Iveco ACM 80/A 6613 G, quell'autocarro a carico medio che gradualmente “ha dato il cambio” all'indiscusso servizio del CM 52.
Forse è bene iniziare dicendo che è facile confondersi: Infatti il fratellino minore dell'ACM è l'ACL 75 (autocarro carico leggero) un veicolo identico, ma con misure e portata inferiori e guida a destra nei primi esemplari.
Spesso infatti, si è convinti di parlare, nei propri ricordi, di ACM mentre probabilmente si trattava dell'ACL 75 che, a prima vista, risulta più basso soprattutto davanti è più corto di un metro oltre ad avere, le prime serie, due parabrezza.
75, 80 e 90, come ben potrete intuire, sono gli anni di produzione.
Ogni battaglione e reparto possedeva nei suoi piazzali numerosissimi ACL e ACM, macchine a cui non nascondo di essere particolarmente legato e che, anche a occhi chiusi, si riconoscevano ad orecchio quando passavano.
Tre marchi hanno campeggiato sulla mascherina ACL e ACM; il primo fu Lancia, seguito da Fiat e infine da Iveco nelle serie a cavallo tra l'80 e il 90.
Nel 1975, infatti, Fiat veicoli industriali, Oto Melara OM, Lancia veicoli speciali, diedero vita insieme alla Magirus tedesca e all'Unic francese all'Iveco, Industrial Vehicles Corporation.
Un propulsore diesel (ancora in uso) a 6 cilindri di 5.500 cc, portati successivamente a 5.861 per le modifiche di turbo sovralimentazione, nonché per equipaggiare anche il fratello più piccolo ACL 75/90 delle stesse caratteristiche prestazionali; anche i 160 cavalli iniziali, passarono nel corso degli anni a 170.
Una scelta a tutto favore dell'enorme coppia motrice che, associata alla trazione integrale inseribile anche in movimento, al differenziale posteriore bloccabile e al baricentro spostato in avanti, permetteva ad ACL e ACM di affrontare salite e discese anche del 60%. Una macchina comunque poco sfruttata per le caratteristiche operative che poteva offrire.
Un veicolo che seppur con 4 marce sincronizzate e un primino, “richiedeva” ai più esperti conduttori, la sapiente manovra della doppietta nelle scalate; qui il rombo caratteristico del suo motore si associava al freno motore rendendo l'avventura della sua guida ancora più entusiasmante, almeno per gli appassionati.
Lunghi 6,4 metri contro i 4,9 dell'ACL, gli ACM sono veicoli che hanno trasportato sulle panche poste sul cassone tantissimi scaglioni di militari, magari per andare ai tiri di reparto, al lancio della SRCM o a un campo. Oltre al conduttore e al capo-macchina che aveva una botola di controllo proprio sopra alla testa, l'ACM grazie alle sue panche removibili poteva ospitare 16 militari a gruppi di 4 mentre nell'ACL ce ne stavano 12 a gruppi di 3.
Tra i militari trasportati c'era il capo-cassa – il più alto in grado - che ordinava all'occorrenza, il saluto della cassa, effettuato battendo due volte – da seduti – i piedi sul fondo in legno del veicolo.
L'impianto elettrico era spostato verso l'alto, per permettere di rimanere protetto da una linea di guado posta a circa più di 80 centimetri (ma in realtà era almeno il doppio) e gli stessi gruppi ottici e le luci di guerra erano a tenuta stagna. In caso di fusibili fulminati, bastava una moneta da 5 lire da incastrare tra i due contatti e il problema era risolto.
L'ACM, poteva anche trainare un rimorchio di 4 tonnellate come per esempio i gruppi elettrogeni o shelter radio ruotati. Interessanti sono le 2 leve della trazione integrale e delle marce ridotte, dove quest'ultima è volutamente incrociata alla prima in maniera da ottenere i due effetti in un movimento.
Come venivano formati i conduttori
L'ambito corso patenti di reparto, dopo il superamento della fase teorica, prevedeva “la selezione di adattabilità, manualità e predisposizione” concetti militari fondamentali che in qualche misura utilizzo ancora io in ambito di insegnamento per patenti civili.
Ma cosa significava? Le guide per la patente C (autoveicoli superiori a 3,5 ton) venivano impartite con i CM 52, assai più rigidi e privi di servosterzo, ma quel che più inquietava era il cambio di velocità non sincronizzato e con le mezze marce. Una specie di Eaton Fuller del tempo. I marescialli istruttori, pretendevano il passaggio di tutte le marce, sia a salire sia a scalare, con tanto (ovviamente) di doppietta. Chi superava questo periodo doveva sottoporsi a un altro periodo di potenziamento chilometrico, ossia lunghi percorsi fuori dalla caserma per prendere padronanza del mezzo.
Forse teorie superate, ma a mio modesto avviso molto valide e formative. Oggi invece è l ACM il "veicolo scuola" e gli ACTL in servizio hanno un comodo cambio automatico.
Alla guida dell'ACM/ACL
La posizione di guida anche se raccolta è buona, ma per l'enorme moltiplicazione della scatola dello sterzo (servoassistito) guidare con le mani in posizione 9 e 15 fisse, non permette di modificare a sufficienza la traiettoria. Infatti nella pratica è molto più congeniale condurlo con una mano a ore 12, affinché nelle svolte, la portata della rotazione del volante risulti il doppio rispetto a quella con le mani alle 9 e 15.
In caso di bagnato va posta particolare attenzione. Infatti, considerato il baricentro spostato sull'anteriore, il retrotreno risulta molto più leggero e i fenomeni di sovrasterzo non sono rari, soprattutto se innescati da una svolta con rilascio del gas. È anche vero però che l'ACM si riprende subito senza troppa fatica, velocità permettendo; bisogna però sbracciare parecchio per controsterzare il volante molto moltiplicato.
I veicoli militari operativi (e quindi non ad uso promiscuo) disponevano e dispongono per l'avviamento, di uno “stacca batterie” che i più moderni possiedono sotto forma di un bottone anonimo master; i mezzi più datati invece, come l'ACM, al posto della chiave di avviamento utilizzavano “il chiodo”.
Chissa quanti ricordi vi susciterà “il chiodo”!!!
La sua indistruttibile struttura supportata da sospensioni rigorosamente a balestra, la sua cabina ribaltabile per la manutenzione specializzata MS e un motore che voci di corridoio davano per marciante anche con poco olio lubrificante, hanno permesso al progetto 6613 G di avere numerosissime conformazioni anche civili, magari per le cave, i safari o l'assistenza a gare sulle dune desertiche, oppure semplicemente in abbinamento a un modulo abitativo posto in sostituzione degli shelter militari catalogati 2 UEO.
Iveco ACM80 4x4, (FIAT 6613 G) da 170 CV, 6 cilindri per 5.861cc di cilindrata, dotato di trazione integrale, marce ridotte e bloccaggio differenziale. E' un mezzo ex-militare dell'esercito italiano che si presta perfettamente ad un allestimento adatto alle severe condizioni dei safari africani L'ACM80 e' un robustissimo truck 4x4 sviluppato verso la meta' degli anni 70, ad uso sia militare che AdventurAfrica: SAFARI TRUCK IN UGANDA E TANZANIA commerciale. Si tratta di un modello da 4 tonnellate utilizzato per il trasporto di truppe e materiale. E' costruito interamente in acciaio secondo specifiche NATO, puo' essere convertito per il trasporto di 18 persone e ha una capacità di carico di ben 4 tonnellate.