Iveco LINCE VTLM - Veicolo Tattico Leggero Multiruolo - si attesta a pieno titolo al pari dei più grandi blindati ruotati, come il Freccia VBM 8X8. Tuttavia sarà interessante conoscere qualche retroscena inedito sulla storia del Light Multirole Vehicle italiano, un mezzo indovinato per il mercato della Difesa, anche se inizialmente chiacchierato, in grado, grazie alla sua struttura, di far gravitare intorno a questa macchina speciale tre elementi sostanziali per un multiruolo leggero e blindato: sicurezza, velocità ed estrema versatilità.
Scopriamo le carte: l’idea di sicurezza arriva da Israele
Nel ’99 il nostro Esercito è la terza forza Nato, insieme a Stati Uniti e Regno Unito, ad essere impiegata nei conflitti in Medio Oriente dove le caratteristiche superate del Multitasking VM90P - scarsamente protetto nel sottoscocca, spessori lamiere e cristalli - non garantivano più la dovuta sicurezza in questo drammatico scenario operativo. La commessa del VTLM Lince arriva ad Iveco nel ’99 a fronte però di necessità operative
Si stava velocemente delineando un quadro operativo nuovo, forse una vera e propria incognita per l’organizzazione militare Italiana, la quale doveva comprendere a fronte anche di successive scelte economiche, in quale misura essere coinvolti negli scenari denominati missioni di pace. Si presume che la motorizzazione militare, pressoché invariata dal ‘45, abbia avuto qualche lecito dubbio sui numeri e conformazioni specialistiche necessarie ai nuovi mezzi; insomma uno scenario socio-politico internazionale poco chiaro che ha scavalcato le capacità autoctone non risultando d’aiuto.
Molti militari avrebbero voluto dire la loro sul Lince, ma osservando il rigoroso motto dell’Arma “Obbedir tacendo” si sono limitati a qualche sfogo anonimo sulle pagine di cronaca. A questo proposito è bene evidenziare l’importanza dei successivi e necessari restyling avvenuti dopo il 2003.
Iveco, stando alle indiscrezioni, si trovò inizialmente in imbarazzo per i tempi stretti che lo Stato Maggiore della Difesa impose per la produzione di un mezzo nuovo difficilmente assoggettabile a strutture telaistiche già in uso nella produzione civile dell’azienda (!); ma c’è dell’altro, infatti la scarsa operatività del VBL Puma (foto) - di cui non fu fermata la produzione e la spesa - non rappresentava certo una garanzia per i militari.
Sembrerebbe che ci fossero altri Paesi pronti a produrre un LMV, tra cui Israele, ma a ragion veduta si decise che dovesse essere l’Italia a realizzarlo. È probabile che sia avvenuta una trasferta in Israele dello staff Iveco di Bolzano, del resto furono proprio i militari israeliani a evidenziare l’importanza del concetto di cellula di sicurezza, un dettaglio fondamentale per un ambizioso light multirole blindato del nuovo secolo che rispondesse alla piattaforma MRAP Mine-Resistant Ambush Protected; una realtà già conosciuta e testata dalle IDF (Israel Defense Forces), utilizzatrici tra l’altro di diverse unità della Hummer H1 americana da cui il Lince riprende qualche evidente spunto.
Alla base del progetto esisteva un'esigenza dello SME (1997!) che specificava precisi parametri imponendo al costruttore l’inserimento di una cellula di sicurezza in grado di ridurre il numero di "g" assorbiti dai militari sotto attacco.
Onde d’urto, forze g e F1, i suoi segreti
Associare a un veicolo dalle sembianze di un SUV qualità di spiccata mobilità, robustezza velocità e sicurezza portando avanti la mission progettuale “di un veicolo costruito intorno alla mina”, come afferma l’ing Gianfranco Mazzer di IDV, padre del progetto Lince, non è stato semplice come avrete capito, soprattutto se consideriamo le forze che si generano e trasferiscono durante le esplosioni con velocità superiori a quella del suono. La risposta sembra essere arrivata osservando i collaudi delle gabbie in materiale composito utilizzate nelle Formula uno per proteggere il pilota.
Nel frattempo, durante l’attesa del Lince, l’Esercito ritirò gradualmente dall’area operativa i VM90P (foto, Iraq) mentre, sul campo afgano, i guerriglieri cominciavano a utilizzare innumerevoli e potenti IED, oltre ad appostare cecchini.
Lo Stato Maggiore della Difesa, per garantire la sicurezza dei propri militari, incrementò l’utilizzo del CENTAURO 8X8 anche per compiti declassati e di ricognizione. Qualche pattugliamento avveniva con mezzi MRAP della coalizione NATO.
Il modulo abitativo del VTLM, oltre alla corazzatura, risulta isolato e impenetrabile dagli altri elementi potenzialmente pericolosi durante esplosioni o incidenti, come motore, batterie, cambio, riduttore/ripartitore e differenziale. La struttura ad omega del telaio del Lince - parte centrale più bassa - prevede la suddivisione delle masse davanti e dietro, e il richiamo al sistema transaxle di Alfa Romeo è percepibile anche se sul Lince le masse sono vincolate al telaio. Infatti nel sottoscocca c’è solo la presenza dell’albero di trasmissione e tubo di scarico che seguono un’inclinazione specifica per scongiurare perforazioni della cellula. Gli inglesi sul Panther CLV (variante del Lince per il British Army) chiamano la cellula “cittadella”. Un’idea vincente adottata anche dall’H1, ma va considerato che qualsiasi oggetto interno o esterno alla struttura blindata può diventare un proiettile letale.
Per comprendere il concetto, ho incontrato per i lettori di Difesa Online un volto noto della scienza: il professor Nicola Ludwig, docente e ricercatore di fisica presso l’Università degli Studi di Milano; con parole semplici e una simpatia che cattura, il professore, con un esempio, mi spiega che un pugno genera dai 20 ai 50 g e che un corpo sollecitato – da un incidente / da un’onda d’urto – subisce un effetto moltiplicativo della sua massa.
È importante considerare come letali anche gli oggetti riposti e non assicurati all’interno della cellula del Lince durante l’uso operativo: un elmetto, una bottiglia d’acqua, un caricatore, un’arma, ma anche gli stessi occupanti non agganciati alle speciali cinture. Questi, infatti, subirebbero un’accelerazione che farebbe aumentare in pochi decimi di secondo la loro energia cinetica con un effetto moltiplicativo del quadrato della velocità raggiunta.
A questo proposito ricorderemo l’incidente del ’77 sul circuito di Silverstone, dove il pilota di F1 David Purley, a causa del blocco dell’acceleratore, subì la più violenta decelerazione nella storia delle corse (foto). Il corpo del pilota passò in soli 66 centimetri - durante lo schianto - da 178 a 0 km/h, soggiacendo a una forza pari a 179,8 g, ma fortunatamente Purley rimase solo ferito.
Può essere più esplicativo pensare che un corpo di 65 kg di peso che viaggia a 80 km/h, durante un urto su una barriera rigida, acquisisce una forza superiore alle 3 tonnellate.
La struttura interna
L’importanza della cellula abitativa del Lince si apprezza comprendendo che i 100 o più g sono solo il risultato finale di devastanti onde d’urto supersoniche e per giunta incandescenti in grado di ribaltare, deformare e incendiare il veicolo.
Il concetto prevede che i 5 sedili del VTLM non siano fissati come consuetudine alla scocca, ma ancorati lateralmente e posteriormente, lasciando un' intercapedine sottostante vuota. L’utilizzo delle cavità nell’ampio abitacolo del Lince è un particolare strategico che ritroviamo nell’intercapedine del tetto e nel sottoscocca, appositamente a svaso per deviare e attenuare la pressione dell’onda d’urto. Anche la scatola del cambio automatico ha una forma perfettamente cilindrica, probabilmente studiata per lo stesso motivo. Soluzioni che riducono le resistenze e drasticamente le forze g sui militari, evitando inoltre la rottura della spina dorsale o danni agli organi interni durante le violente sollecitazioni.
Le masse, motore cambio e differenziali, sono posizionate sulla mezzeria del veicolo e gli stessi freni a disco ubicati all’uscita dei 4 semiassi, un concetto che riduce le masse sospese già conosciuto in Alfa Romeo per favorire le prestazioni. Il serbatoio carburante appositamente distante dalla cellula può svincolarsi.
Gli spessori medi dell’acciaio balistico utilizzato nei punti strategici raggiungono anche i 120 mm; gli sportelli, la parte più “leggera”, sono invece integrati con piastre in materiale ceramico composito a nido d’ape, in grado di rompere la punta delle ogive rallentando la forza cinetica di proiettili o razzi. Internamente alla struttura, si aggiunge una doppia gabbia con supporti longitudinali e trasversali - simile a quella utilizzata nelle auto da rally - e per l’accesso al mezzo, anche per i test, è consigliabile l’utilizzo dell’elmetto oltreché delle cinture.
Non si guida come un SUV
La rapida introduzione in servizio è stata contemporanea al battesimo del fuoco per il Lince VTLM. Una condizione che probabilmente non ha permesso ai conduttori di familiarizzare con il suo comportamento stradale e all terrain, e in molti casi lo stile di guida utilizzato era del tipo automobilistico più che specialistico. La stessa guida di un camion cisterna, ad esempio, cambia in relazione alla presenza o meno del liquido trasportato. Investimenti, esercizio e formazione sono aspetti fondamentali e selettivi validi per tutti anche per i piloti di F1.
Commenti “Mezzo fermo Mezzo morto” …il VTLM 2 l’optimum
A domandarsi il perché di una tardiva organizzazione italiana sull’aggiornamento dei mezzi tattici e logistici sono stati in molti tra militari e civili. Basta osservare il dilemma legato alle alienazioni della Fiat AR76, sostituita per un certo periodo dal VM90 per mancanza di un valido 4x4 italiano, sino all’ingresso della tanto criticata AR90 Land Rover. D'altronde, dopo la caduta del muro di Berlino, tutto si è susseguito velocemente, in un quadro europeo dove diplomazia e qualche “signorsì” di troppo hanno probabilmente influito sulla nostra organizzazione.
Ci sembra doveroso riportare le opinioni che gravitavano on-line intorno alle prime serie del Lince, nonché qualche testimonianza apparsa sulla stampa. A tal proposito, qualche militare afferma: “Chi parla è isolato”. Questo sostanzialmente è quanto emerge quando si avanzano proposte sulla qualità di un lavoro operativo al servizio, tra l’altro, della collettività.
Qualcuno poi, afferma che è meglio avere un “mezzo imperfetto” ma che salvi le vite, piuttosto che tanta tecnologia che può ritorcersi contro. Un concetto che rientra a pieno titolo nel motto degli amici carristi.
Le perplessità riguarderebbero un’introduzione in servizio un po' frettolosa (e forse abbiamo capito il perché) di un mezzo con prestazioni sottodimensionate rispetto alla velocità. Sotto la lente gli aspetti criticati sono stati anche altri, come l’impianto frenante sofferente di fading, le sospensioni troppo morbide e l’annesso rischio di ribaltamento, ma anche il peso degli sportelli che impone l’uscita dalla torretta in caso di ribaltamento sul fianco.
"San Lince” il VTLM 2
Con doti feline di grande arrampicatore, il VTLM è un mezzo operativamente diffuso che ha salvato numerose vite, al pari di Oshkosh L-ATV e Mercedes G Wagon.
"San Lince" è il simpatico soprannome che circola nei reparti operativi. Sempre costruito a mano e motorizzato con il propulsore dell’Iveco Daily F1C da 3.0, i suoi 185 cavalli sono passati a 220 e il cambio automatico da sei a otto marce (come per la Mercedes G Wagon) migliorando l’erogazione della coppia e l’elasticità e prontezza del suo range.
Apprezzabile anche il rallentamento scalando due marce in più. La sua massa passa a otto tonnellate, e sono state necessariamente riviste anche sospensioni e assetto introducendo sistemi di controllo trazione e stabilità; Il VTLM 2 può lavorare a pieno regime anche con temperature desertiche insidiose rivelandosi più confortevole e sempre personalizzabile; può essere equipaggiato con sistemi di risposta al fuoco o complessi software di trasmissione, rilevamento movimento, radar e disturbo radio oltre alla visione notturna IR.