Innanzitutto cominciamo con il dire che il cippato non è altro che il legno ridotto in delle piccole scaglie, che hanno delle dimensioni che possono variare da alcuni millimetri a pochi centimetri. Il nome del cippato deriva proprio dal termine inglese chips che significa scaglie. Non si tratta dunque di una fonte rinnovabile come lo sono ad esempio sole e vento, ma è comunque un combustibile assolutamente ecologico.
Perché usare il cippato
Come produrre cippato e quali sono le ragioni per farlo? Il cippato è un combustibile a biomassa ecologica ed economica che, in quanto tale, rappresenta un’ottima alternativa, sia alla legna da ardere sia al pellet, soprattutto per il riscaldamento domestico. Ad esempio, senza alcuna difficoltà il cippato può essere sostituito al pellet per l’alimentazione di stufe e caldaie. L’uso del cippato non è comunque limitato all’impiego domestico: è possibile impiegarlo anche a livello industriale, ad esempio il cippato può essere usato nelle caldaie a biomassa di grandi dimensioni o ancora può essere adoperato come combustibile per gli impianti centrali a biomassa. Il suo potere calorifero è variabile sia in rapporto all’essenza di legno che si utilizza (che può essere larice, pino o abete, o latifoglie come pioppo, salice e faggio) sia in rapporto al grado di umidità che presenta. In questo articolo ne parliamo nello specifico.
Quanto costa il cippato
Si tratta senza dubbio di un valore inferiore a quello del pellet, ma questo è controbilanciato dal suo prezzo nettamente inferiore. Dato che si tratta di semplice legno, il cippato infatti non solo è facilmente reperibile ma è anche un combustibile parecchio economico. Il costo è di circa 8 € a tonnellata (variabile se si acquista cippato secco o umido) ma naturalmente il cippato rappresenta una soluzione particolarmente conveniente per chi non ha necessità di acquistarlo ed è in grado di produrlo da sé.
Produrre cippato in maniera autonoma non è per niente un’operazione complessa. Quest’attività non è limitata a chi vive in montagna, o comunque a chi ha grossa disponibilità di legna ma per produrre cippato fai da te basta anche semplicemente avere un giardino o un orto, è sufficiente cioè possedere scarti di tipo legnoso o residui di potatura.
Si può produrre il cippato “in casa”?
Come produrre cippato in maniera autonoma? Per ottenere cippato dalla legna è necessaria una macchina specifica, detta cippatrice. Questo tipo di macchina trasforma tutti gli scarti derivanti dalla lavorazione del legno e dalla potatura di piante appunto in cippato. La cippatrice non fa altro che ridurre il legno nelle schegge piccolissime che rappresentano il cippato. Le dimensioni di taglio delle cippatrici producono cippato di legno di diversi formati: vi è un taglio più fine, più piccolo di 3 cm, adatto all’utilizzo per le caldaie e le stufe e un taglio per uso industriale che arriva anche a 6 cm. La scelta della cippatrice adatta è dunque fondamentale. Quando acquistate la vostra cippatrice dovete tenere in considerazione fondamentalmente due fattori: la tipologia e la quantità di legno che prevedete di lavorare e la frequenza con cui pensate di utilizzare la macchina. Un ulteriore elemento che bisogna valutare bene è la dimensione della bocca di carico della macchina. Questa deve essere adatta alla dimensione e alla quantità del legno che andrete a caricare. C’è differenza infatti se pensate di inserire residui di potature, quindi piccoli rami e ramaglie o se pensate di dover lavorare alberi interi. Nel primo caso va bene un diametro tra i 15 e i 30 cm, nel secondo caso invece è necessario un diametro tra i 35 e i 70 cm.
Una volta che dal legno si ottengono le scaglie, queste vanno conservate in deposito, per una durata di tempo di qualche mese, in modo tale da completare il processo di essicatura e far sì che il cippato sia pronto per la combustione. Il contenuto di umidità del cippato è infatti una sua caratteristica fondamentale: così come per la legna o il pellet, più il cippato è secco, più sarà alto il suo potere calorifero. Ad influire notevolmente sul grado di umidità del cippato è, come abbiamo già detto, la tipologia di legno usato per produrre il cippato.
Conclusioni
I motivi per cui produrre cippato in maniera autonoma è un’attività conveniente sono molteplici. Il cippato è una biomassa economica, consente quindi un notevole risparmio rispetto ad altri tipi di combustibili. Ha un costo che è nettamente inferiore anche a quello del pellet. Il cippato è pratico, poiché ha delle dimensioni ridotte che ne consentono il trasporto con estrema facilità. Ed infine il cippato è ecologico, poiché appunto si produce interamente dal legno e ha una bassissima percentuale di anidride carbonica rilasciata nell’aria al momento della combustione. Il cippato inoltre genera un residuo di cenere molto basso e ha una combustione abbastanza veloce, con una diffusione del calore immediata.
Il cippato è una biomassa derivata dal legno; la biomassa conferita viene triturata e vagliata riducendo e omogeneizzando la pezzatura (le dimensioni variano circa da mezzo sino a qualche centimetro). Il nome del cippato è ispirato proprio dalla sua particolare forma e deriva dall’inglese chip (pezzetto, frammento).
Il cippato si ottiene con macchine in cui si immette il legno da un lato e che lo restituiscono dalla parte opposta triturato a dovere; queste macchine adottano per triturare diversi sistemi in base alla caratteristica iniziale del materiale che si intende lavorare (si va dall’erba ai tronchi).
Il cippato può essere utilizzato sia per la produzione di energia elettrica in centrali a biomasse, sia per produrre calore o in forma combinata in impianti di cogenerazione. Può alimentare sia impianti di piccola taglia (pochi kW) che grandi impianti fino all’ordine di diversi MW.
L’efficacia di questa attività è fortemente condizionata dal livello qualitativo di raccolta differenziata fatta dai cittadini. Il contaminare parzialmente, o peggio, pesantemente il materiale con degli smaltimenti impropri pregiudica un totale recupero del rifiuto verde.
Un classico esempio è il mettere il prodotto degli sfalci o della raccolta delle foglie all’interno di sacchi di plastica e buttare il tutto nel verde. La plastica dei sacchi pregiudica a volte completamente la possibilità di recuperare interi carichi. Da questo l’importanza che ogni singolo cittadino abbia le conoscenze di base per gestire il proprio rifiuto, in una comunità che ne produce enormi quantitativi.