Rosario Di Carlo "SARO RUSPA" il ruspista del vulcano etna
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el magutt
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Titolo: Rosario Di Carlo "SARO RUSPA" il ruspista del vulcano etna Lun Ago 31, 2020 8:14 pm
Eruzione Etna 1992-Zafferana Etnea...Valle del Bove....la Straordinaria Impresa del Cav.del Lavoro Rosario Di Carlo,,,,meglio noto come SARO RUSPA,
Saro Ruspa, il biancavillese che sconfisse l'Etna e salvò Zafferana
Lo chiamavano Saro Ruspa, al secolo: Rosario Di Carlo. Manovrava la pala meccanica come nessun altro. Per conto della società della funivia, doveva ripristinare le vie d’accesso per i fuoristrada che portano i turisti in prossimità della vetta, ogni volta che un’eruzione cancellava i sentieri. O liberare chi restava bloccato dalla neve, in inverno. Non importava quanto difficile fosse l’impresa, Saro Ruspa, a qualsiasi ora e in qualsiasi condizione climatica, montava sul suo mezzo e risolveva. Più di una volta, dinanzi al fiume di magma che minacciava le strutture turistiche o le case, era intervenuto per deviare lo scorrimento della lava. Per 27 anni, salvò gli impianti: mentre la roccia fusa avanzava, lui le scavava canaloni in cui catturarne il corso. Con il rischio di un’accelerata del magma che poteva travolgere lui e il suo mezzo. Era il il 14 dicembre 1991 quando si scatenò una delle eruzioni di più lunga durata tra quelle recenti . La lava fuoriuscì da un sistema di fratture localizzate lungo la base del cratere di sud-est, in direzione nord-sud, che si estese nel giro di alcuni giorni da quota 3.100 a quota 2.200 s.l.m.
Le colate che scaturirono dalle bocche si riversarono in più fasi nell'estesa Valle del Bove sovrapponendosi e risparmiando unicamente la parte superiore di monte Calanna. Da lì, incanalatesi verso il Salto della Giumenta, si spinsero giù in Val Calanna, colmandola in gran parte e distruggendo castagneti, frutteti, antichi fontanili, casolari rustici e le sorgenti d'acqua che alimentavano la rete idrica dell'intero comune di Zafferana Etnea.
Per scongiurare la distruzione di Zafferana , i militari dell'Esercito Italiano, in collaborazione con la Protezione Civile, eressero un alto muraglione a Portella Calanna, cercando di frenare l'avanzata del flusso lavico, che da lì, sfruttando la notevole pendenza, rapidamente sarebbe giunto in contrada Piano dell'Acqua, a poche centinaia di metri dal centro abitato. Gli interventi scelti per contrastare l'avanzata della lava furono di tre tipi: 1) lo scoppio di esplosivo a quota 2.000 metri nei canali di ingrottamento della lava; 2) lo sganciamento delle croci di frisia nei canali di ingrottamento; 3) l'erezione di piccoli sbarramenti al di sotto di Portella Calanna per contrastare l'avanzata della lava. Questi esperimenti riuscirono solo in parte non portarono a rusultati sensibili. La barriera artificiale (lunga 234 metri e alta 21 metri) riuscì a reggere la spinta della lava fino all'8 aprile 1992, quando a seguito di un aumento della fluidità del magma, fu travolta e superata. Si decise di varare il cosidetto piano tappo si doveva costruire un percorso di i”invito” per favorire il flusso della lava lontano dal centro abitato di Zafferana Etnea , ma lavorare con rapidità in condizioni estreme in alta montagna non era lavoro possibile per la maggior parte degli operatori di ruspa del mondo , ma non per Saro.
Il 13 maggio, Saro entrò nella Valle del Bove: nessuno lo aveva mai fatto. Secoli e secoli di colate offrono un paesaggio lunare, con rocce taglienti come rasoi, dure come acciaio. Il piano era: creare un tracciato sino ad arrivare appena sotto la colata; e lì cercare di tappare il tunnel, mentre gli elicotteri della Protezione civile lo bombardavano, più a monte. La lava, così, impedita nella sua ulteriore discesa, avrebbe trovato sfogo dalle fratture aperte più su con la dinamite, finendo nella Valle del Bove, senza far danni. A ogni metro, Saro rischiava di ribaltarsi con il suo mezzo, mentre gli elicotteri gli volteggiavano sulla testa: due giorni, per fare 8 chilometri. Fuse il motore; gliene mandarono un altro da Torino, che gli fu calato da un elicottero. Un masso centrò la ruspa e ruppe un cingolo; ma Saro riuscì a portare a termine il suo lavoro: la bocca del tunnel fu ostruita, mentre l’esplosivo lo spaccava più in alto; la lava sgorgò in altra, inoffensiva direzione. Saro aveva compiuto la sua missione e l'Etna forse ammirata dal coraggio del Biancavillese , decise di interrompere le ostilità cessando l'eruzione il 31 maggio . Se avesse continuato neanche il coraggio di Saro avrebbe potuto fermare il flusso lavico.
Per la sua dedizione al lavoro Saro fu insignito del titolo di cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica e della Benemerenza di Protezione Civile. Rosario Di Carlo aprì un sentiero in Valle del Bove, denominato da allora in poi “Saro Ruspa”, che facilitò le operazioni e che, oggi, è un punto di riferimento per l’escursionismo sull’Etna. Sull'Etna presso le "Case di Pietracannone" sulla Mareneve in territorio di Milo, una stele in pietra lavica è posta in ricordo del Cavaliere Rosario Di Carlo, recentemente scomparso e che molti ricordano, come detto, col soprannome di "Saro Ruspa".
qui vogliamo fare un piccolo e sentito omaggio a una figura di fondamentale rilievo in quella operazione: Rosario Di Carlo, personaggio rimasto quasi leggendario nella storia dell’Etna con il suo soprannome Saro Ruspa, che per circa 30 anni, con coraggio e spesso temerarietà e in qualsiasi condizione climatica, intervenne con la sua pala meccanica per ripristinare sentieri e vie d’accesso ogni qualvolta venivano cancellati da un’eruzione o anche per liberare chi restava bloccato dalla neve.
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Rosario Di Carlo "SARO RUSPA" il ruspista del vulcano etna