Massiccio, accattivante, squadrato e con due fanali tondi ai lati di una presa d’aria verticale a forma di tempio greco, la semplicità non lo rende certo bello, ma nessuno può negare i suoi pregi, tra i quali spiccano praticità e robustezza. Stiamo parlando dell'ACP 62/70 Fiat 6602 4x4 e 6x6, dove le iniziali ACP equivalgono alla classificazione di “autocarro a carico pesante”.
Affiancava il lavoro del più piccolo e leggero “baffone” ACM 52 quando nelle caserme gli ACL e ACM non erano ancora arrivati a dargli il cambio. Ha fatto la storia e riempito i ricordi di migliaia di giovani e di militari professionisti che, in base al loro incarico, si interfacciavano tutti i giorni con questo mezzo, magari solo per pulire i contatti delle batterie e isolarli con della vasellina passata con un pennello, o più semplicemente per i controlli di rito imposti dall’Ufficio Automezzi di battaglione o per tirarlo a lustro, sempre con un con pennello, ma in questo caso con il gasolio.
L’ ACM 52 si associava di più al concetto di “camionetta militare”, forse per le sue linee arrotondate o magari per la sua comune presenza, nelle versioni adibite alla pubblica sicurezza, negli animati cortei degli anni ’70. L’ACP, il più pesante, era considerato “il vero camion militare”, ma c’è anche da dire che il più delle volte perdeva la A ed era chiamato semplicemente CP
Versioni diesel aspirate, ma nel ’62 era anche a benzina
Il concetto di camion a benzina, anche se sarebbe più corretto parlare di “autocarro” non era in realtà una novità, infatti le motorizzazioni della prima metà del ‘900 prevedevano, anche se non molto diffuse, propulsori a ciclo otto - a benzina - per incrementare le potenze, visto che il turbo non era ancora disponibile. Alcune di queste pesanti versioni militari appartenevano soprattutto al Regio Esercito e si caratterizzavano per la sigla B benzina piuttosto che la N nafta. Negli Stati Uniti fino agli inizi degli anni ’90 non era difficile imbattersi in enormi autotreni o autoarticolati della Kenworth piuttosto che Mack con motorizzazione a benzina. Del resto basta ricordare il motore di qualche carro armato come il Lee/Grant M3 o l’M1 Abrams, ma anche dell’M113 che, come sappiamo, derivava da quello di un'automobile americana.
La versione a benzina del CP 62 consumava un litro ogni 700 metri e, nonostante avesse 90 cavalli e buone prestazioni, venne convertito dalla OTO Melara nella versione con alimentazione a gasolio.
L’identificazione numerica distingueva la tipologia di motore e le caratteristiche del mezzo; il 6602 era un due assi mentre il 6607 ne possedeva tre, ma entrambi come tutta la serie, potevano chiaramente inserire la trazione integrale e utilizzare le marce ridotte e nei casi più difficili oltre al differenziale posteriore, si poteva bloccare anche quello anteriore, una novità questa.
Il suo cambio di velocità non prevedeva, come per l’ACM 52, il passaggio alle mezze marce e sotto questo aspetto era più ambito dai conduttori. Esisteva anche la versione trattore, cioè una motrice adibita al traino di pesanti rimorchi che era classificata 6605TM ossia trattore medio.