoso o all'argilloso) le proprietà fisiche sono determinate sia dalla tessitura sia dalla struttura. Dal momento che la struttura del terreno è una proprietà dinamica che può subire alterazioni marcate anche con un solo intervento è importante considerare gli aspetti, relativi alle lavorazioni, che possono avere riflessi negativi su questa proprietà. Le considerazioni che seguono non si applicano ai terreni sabbiosi.

Nei terreni dotati di un certo tenore in particelle fini, in particolare l'argilla, il risultato di una lavorazione cambia in funzione della coesione e dell'adesione. I valori di queste proprietà variano in funzione dell'umidità, perciò la scelta del momento ottimale in cui eseguire una lavorazione è subordinata all'umidità del terreno. In relazione all'umidità, il terreno può trovarsi in tre stati fisici: coesivo, plastico e fluido. Lo stato coesivo si ha a umidità relativamente basse, quello fluido a umidità elevate.

Con terreno allo stato coesivo, l'adesione ha valori molto bassi. La coesione dipende dal tenore in colloidi minerali: ha valori molto alti nei terreni argillosi, piuttosto bassi nei terreni poveri di colloidi. Una lavorazione, ad esempio l'aratura, eseguita su un terreno allo stato coesivo richiede un notevole dispendio di energia nei terreni argillosi, in quanto gli organi lavoranti devono vincere le forze di coesione, con formazione di una elevata macrozollosità. Nei terreni limosi si ottiene invece un certo grado di zollosità accompagnato da una notevole polverizzazione del terreno.

In generale si dovrebbe evitare la lavorazione dei terreni limosi in quanto l'eccessiva polverizzazione avrà riflessi negativi sulla struttura quando il terreno riacquista umidità. I terreni polverizzati tendono infatti a diventare asfittici e mal strutturati, con formazione di crosta superficiale quando asciugano e difficoltà di sgrondo delle acque in eccesso.

Nei terreni argillosi gli inconvenienti sono per lo più legati ai maggiori costi delle lavorazioni (aumenta il numero di interventi, il consumo di carburante, il costo di manutenzione per la maggiore usura degli organi lavoranti). Non ci sono invece vincoli tecnici. Prudenzialmente si eseguono le lavorazioni con terreno allo stato coesivo quando si teme che l'umidità elevata ne impedisca la lavorazione.

Con terreno allo stato plastico la coesione ha valori relativamente bassi mentre l'adesione ha i valori più alti in assoluto. Con le lavorazioni il terreno aderisce agli organi lavoranti e subisce un modellamento con la distruzione della struttura, a causa del costipamento esercitato sia dagli organi di movimento delle macchine (ruote e cingoli) sia dagli organi lavoranti. La lavorazione allo stato plastico va pertanto evitata in tutti i terreni perché ha effetti deleteri.

Con terreno allo stato fluido sia la coesione sia l'adesione hanno valori molto bassi. In condizioni di umidità elevata, infatti, le particelle terrose tendono a circondarsi di un velo liquido smorzando sia le forze di adesione sia le forze di coesione. Anche in questo caso ogni sollecitazione meccanica ha effetti distruttivi sulla struttura. Peraltro il terreno perde del tutto la sua capacità di opporsi alla compressione, perciò le lavorazioni sono impedite dall'impossibilità d'ingresso in campo con i mezzi agricoli.

Esiste un campo di umidità, compreso fra lo stato coesivo e lo stato plastico in cui adesione e coesione hanno valori abbastanza vicini. In queste condizioni si dice che il terreno è in tempera. Con terreno in tempera gli organi lavoranti vincono facilmente le forze di coesione e il terreno aderisce poco. Le zolle si sgretolano con relativa facilità e la lavorazione lascia il terreno in condizioni di sofficità ideali. Con valori di umidità leggermente superiori a quelli ottimali (terreno tendente al plastico) si ottiene un principio di modellamento. Ad esempio, dopo un'aratura le zolle mostrano superfici lisce per effetto della compressione esercitata con il versoio. Con valori di umidità leggermente inferiori a quelli ottimali (terreno tendente al coesivo) allo sgretolamento delle zolle si accompagna un certo grado di polverizzazione, più accentuato nei terreni limosi e di medio impasto rispetto a quelli argillosi.

Da quanto detto in precedenza, si evince che i terreni più facilmente lavorabili sono quelli sabbiosi, non essendoci vincoli legati all'umidità. Un minor margine di scelta è offerto dai terreni argillosi, i quali andrebbero lavorati in tempera, ma prudenzialmente si può optare per la lavorazione allo stato coesivo. I terreni più difficili da gestire sono quelli limosi, i quali vanno lavorati sempre in stato di tempera.

Lavorazioni manuali[modifica | modifica wikitesto]
Sono eseguite per mezzo di semplici attrezzi maneggiati direttamente dall'uomo. In generale si tratta di lavori particolarmente onerosi perché richiedono uno sforzo fisico non trascurabile, pertanto sono eseguiti su piccole superfici in orticoltura e in giardinaggio oppure come lavori di raffinamento spesso in arboricoltura e in orticoltura. Va però precisato che nelle aree ad agricoltura marginale o di sostentamento, in particolare nel Terzo Mondo le lavorazioni manuali occupano un ruolo predominante, solo in parte integrato dalla trazione animale.

Le lavorazioni manuali sono essenzialmente riconducibili a due tipi:

Zappatura. Si esegue con la zappa, allo scopo di rompere il terreno, sminuzzandolo in zolle, agendo in profondità per quanto è reso possibile dalle dimensioni dell'attrezzo, dalla tenacità del terreno e dalla forza dell'uomo.
Zappettatura. Si esegue con la zappetta o con il bidente. A differenza del lavoro precedente, la zappettatura si esegue in genere come lavoro di coltivazione superficiale, per lo più allo scopo di eliminare piante infestanti e rompere l'eventuale crosta superficiale del terreno.
Vangatura. Si esegue con la vanga. Con questa lavorazione il terreno è staccato a piccole fette che vengono rivoltate e poi sminuzzate con alcuni colpi di taglio eseguiti sempre con la vanga.
Lavorazioni meccaniche[modifica | modifica wikitesto]
Sono eseguite con macchine provviste di utensili in grado di compiere interventi di più larga portata, in termini di superficie e profondità, azionate per mezzo della trazione animale o meccanica. La trazione animale è ancora largamente diffusa in vaste aree della Terra, ad agricoltura marginale o di sostentamento, mentre la trazione meccanica è largamente diffusa nelle aree economicamente sviluppate ad agricoltura sia intensiva sia estensiva.

Le lavorazioni meccaniche sono eseguite con macchine semoventi, in grado di operare su piccole superfici, oppure con macchine operatrici trainate o portate dal trattore. L'azione meccanica degli organi lavoranti sul terreno può essere passiva, per effetto della trazione, oppure attiva, per effetto di un moto trasmesso da un motore proprio o dalla presa di potenza del trattore.

Lavorazioni di messa a coltura[modifica | modifica wikitesto]
Sono lavori di carattere straordinario in quanto si eseguono una sola volta allo scopo di rendere un terreno naturale adatto alla coltivazione. Alcuni di questi lavori sono talvolta eseguiti anche con macchine industriali (es. macchine movimento terra come apripista, caterpillar, escavatrici a cucchiaio, ecc.). Le lavorazioni di messa a coltura classiche sono le seguenti:

Dissodamento. È una lavorazione profonda, che può raggiungere i 150 cm di profondità, eseguita allo scopo di rompere per la prima volta la compattezza di un terreno naturale. In genere si esegue con aratri di grandi dimensioni trainati da trattori di elevata potenza.
Scasso. È una lavorazione profonda, analoga al dissodamento, che si esegue a 80-120 cm prima dell'impianto di un arboreto. A differenza del dissodamento, lo scasso si esegue su uno stesso terreno quando si ripetono più impianti.
Spietramento. È una lavorazione eseguita con macchine specifiche allo scopo di ridurre l'eccessiva presenza di scheletro in superficie o anche in profondità. Le spietratrici agiscono effettuando una cernita meccanica oppure frantumando i massi (es. calcare tenero).
Lavorazioni principali[modifica | modifica wikitesto]
Sono lavori di carattere ordinario eseguite per la preparazione del letto di semina prima di ogni ciclo colturale. Queste lavorazioni si eseguono sul terreno sodo, più o meno compattato dall'assestamento e dal ripetuto passaggio di macchine e persone nel ciclo precedente, pertanto richiedono l'impiego di attrezzi in grado di vincere l'eventuale tenacità del terreno. In occasione della lavorazione principale, in genere, si provvede anche all'interramento di ammendanti e concimi. Secondo la lavorazione adottata, lo stato del terreno negli strati superficiali non è ancora adatto ad ospitare il seme perciò sarà necessario eseguire uno o più lavori complementari allo scopo di raffinare il letto di semina. I lavori che si possono eseguire come principali, per consuetudine, sono i seguenti:

Aratura. È la lavorazione principale di più largo impiego in Italia, in genere ritenuta indispensabile per i terreni limosi e argillosi. Lascia il terreno in uno stato fisico inadatto per la semina a causa dell'eccessiva macrozollosità pertanto richiede l'integrazione con lavori complementari.
Aratura con aratro a dischi. È una lavorazione alternativa alla precedente, eseguita con l'aratro a dischi. È considerata impropriamente una variante dell'aratura, ma in realtà le condizioni e il risultato dell'operazione sono fondamentalmente differenti. Si pratica su terreni non compatti, spesso calcarei.
Scarificatura. È una lavorazione alternativa all'aratura, eseguita con l'impiego di scarificatori pesanti. A differenza delle lavorazioni precedenti non altera il profilo del terreno perché non esegue rovesciamento né rimescolamento. A parità di profondità richiede forze di trazione inferiori.
Lavorazione a due strati. Tecnica di lavorazione che consiste nella combinazione di aratura e ripuntatura. Si può effettuare con un passaggio con un ripuntatore ad una profondità di circa 50 cm, seguito da un'aratura superficiale ad una profondità di circa 30 cm, oppure con un unico passaggio con aratro ripuntatore. Ha lo scopo di compensare vantaggi e svantaggi dell'aratura e della ripuntatura. Ad esempio evita la formazione della "suola di lavorazione" che si può avere con l'aratura e permette un adeguato interramento dei residui colturali e dei concimi, impossibile con la ripuntatura.
Fresatura. È una lavorazione eseguita in alternativa all'aratura con l'impiego di una fresatrice. Rispetto alle precedenti ha il pregio di eseguire un efficace lavoro di sminuzzamento del terreno pertanto non necessita, in genere, di integrazioni con lavori complementari, tuttavia non permette di raggiungere grandi profondità (al massimo 25 cm). Si presta per la preparazione del terreno prima della semina di una coltura intercalare, specie quando esiste l'esigenza di accorciare il più possibile i tempi di preparazione del letto di semina. A parità di profondità richiede elevate potenze in funzione della larghezza di lavoro.
Vangatura. È una lavorazione eseguita in alternativa all'aratura con l'impiego di una vangatrice. Le condizioni di lavoro sono tali da ritenerla poco adatta per la maggior parte dei terreni in Italia, inoltre non permette di raggiungere considerevoli profondità. Si presta per la lavorazione di terreni sciolti.
Lavorazioni complementari[modifica | modifica wikitesto]
Sono detti anche lavori di preparazione del letto di semina, in quanto si collocano fra la lavorazione principale e la semina. In genere l'obiettivo di queste lavorazioni è quello di realizzare, negli strati superficiali del terreno, un ambiente fisico adatto a ospitare il seme e fare in modo che le particelle terrose aderiscano perfettamente al seme, affinché questi si trovi in condizioni ideali di umidità. I lavori complementari possono anche avere lo scopo di correggere alcuni inconvenienti causati dalla lavorazione principale oppure integrarne i benefici.

Estirpatura. È un lavoro che integra in genere l'aratura migliorando le condizioni per la successiva erpicatura. Si esegue con l'estirpatore. L'estirpatura è in genere consigliabile nei terreni compatti quando l'aratura è eseguita diversi mesi prima dell'erpicatura. Questa condizione si verifica in caso di aratura estiva e semina autunnale e, soprattutto, in caso di aratura autunnale e semina primaverile: durante questi intervalli di tempo le zolle subiscono un parziale sgretolamento per azione degli agenti atmosferici ma nel frattempo il terreno tende a compattarsi in superficie e a ricoprirsi di una vegetazione infestante. L'estirpatura riduce la compattezza superficiale ed elimina la vegetazione eventualmente comparsa creando le condizioni adatte per eseguire l'erpicatura. In alcuni casi, ad esempio con colture poco esigenti che si adattano ad un letto di semina preparato grossolanamente e su terreni non particolarmente tenaci, l'estirpatura può essere anche il lavoro complementare finale, lasciando il terreno pronto per la semina.
Erpicatura. È la lavorazione complementare classica, in genere eseguita dopo un'aratura o una ripuntatura allo scopo di ridurre la zollosità in superficie e, nello stesso tempo, rendere più regolare e uniforme la superficie del letto di semina. La qualità del lavoro dipende dal tipo di erpice impiegato e dalle caratteristiche fisico-meccaniche del terreno. Nei casi più favorevoli è sufficiente un solo passaggio, in casi più difficili sono necessari più passaggi con l'erpice.
Spianamento della superficie. È un'operazione da eseguire necessariamente quando la lavorazione principale, soprattutto un'aratura profonda, lascia il terreno con una superficie molto irregolare, oppure quando si deve avere una superficie perfettamente livellata, come nel caso delle risaie. L'operazione si può eseguire con una ruspa trainata dal trattore, spesso con l'ausilio di tecnologie di controllo che migliorano l'accuratezza dell'operazione (puntamento Laser, GPS), ma nella generalità dei casi lo spianamento della superficie si realizza agevolmente con la semplice erpicatura.
Ripuntatura. Si esegue come lavoro complementare dopo un'aratura come intervento correttivo o integrativo. Nel primo caso ha lo scopo di rompere il crostone di lavorazione formato dall'aratura, intervento necessario soprattutto quando si ricorre ad arature non profonde su terreni argillosi. Nel secondo caso ha lo scopo di approfondire la lavorazione quando l'aratura si esegue superficialmente per evitare di portare terreno indesiderato in superficie. In entrambi i casi la ripuntatura si esegue a profondità maggiore rispetto alla precedente aratura. La combinazione della ripuntatura con l'aratura assume il carattere di una lavorazione a due strati. Questa duplice lavorazione si esegue in due passaggi (aratura e ripuntatura) oppure, più semplicemente, in un unico passaggio impiegando un aratro ripuntatore.
Fresatura. Si esegue dopo un'aratura come unico intervento complementare in alternativa all'erpicatura. In generale è un lavoro più superficiale rispetto alla fresatura adottata come lavoro principale. L'utilizzo della fresatura in alternativa all'erpicatura è poco razionale dal punto di vista economico in quanto comporta in genere un maggior consumo di carburante, tuttavia può rendersi opportuna in caso di eccessiva zollosità superficiale per semplificare le operazioni di preparazione del letto di semina, specie quando le lavorazioni complementari richiederebbero 3 o più passaggi.
Rullatura. Si esegue con finalità differenti, in genere subito dopo la semina allo scopo di compattare leggermente il terreno e ridurre ulteriormente la zollosità superficiale. In questo modo si permette al terreno di aderire meglio al seme e, nello stesso tempo, si riducono le cause di fallanza in fase di emergenza delle piantine. La rullatura si può eseguire anche dopo una fresatura e prima della semina: in questo caso lo scopo è quello di ridurre l'eccessiva sofficità del terreno in quanto il successivo assestamento potrebbe alterare la profondità di semina. La rullatura si esegue con rulli concepiti per questo scopo, abbastanza leggeri per non costipare eccessivamente il terreno, a superficie liscia o dentata o realizzata con una griglia metallica cilindrica. Spesso il rullo è combinato con la seminatrice, pertanto l'operazione si esegue con un unico passaggio in corrispondenza della semina.
Lavorazioni di coltivazione[modifica | modifica wikitesto]
Si effettuano con la coltura in atto con scopi specifici di varia natura secondo le colture. Largamente adottate in passato, attualmente si ricorre meno a queste lavorazioni in quanto possono essere surrogate da altre tecniche colturali come ad esempio il diserbo chimico. I lavori di coltivazione tradizionali sono due:

Sarchiatura o scerbatura. Consiste in una lavorazione superficiale dell'interfila eseguita allo scopo di interrompere la risalita capillare dell'acqua, in modo da contenere le perdite per evaporazione, e di rimuovere le erbe infestanti. Si esegue con macchine specifiche (sarchiatrici) oppure con macchine impiegate per altri scopi ma adatte ad essere utilizzate anche per la sarchiatura. Nelle agricolture marginali o in quelle ad alto reddito (come le orticole o le floricole) è eseguita manualmente con la zappettatura.
Rincalzatura. Consiste nel riporto di terra al piede delle piante, rimuovendola dall'interfila, per scopi che variano secondo la coltura. L'operazione si esegue con aratri leggeri oppure con l'aratro assolcatore.
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MessaggioTitolo: Agricoltura: tutte le lavorazioni del terreno   Lavorazione del terreno Icon_minitimeMar Mar 17, 2020 8:29 pm

Agricoltura: tutte le lavorazioni del terreno

Come è ormai assodato il terreno riveste un ruolo fondamentale per le colture: è infatti il luogo in cui le piante ancorano le loro radici e dove vengono posti i semi. Mantenere la sanità è quindi fondamentale per permettere alle colture di proliferare al meglio. Spesso sono necessarie delle lavorazioni del terreno, in modo da semplificare le successive operazioni e permettere una crescita ottimale delle piante.

Obiettivi delle lavorazioni del terreno

Le lavorazioni del terreno hanno come scopo principale generalmente il miglioramento delle condizioni fisiche e meccaniche del terreno, influenzandone la struttura ma non modificandone la tessitura. Indirettamente esse influenzano anche le proprietà chimiche e microbiologiche del suolo.

Ogni lavorazione ha degli obiettivi diversi, sia tecnici che prettamente operativi.

Alcuni degli obiettivi che vengono perseguiti nel corso delle lavorazioni sono i seguenti:

Aumento della permeabilità e limitazione delle perdite di acqua. Una lavorazione ottimale del terreno permette infatti di evitare fenomeni di ristagno idrico. In questo modo si limitano fenomeni di asfissia e sviluppo di marciumi radicali. Oltre a favorire la permeabilità (o capacità drenante) è necessario favorire nel contempo la capacità di ritenzione idrica delle colture, ovvero la capacità di trattenimento dell’acqua, riducendo sia le perdite per percolazione, che quelle per evaporazione
Aumento della sofficità. Un terreno più soffice oltre ad essere più facilmente lavorabile e favorire quindi l’esecuzione delle operazioni, consente una maggiore espansione delle radici. In particolare un terreno soffice è richiesto per le colture la cui parte edibile si sviluppa sotto terra (es. patata, carota, cipolla, zenzero, sedano rapa, daikon, topinambur, etc.)
Preparazione del letto di semina. È fondamentale per creare un ambiente adatto ad ospitare il seme e consentirne la germinazione. In alcuni casi tale preparazione non viene eseguita: in tale situazione si parla di semina su sodo
Livellamento della superficie del suolo. Lo scopo principale è quello di creare condizioni favorevoli all’ esecuzione delle operazioni
Contenimento delle erbe infestanti. Per contenere le erbe infestanti è possibile lavorare il terreno sia sulla fila, che tra le file, come alternativa al diserbo
Interramento di ammendanti o fertilizzanti. Nel caso di prodotti in forma solida (es. letame) è necessario procedere spesso ad un interramento in modo da garantire un’azione più in profondità


Principali lavorazioni meccaniche del terreno

Numerose sono le lavorazioni del suolo, eseguite spesso con l’ausilio di mezzi meccanici. Per questo motivo si parla anche di lavorazioni meccaniche del terreno.

In alcuni casi vengono eseguite più operazioni colturali in un unico passaggio, che determinano un notevole risparmio economico, soprattutto nel caso di superfici estese. Le principali lavorazioni meccaniche eseguite a carico del terreno, vengono suddivise in tre categorie:

in profondità. Tutte le lavorazioni che permettono di lavorare il terreno in profondità, consentendo un rimescolamento dei differenti strati del suolo, oltre a riportare in superficie materiali di scarto
di rifinitura. Sono tutte quelle lavorazioni meccaniche che consentono di preparare il terreno alla semina oppure ad un trapianto
nel corso del ciclo colturale. Tutte quelle operazioni eseguite nel corso del ciclo colturale per diversi scopi, come ad esempio l’eliminazione delle infestanti
Le lavorazioni meccaniche in profondità

Nel caso di terreni incolti o prima di eseguire un nuovo impianto potrebbe essere necessario intervenire ad una maggiore profondità, con lo scopo di rendere più lavorabile il terreno per le successive lavorazioni. In alcuni casi potrebbe essere necessario rimuovere anche delle pietre (il cosiddetto scheletro). Sono lavorazioni che richiedono generalmente una potenza ed una capacità di trazione maggiore da parte dei trattori.

L’aratura è una lavorazione del terreno più o meno profonda, a seconda delle macchine impiegate. Ha azione di natura prettamente fisico-meccanica permettendo di rendere il terreno meno compatto e facilitare operazioni successive, permettendo in futuro una migliore espansione delle radici. A seconda della profondità di lavoro l’aratura viene classificata come superficiale (10-20 cm), media (tra 20 e 40 cm) o profonda (40-60 cm). In caso di arature più profonde, tra gli 80 ed i 150 cm si parla di scasso. Con l’aumento della profondità di lavorazione vi sono diversi svantaggi come ad esempio una distribuzione troppo profonda di concimi o ammendanti, elevate potenze richieste alle trattrici per la trazione, oltre ai danni legati alla popolazione microbica. La scelta della profondità di lavoro è quindi legata ad aspetti tecnici (es. profondità delle radici) oltre che di natura logistica (es. potenza della trattrice). Una variante, rispetto all’aratura classica, è quella svolta con aratro a dischi: la profondità massima raggiunta è attorno ai 30 cm.


Lavorazione del terreno Aratura-lavorazioni-terreno-BioAksxter-696x464



La ripuntatura (detta anche scarificatura o rippatura) è una lavorazione meccanica alternativa all’aratura. Rispetto a quest’ultima permette di non alterare, se non minimamente, la successione degli strati, e di non rivoltare il terreno eccessivamente, come nel caso di una zappatrice rotativa. La scarificatura permette di dissodare un terreno, rendendolo più adatto ad ospitare la semente e le future radici. L’operazione, oltre a permettere una rottura delle zolle, consente di migliorare il drenaggio (o permeabilità) dei suoli. Esistono scarificatori a denti (denominati ripper) o a coltelli (detti anche chisel-plow). I primi vengono utilizzati per le lavorazioni più profonde. La profondità di lavoro è comunque legata alla potenza della trattrice ed alla grandezza degli organi lavoranti.


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Ripuntatura del terreno


Una lavorazione a carattere straordinario è quella di spietramento. La presenza di grosse pietre rende difficile l’esecuzione di numerose lavorazioni. Mentre un tempo tale lavorazione veniva eseguita manualmente, oggi ci si avvale di macchine spietratrici: con esse (tramite una benna, una lama o una griglia) le pietre vengono riportate in superficie e disposte poi in cumuli. Vi sono a disposizione anche le cosiddette macchine frantumasassi, che provvedono a sminuzzare lo scheletro presente. È un’operazione di miglioramento fondiario vera e propria, eseguita spesso da contoterzisti. In presenza eccessiva di scheletro asportando lo scheletro si verifica una depressione, che può portare ad un abbassamento di quota del terreno (es. in caso di scheletro del 30-40% si stimano 10-15 cm in caso di asportazione dello scheletro nei primi 40 cm di terreno). Lavorazioni come l’aratura possono inoltre portare in superficie altre pietre. Le modalità operative sono legate in maniera importante alla quantità di scheletro presente. Le pietre possono essere impiegate poi per lavori di muratura (es. muri a secco nel caso dei terrazzamenti) oppure opere idrauliche (come il drenaggio).
Da non dimenticare inoltre che in casi particolari (es. esecuzione di nuovi frutteti e vigneti e/o in terreni in pendenza), potrebbero essere necessarie operazioni di movimento terra tramite escavatore.


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Le lavorazioni di rifinitura pre-impianto o pre-semina

La vangatura è una delle lavorazioni del terreno alternativa all’aratura, con una profondità generalmente attorno a 20-40 cm. L’attrezzo impiegato è detto vangatrice, costituito da un albero in cui sono inseriti gli organi lavoranti, i quali ricordano la forma della vanga utilizzata nel giardinaggio, inseriti su un manovellismo di spinta inverso. La vangatura presenta diverse analogie con l’aratura, in quanto vengono rivoltate delle fette di terra su altre precedentemente ribaltate. Questa lavorazione del terreno è consigliata maggiormente in terreni sciolti, mentre risulta più complicata nel caso di terreni compatti. La vangatura compie un lavoro più grossolano rispetto alla zappatura, con la quale spesso viene confusa, ma al contempo non lascia la cosiddetta suola di lavorazione.


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vangatrice meccanica


Un’altra lavorazione di rifinitura del terreno prima della semina è la fresatura o zappatura. Gli attrezzi impiegati vengono denominati zappatrici (o fresatrici) rotative. Attraverso la rotazione avviene un’azione di sgretolamento e sminuzzamento delle zolle abbastanza energica ma relativamente superficiale, in quanto non supera generalmente i 30 cm di profondità. Dal punto di vista costruttivo vengono in realtà distinte le fresatrici dalle zappatrici: le prime hanno organi lavoranti elastici, mentre le seconde fanno uso di coltelli rigidi. Il risultato è comunque, indipendentemente dall’attrezzo impiegato (fresatrice o zappatrice) simile.



L’estirpatura è una lavorazione complementare all’aratura, svolta allo scopo di rompere eventuale crosta superficiale, rendendo più omogeneo il terreno e, soprattutto, di portare in superficie rizomi di piante infestanti o radici delle vecchie piante nel caso delle colture arboree, operazione consigliata nel caso di nuovi impianti. Con l’estirpatore non si superano generalmente i 20-30 cm di profondità e nel caso di terreni sciolti è possibile sostituire l’erpicatura con l’estirpatura.

Lavorazione del terreno Estirpatore-lavorazioni-terreno-BioAksxter-696x557



’erpicatura è una lavorazione del terreno complementare all’aratura. Permette di ottenere una superficie maggiormente spianata e viene svolta normalmente come operazione di rifinitura prima della semina. Tale lavorazione può avere anche altri scopi, come l’interramento di concimi o di semi (in seguito ad una semina a spaglio). In caso di crosta superficiale o in sostituzione dell’aratura nel caso del minimum tillage. Rispetto all’aratura l’azione è più superficiale e si limita ai primi 5-15 cm di profondità. Un’altra applicazione interessante è legata alla gestione delle infestanti, anche nel caso delle colture arboree, in sostituzione al diserbo. Gli erpici vengono classificati principalmente in base alla tipologia degli organi lavoranti. Le tipologie più diffuse sono gli erpici a dischi e gli erpici rotanti.

Lavorazione del terreno Erpice-lavorazioni-terreno-BioAksxter-696x272



Lavorazione del terreno Estirpatore-lavorazioni-terreno-BioAksxter-696x557


Il livellamento del terreno è un’operazione molto importante, sia per quanto riguarda le colture arboree, che per quelle erbacee. Permette di facilitare la semina e semplificare le lavorazioni, oltre a garantire una migliore sicurezza per gli operatori. Una tecnica utilizzabile è la rullatura, lavorazione che consente di uniformare la superficie del terreno, in preparazione alla semina. Questa lavorazione può essere eseguita assieme ad altre lavorazioni agricole (es. erpicatura). Un’altra possibilità è quella legata alle lame livellatrici, impiegabili su ampie superfici preferibilmente pianeggianti. Nel caso di terrazzamenti o pendenze elevate si consiglia l’utilizzo dell’escavatore.



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Lavorazioni del terreno nel corso del ciclo colturale

È possibile lavorare il terreno anche nel corso del ciclo colturale, con operazioni mirate soprattutto alla gestione delle infestanti, per interrare concimi o fertilizzanti lungo il filare o migliorare l’assorbimento idrico.

Un esempio è la rincalzatura, che consiste nel portare terra alla base delle piante. Tale lavorazione può essere svolta per diversi scopi, come una protezione dai danni da gelo, aiutare l’irrigazione grazie ai solchi aperti nell’interfila (nel caso delle colture orticole), permettere l’imbianchimento (es. finocchi, sedano, radicchio). Viene svolta inoltre un’azione simile alla pacciamatura nella gestione delle infestanti più piccole, le quali vengono ricoperte dal terreno. L’effetto è comunque limitato nel tempo. I maggiori svantaggi sono legati al rischio di rottura delle radici. La pratica è inoltre sconsigliata nel caso in cui le disponibilità idriche siano basse. La raccolta meccanica di alcune colture (es. mais) può risultare inoltre più complicata.

La sarchiatura è una lavorazione del terreno che consiste nello smuovere il terreno vicino alle radici dando origine a delle canalette superficiali che permettono di ottimizzare l’irrigazione. È una operazione eseguita in aridocoltura o nelle colture in pieno campo (sia floricole che orticole). Permette di eliminare meccanicamente le erbe infestanti, oltre a migliorare la circolazione dell’aria nel suolo e favorirne la penetrazione del calore, riducendo inoltre l’evaporazione dell’acqua, grazie all’interruzione della capillarità del terreno



La baulatura viene eseguita allo scopo di regimare le acque in eccesso, senza ricorrere al drenaggio. Viene eseguita nei terreni a giacitura orizzontale. La superficie del terreno viene sopraelevata, separando la zona di coltivazione dalle corsie di traffico e di scolo dell’acqua. I vantaggi principali sono legati al fatto che viene ridotto il compattamento del suolo in quanto i mezzi meccanici passano esclusivamente lungo i solchi, viene favorito lo sviluppo delle radici attraverso un miglioramento del drenaggio, una maggiore presenza di aria ed una migliore gestione della temperatura. La tecnica è inoltre perfettamente applicabile assieme alla pacciamatura, semplificando notevolmente la gestione delle infestanti e limitando l’evaporazione dell’acqua. Viene eseguita con ripetute arature a colmare oppure con l’ausilio di macchine specifiche, dette baulatrici.

Per quanto riguarda la gestione delle infestanti nelle colture arboree è possibile optare per la lavorazione del terreno oppure per l’inerbimento, come alternativa al diserbo. L’inerbimento (sia spontaneo che naturale) offre diversi vantaggi, come il contenimento della vigoria, un migliore transito dei mezzi meccanici, oltre alla riduzione dell’erosione. In climi particolarmente caldi si teme spesso che un inerbimento su tutti i filari causi problemi di siccità alle colture. Spesso si sceglie di optare in queste situazioni per l’inerbimento a filari alterni, riducendo la concorrenza idrica a carico del frutteto o del vigneto, ma mantenendo nel contempo delle corsie più favorevoli (quelle inerbite) per il passaggio dei mezzi meccanici. Sulla fila esistono invece numerosi attrezzi, dotati di tastatore, che eseguono una lavorazione meccanica per limitare lo sviluppo delle erbe infestanti. Un’altra modalità di gestione dell’erba è legata al sovescio, sempre più diffuso negli ultimi anni.




La trinciatura dei residui colturali non è una vera e propria lavorazione del terreno ma entra anch’essa nella gestione del suolo. Con la trinciatura può esserci, come effetto secondario, una lavorazione molto superficiale a carico dei primi centimetri di suolo. La trinciatura dei residui offre diversi vantaggi come la formazione di uno strato pacciamante che limita la proliferazione delle infestanti e le perdite per evaporazione, oltre ad evitare la comparsa di ristagni idrici, proteggere dall’erosione i suoli e limitare l’azione di compattamento da parte dei mezzi meccanici. Oltre a questo la trasformazione in sostanza organica della biomassa vegetale sarà accelerata, con benefici a carico della struttura e quindi della fertilità fisica del suolo.

Modalità innovative di lavorazione del suolo

Oltre alla gestione classica delle lavorazioni è possibile optare per tecniche che prevedano una migliore lavorazione a carico del suolo. L’obiettivo di queste tecniche è quello che il terreno conservi caratteristiche simili a quelle di un suolo naturale.

Un esempio è il cosiddetto minimum tillage (o minima lavorazione) che consiste nel preparare il terreno alla semina con il minor numero di passaggi in modo da ridurre l’impatto sulle caratteristiche fisiche del terreno, velocizzare gli avvicendamenti colturali, oltre alla riduzione del costo delle operazioni. Col minimum tillage sono eseguite normalmente lavorazioni non troppo profonde che non superano generalmente i 15 cm.

Per quanto riguarda la semina in alcune colture come il mais ad esempio vi sono macchinari che consentono una veloce preparazione del terreno, con la possibilità di distribuire contemporaneamente concimi o liquami. La semina è svolta il giorno stesso.

Come già accennato precedentemente è possibile eseguire più lavorazioni del terreno in contemporanea: un esempio classico è l’erpicatura e la rullatura svolte in un unico passaggio. In questo modo è possibile ridurre i costi legati alle operazioni stesse.

Con il termine sod seeding (in italiano semina su sodo) si fa riferimento invece alla semina su terreno non lavorato. La tecnica offre sia vantaggi come la maggior resistenza al compattamento in seguito al passaggio delle macchine, ma anche svantaggi, legati al fatto che non tutti i semi riescano a germinare correttamente in queste condizion
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Lavorazione del terreno
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