Nel nostro viaggio indietro nel tempo alla riscoperta delle grandi industrie di macchine movimento terra del passato, ora tocca ad uno degli specialisti degli escavatori, La Rock; impresa nata a Torino negli stabilimenti della Farben
gia' industria costruzione rimorchi e cassoni. Piu' o meno la storia della nascita di questo marchio e' la seguente: alcuni progettisti e altre figure professionali di rilievo della Simit, quando questa fu' acquisita dalla Fiat-Allis, se ne andarono via e crearono questa industria. Ben presto si fece notare per affidabilita' e innovazioni audaci e super tecnologiche, anche se alcuni modelli Rock erano molto simili ai Simit, questi erano piu' innovativi per quei tempi e si distinsero e crearono una discreta fetta di mercato. Con gli anni si trasferi' in un altro stabilimento in Val D'Aosta e cambio' la denominazione sociale in Società Valdostana Escavatori, nei primi anni 90 a causa di alcuni problemi stipulo' un accordo con Hydromac anch essa purtroppo sul viale del tramonto e nel 1996 cesso' del tutto la produzione.
Purtroppo come sempre accade queste poche notizie sono le uniche che abbiamo scovato su questo mitico marchio, chiunque voglia collaborare con noi, correggendo imprecisioni ( che possono esserci!) o comunicandoci curiosita' che ci sono sfuggite puo' farlo scrivendoci o contattandoci al 3495646103
ROCK 20" (macchina da 1 metro di larghezza e peso di circa 15/18 q.li )
Rock 20.2 15 q.li
ROCK 90 82 q.li 72 cv
Rock 100 100 q.li
Rock 130 130 q.li
Rock 135 (1990) peso 180 q.li
Rock 150 200 q.li
Rock 160 q.li 165 100 cv
Rock 170 168 q.li
Rock 200 330q
Rock 210 195 q.li 120 cv
Rock 240 anno 1996 138 q.li 150 cv
Rock 280 motore iveco Aifo da 180 cv potenza, peso 270 q.li
Rock 320 335 q 220cv
Rock 400 da 400 q molto simile ad un Hydromac H270 cambiava solo la colorazione.
Le macchine movimento terra hanno avuto nell’Italia una delle patrie più prodighe di ingegni e invenzioni.
L’escavatore idraulico è nato proprio nella mia città, Torino, e moltissime aziende sono sorte e cresciute nel nord Italia per fare fronte a una richiesta crescente di meccanizzazione che ha avuto la sua esplosione negli anni ’60.
Una miriade di marchi che gli appassionati non possono dimenticare e che hanno visto l’Emilia Romagna in prima fila da regione in cui la cultura metalmeccanica ha piantato radici profonde.
Bendini & Frascaroli (Ben.Fra.) a Modena, Padana Macchine Industriali (PMI) a Piacenza, Laltesi sempre a Piacenza (Alseno per la precisione), Benati a Imola, Simit e Hydromac a Torino (entrambi di due rami della famiglia Bruneri, gli inventori dell’escavatore idraulico), Rock Excavators sempre a Torino (e poi a Saint-Vincent, in Valle d’Aosta) e nata da una costola di tecnici ex Simit, la Fiorentini di Roma (unica azienda del centro Italia e nata come produttrice di escavatori a corde in virtù di un rapporto commerciale come importatore del colosso Ruston-Bucyrus). E infine un marchio del tutto sui generis: Macmoter, acronimo esemplare di “macchine movimento terra”, fondata a Modigliana da Alois Haringer e vera e propria fucina di idee ingegnose.
Una azienda in cui l’ingegno del “patron” ha sempre avuto ampio spazio con la progettazione di macchine che hanno segnato il corso della storia del movimento terra ben al di là del confine italiano.
Per lungo tempo Macmoter fu costruttore OEM di Fiatallis fornendo gli escavatori idraulici della gamma medio-bassa con gli FE12, FE14, FE16. E negli ultimi anni con alcuni piccoli dozer idrostatici commercializzati negli USA con il vecchio marchio New Holland che vedeva, con gli stessi colori, anche gli ultimi modelli della gamma O&K. Un vero e proprio amarcord di ingegno e tecnologia.
Una serie di invenzioni eccezionali che hanno visto le mini pale della serie Castoro essere equipaggiate con il monobraccio laterale quando ancora JCB non pensava a una soluzione di questo tipo.
Nelle officine di Modigliana, nel cuore dell’appennino forlivese, hanno visto la luce le prime e uniche pale cingolate idrostatiche italiane con i modelli più piccoli LC6 ed LC7 avere anche un discreto successo di vendita grazie a un buon equilibrio fra ingombri, prestazioni e affidabilità.
Senza contare i due modelli più grandi LC150 ed LC200 con una ottima concezione modulare alla base di un progetto che purtroppo non ha avuto il sostegno necessario da parte di qualche grande costruttore internazionale interessato a entrare in questo specifico settore del mercato.
Oppure la linea di pipelayers concepita su una torretta girevole a contrappeso estraibile…macchine che hanno poi visto la luce, sotto altra forma ma identici nel concetto di base, nella gamma di un grande costruttore globale.
Oppure la gamma di midi escavatori gommati versatili e affidabili che hanno costellato le strade urbane di molti centri italiani.
Alla base del successo ingegneristico la mente geniale di Alois Haringer. Alla base della scomparsa del marchio evidenti errori di valutazione nei confronti di un mercato in continua evoluzione in cui già solo la dislocazione dello stabilimento di Modigliana era un evidente handicap nei confronti della logistica produttiva.
Senza contare tutte le difficoltà tipicamente italiane nel fare impresa e nel riuscire a rimanere su un mercato molto difficile con una gamma di prodotti sicuramente all’avanguardia dal punto di vista tecnologico ma con un design ultimamente poco accattivante e con una rete distributiva in sempre maggiore affanno.
A prescindere da tutto questo rimangono la validità delle idee e il triste pensiero che nessun grande costruttore di livello internazionale avesse creduto in alcuni eccellenti progetti messi nei cassetti di un archivio ricchissimo e che rimangono a oggi solo in attesa di fondi e di una mentalità manageriale di alto livello per poter essere rimessi sul mercato.
Alcuni di questi, come ad esempio le pale cingolate e i dozer idrostatici, già con alcuni esemplari pre serie perfettamente funzionanti e solo da perfezionare in alcuni particolari secondari.
I pipelayers con un progetto ingegnoso che potrebbe consentire ad alcuni grandi big player di rientrare in un mercato non frizzante ma stabile nei numeri anche nei momenti di crisi come quello attuale.
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