Birra fatta in casa:
Ingredienti:
1. 7 litri di acqua
2. 2,5 kg di malto macinato
3. 50 grammi di luppolo
4. 30 grammi di lievito di birra
ESECUZIONE :
In una grande pentola scaldare l’acqua a 50 ° Celsius , e una volta raggiunta questa temperatura, aggiungere il malto macinato . da quando si inizia ad aggiungere il malto e per tutte le fasi eseguite a caldo che seguono occorre mescolare con un grosso cucchiaio di legno facendo in modo che non si formino grumi e che il preparato non si attacchi alle pareti del recipiente . altra avvertenza importante valida per ogni fase della produzione della birra è la pulizia ineccepibile delle attrezzature che vengono utilizzate. Notare il colore grigiastro della miscela che, appena pronta , va portata per 10 minuti a 65 ° celsius e poi a 75 ° centigradi impiegando 10 minuti per raggiungere questa gradazione calorica e altri 15 sosta senza che la temperatura abbia ad alzarsi o ad abbassarsi mantenendosi costante. Notare che durante queste pause il colore della miscela è passato dal grigiastro al marrone: l’amido è stato trasformato in zucchero dagli enzimi diastatici presenti nel malto , è avvenuta la “ saccarificazione” . Per controllare che veramente tutto l’amido sia stato trasformato in zucchero si puo mettere qualche goccia di miscela su un piattino bianco e aggiungere 2 gocce di tintura di iodio; se diventa blu , c’è ancora amido, . In questo caso occorre mantenere la temperatura a 75 ° Centigradi e ripetere la prova con lo iodio ogni 5 minuti , finche la saccarificazione è avvenuta completamente. Togliere la miscela dal fuoco e lasciarla riposare per 15 minuti, .
Mentre la miscela riposa preparare un filtro ricoprendo un colapasta con un canovaccio .
La filtrazione è un lavoro piuttosto delicato : inizialmente è bene prelevare con un mestolo solo il mosto , senza le trebbie ( parte non solubile del malto ) che si sono depositate. Alla fine , quando il mosto è passato, filtrare anche le trebbie.
Dopo 30 minuti potete comunque buttare via tutto quanto è rimasto nel filtro. Il mosto così ottenuto avrà oltre 20 ° saccarometrici e lo dovete diluire fino a 15 ° saccarometrici con acqua a 75 ° C . portare il mosto diluito a bollitura e far bollire per 30 minuti con 10 grammi per litro di luppolo. Finita la bollitura usare un’altra volta il filtro ( colapasta e canovaccio ) per eliminare il luppolo esausto
Ora il il mosto è pronto e deve raffreddarsi , ma mentre è ancora caldo , riempire una bottiglia da 0,33 litri e tappare bene. Coprire quindi la pentola con un telo in modo che nulla possa rovinare il mosto durante la sosta di raffreddamento . Raggiunti 15 ° C ( se la temperatura del locale non è sufficientemente bassa , aiutarsi col frigorifero ) , usare ancora una volta il colapasta e canovaccio per eliminare il torbido che si decanta nella pentola . il mosto in bottiglia va messo in frigorifero . ora si può procedere con la fermentazione : per farla avvenire aggiungere 10 grammi litro di lievito di birra pressato , mescolando energicamente per ossigenare il mosto. L’ossigeno , in questa fase, è infatti necessario per aiutare il lievito a moltiplicarsi. Sempre tenendo il recipiente coperto con un canovaccio, lasciarlo in cantina a fermentare. Se tutto procede bene dopo 5 / 6 ore apparirà una sottile schiuma che presto tenderà a somigliare a panna montata . dopo 30 ore la schiuma sarà coperta da una sostanza marrone: resine di luppolo. Queste sono da togliere con un cucchiaio perfettamente pulito facendo
molta attenzione a levare solo la parte marrone e non tutta la schiuma. Dopo circa 50 ore circa la schiuma sarà scomparsa e la fermentazione finita.
Il prodotto che avete adesso è la cosiddetta “ Birra Giovane” . è sgassata , poco vivace , di poca personalità e molto grezza. Ora dovete farla maturare . Prendete la bottiglia di mosto dal frigorifero facendo molta attenzione a non agitarla e versatela piano, senza smuovere il deposito che si è formato sul fondo , in un recipiente della stessa capacità di quello dove avete fermentato il mosto . versate sopra, sempre piano per non riportare in sospensione il lievito, la giovane birra appena preparata . mescolate brevemente, imbottigliate e infine tappate bene le bottiglie e ponetele in una fresca cantina. Il mosto non fermentato della bottiglia ed il lievito ancora in sospensione nella birra giovane , danno inizio alla seconda fermentazione in bottiglia. L’anidride carbonica che si sviluppa durante questa fermentazione – piu lenta della prima dà la giusta gasatura alla birra e, nel giro di 3 / o 4 settimane , il prodotto è pronto per il consumo . poichè questa birra non è filtrata , muovere le bottiglie sempre con attenzione per non portare in sospensione il lievito. Prima di stappare per farvi una sana bevuta , portatela alla giusta temperatura di 8/ 10 ° C e poi versatela lentamente , se avete lavorato bene vi gusterete una birra deliziosa , anche se piuttosto forte , perché oltre 20° saccarometrici. La birra è soggetta a imposta di fabbricazione UTIF –
Come fare la birra in casa :
l’inconveniente nel produrre la birra è la difficoltà di filtrare la birra finita, poiché la filtrazione dev’essere eseguita in contropressione, per non perdere la saturazione di anidride carbonica
per ogni litro di birra occorrono circa 15 grammi di malto per ogni grado saccarometrico che si vuole ottenere di mosto. Per una birra normale di 12 gradi , che risulterà poi avere circa 4 gradi alcolici in peso o 5 gradi alcolici in volume, occorrono dunque circa 180 grammi di malto . per una birra leggera di 6 ° saccarometrici occorrono 90 grammi di malto e per una birra doppio malto di 18 ° circa 270 grammi di cereali. Il malto puo anche essere in parte sostituito con altri cereali non maltati, la legge prescrive un massimo del 40 % sul totale delle materie prime, ma non è consigliabile andare oltre il 25 % della quantità dei cereali. Inoltre , in questo caso, si deve eseguire la seconda variante, quella a decozione della miscela. Il malto puo essere acquistato , ma vedremo fra poco come si puo produrre in casa.
Per ogni litro di birra occorrono poi 1,5 grammi di luppolo, in fiore per le birre normali e amabili di aroma, senza marcato carattere di luppolo. Per le birre alle quali si vuole conferire un marcato carattere di luppolo occorrono 3-4 e anche 5 grammi di luppolo in fiore, mentre per le birre inglesi fortemente luppolate si può arrivare anche a 7-8 grammi per litro . il luppolo può essere raccolto nei boschi , in autunno, . in ogni caso , per la fermentazione occorrono 5 grammi di lievito in pasta fresco, oppure 1 grammo in polvere liofilizzato. Il lievito è molto importante per la qualità della birra, ma è molto difficile da coltivare. In teoria è anche possibile procedere con una fermentazione spontanea , come nel caso delle GUEZE, ma allora la fermentazione deve svolgersi in un locale in cui sia presente una determinata flora microbiologica costante, che deve essere anche presente nei recipienti, in cui si svolge la fermentazione, i quali a questo scopo sono di legno .
Molto importante è avere a disposizione una buona acqua , povera di carbonati di calcio e magnesio e possibilmente ricca di solfati e cloruri. L’acqua di città a cui si aggiunge cloro per renderla potabile non si adatta per la produzione di birra
La produzione dell’orzo
Se si ha un orto, si puo iniziare la fabbricazione della birra dall’orzo o dal frumento stesso. Il rendimento per ettaro è normalmente 4000/5000kg , seminando 100/150 kg di cereali da semina. Un metro quadrato di terreno richiede quindi 10 grammi di semente e puo dare 500 grammi di cereale, con cui si possono produrre 2,5 litri di birra, si sceglierà un buon orzo distico, cioè un orzo che ha sulla spiga solo due ranghi
E che percio è meglio sviluppato nel suo rapporto scorze/contenuto della carosside, un orzo primaverile , si semina in autunno o primavera , si raccoglie in giugno luglio.
L’orzo raccolto , dopo averlo pulito dalle impurità , lo si lescia dormire o riposare per qualche settimana, se l’umidità è alta è bene asciugarlo in forno per 24 ore facendo attenzione che la temperatura non superi 40 ° C
La trasformazione del cereale in malto
L’orzo ben riposato si mette allora in acqua fredda 12/14 ° C per 48 ore, avendo curadi far immergere tutti i chicchi ed eventualmente togliendo quelli che galleggiano in superficie. L’acqua deve essere sostituita ogni 6 ore, con acqua fresca, affinchè non soffochi il cereale, e ad ogni ricambio dell’acqua è bene lasciare il cereale senz’acqua un paio d’ore, affinche possa adeguatamente respirare. Il controllo del giusto grado di macerazione si ha prendendo un chicco e piegandolo sull’unghia, se non si rompe , esso è sufficientemente imbevuto di acqua e quindi la macerazione ha termine.
Dopo 48 ore si stende il cereale su una superficie assorbente, allo scopo di mantenere costante l’umidità
nel chicco. ogni 6 ore si rivoltera lo strato di cereale , affinchè si abbia una germogliazione omogenea e fino a quando la lunghezza delle radichette che spuntano alla base di ogni chicco avrà raggiunto abbondantemente la lunghezza del chicco stesso , ciò si ottiene , alla giusta temperatura di 16-18 ° C , in 5/6 giorni e il controllo del giusto grado di germinazione si ha schiacciando un chicco e spalmando fra le dita il suo corpo farinoso, che non deve essere gommoso, ma friabile come il gesso della lavagna inumidito. Qui ha termine la germogliazione del malto destinato alla produzione delle birre chiare-
se si vuole produrre malto per birre scure, lo si lascerà ancora un giorno infeltrirsi: si osserverà allora che le radichette si attorcigliano le une nelle altre e tutta la massa di cereali in germogliazione diventerà difficile da dividere.
Si osserverà allora anche che la punta di qualche chicco spunterà il germe che dà luogo alla piantina se lo si lescia crescere oltre, ciò che però deve limitarsi al 2/3 % dei chicchi. Lo scopo del birraio termina in questo momento e la germogliazione deve subito essere interrotta per non perdere troppe sostanze utili della carosside, del corpo farinoso del chicco.
Perciò il malto verde, come si chiama a questo punto il nostro prodotto deve essere essiccato in un forno che sarà fatto riscaldare preventivamente a 40° c , temperatura alla quale il malto verde dovrà restare per 24 ore, onde asciugarsi.
La temperatura verrà poi elevata lentamente durante le ulteriori 24 ore fino a 85° c , temperatura alla quale il malto dovrà rimanere esposto durante le ultime 6 ore , per raggiungere il giusto grado di secchezza, che è di circa 4% di umidità . cio vale per il malto chiaro. Se si vuole ottenere una colorazione maggiore del
malto, come nel caso delle birre rosse o delle birre scure, la temperatura va elevata fino a 100/110 ° C anziché a 85° C , sempre lasciando a tale temperatura il malto durante le ultime 6 ore.
Il controllo dovrà far apparire il malto chiaro bianco nel suo corpo farinoso, che si sarà tagliato all’uopo e leggermente giallognolo il corpo farinoso del malto scuro.
Se si troveranno chicchi imbruniti, si è andati oltre la tostatura e il malto darà difficoltà nella seconda fase , perche gli enzimi che formano gli zuccheri sono stati indeboliti troppo.
Le radichette , cosi essiccate sono molto fragili ed è facile staccarle sfregando tra le mani il malto e setacciando poi le radichette che sono dannose alla qualità della birra. anche il malto è bene lasciarlo riposare per qualche settimana prima di trasformarlo in mosto per ottenere una migliore qualità della birra.
La trasformazione del malto in mosto
Esistono 2 sistemi fondamentali per eseguire la trasformazione del malto in mosto:
• il sistema a infusione
• il sistema a decozione
per la maggiore semplicità ci soffermeremo particolarmente sul primo, accennando poi al secondo , dato che esso è importante nel caso in cui si vogliano produrre birre di non solo malto , ma con l’aggiunta di grani crudi, cioè di cereali talliti.
In ogni caso la prima operazione da fare è macinare il cereale. Un semplice mulino da caffè è sufficiente a questo scopo , premesso che lo si regoli alla macinatura piu grossa possibile poiche non si deve ottenere farina, ma semolino del corpo farinoso e le scorze devono rimanere il piu possibile intatte per la migliore filtrazione del mosto.
Il macinato viene poi miscelato intensamente in un recipiente di acciaio o alluminio, con 3 kg d’acqua per ogni khilogrammo di macinato alla temperatura di 52 ° C per un’ora. A questa temperatura si svolge una trasformazione dalle sostanze azotate , delle proteine , che danno aminoacidi, fondamentali per lievito e polipeptidi, essenziali per la formazione di una buona schiuma. Dopo un’ora si eleva la temperatura , in ragione di circa un grado ogni minuto , fino a 65° C . a questa temperatura si rimane sempre miscelando con un buon mestolo, per un’altra ora. È qui si svolge la saccarificazione dei carboidrati che compongono la parte della carosside del malto: si formano zuccheri fermentabili, cioè quelli durante la fermentazione si trasformano in alcol e anidride carbonica . qui si determina il contenuto di alcol nella birra finita . se si lascia agire questa temperatura per un periodo di tempo piu breve si forma meno alcol , se il tempo è maggiore se ne forma di piu. Poi si porta la temperatura a 72 ° C , dove rimane per 20 minuti. A a questo punto la saccarificazione continua, ma gli zuccheri di piu alto peso molecolare che si formano non sono fermentabili e quindi qui si determina la corposità della birra finita. In ogni caso è necessario, per la qualità della birra, che la saccarificazione sia totale, cioè che non rimangano nel mosto delle tracce di amidi, che renderebbero la birra non solo meno buona , ma anche meno stabile. Per essere sicuri che la trasformazione di tutti gli amidi sia completata ci si può aiutare con una goccia di iodio che si lascia cadere su una goccia di miscela: se avviene una colorazione blu/violacea, la saccarificazione non è ancora
raggiunta. La colorazione dello iodio nella goccia di miscela non deve avvenire, deve restare paglierina come la miscela stessa.
Ciò raggiunto si porta la temperatura a 76 ° C ( in nessun caso superiore, per solubilizzare altri amidi che non potrebbero ormai piu essere saccarificati degli enzimi che oltre i 76 ° vengono denaturati) e si filtra il mosto che si è formato, liberandolo dalle scorze insolubili delle materie prime.
Questo è il sistema ad infusione -
Nel caso del sistema a decozione, di cui ci si avvale quando si usano grani crudi, cioè non maltati e che non hanno perciò gli enzimi sufficienti per auto saccarificarsi, bisogna prima procedere a una presolubilizzazione dell’amido, ciò che si ottiene al meglio mediante la cottura di queste materie prime.
I gradi crudi devono essere miscelati a parte , nello stesso rapporto cereale/acqua, contemporaneamente con la la miscela di solo malto, chiamata miscela madre , in un recipiente a parte e alla stessa temperatura iniziale. A questa miscela di grani crudi si aggiunge una quarta parte di della miscela madre, ricca di enzimi, necessari alla presolubilizzazione dell’amido dei grani crudi.
La miscela così ottenuta si riscalda lentamente( in ragione di un grado centigrado al minuto ) fino a 65 ° C , si lascia saccarificare per 15 minuti, poi si porta a 72 ° C , si lascia nuovamente saccarificare per 15 minuti e si porta alla temperatura di 80° C , alla quale avviene la “ salda d’amido” , cioè la solubilizzazione degli amidi , che solo allora possono essere saccarificati dagli enzimi del malto.
A questa temperatura si rimane per altri 15 minuti:
per migliore sfruttamento dei grani crudi si fa poi bollire per un quarto d’ora la miscela di grani crudi con l’aggiunta di malto e si travasa questa miscela cotta alla miscela madre , che nel frattempo avrà passato la sua ora a 52° C , come descritto nel sistema ad infusione.
Si può operare anche con due miscele e anche tre, come si faceva un tempo con le birre scure, ma non vale la pena, anche se il carattere della birra che se ne ottiene presenta alcuni vantaggi di pienezza, di abboccato, di aroma del malto. Si procede poi come nel caso del sistema a infusione .
A questo scopo si prende uno sgabello da cucina , lo si capovolge sul tavolo e si lega un panno pulito di lino alle quattro gambe, creando così un filtro perfettamente idoneo. In esso si versa tutta la miscela e si lascia sgocciolare il mosto fino a che le trebbie ne sono prive. Si sciacquano allora le trebbie con altri litri di acqua a 76 ° C per ogni kilogrammo di macinato usato e con essa , che si aggiunge in due o tre riprese dopo brevi intervalli , si recupera tutto l’estratto che imbeve ancora le trebbie . si ottengono cosi circa sei litri di mosto , che si raccoglie nella pentola in cui si è proceduto alla lavorazione delle miscele e che servirà ora alla cottura del mosto.
A tale scopo si porta nel piu breve tempo possibile la temperatura a 100° C per far bollire lentamente il mosto durante un’ora e mezza . quando inizia l’ebollizione , che serve a denaturare tutti i microorganismi
Gli enzimi e le proteine che contiene il mosto , si aggiunge una parte all’inirca la metà del luppolo che si vuole impiegare
La seconda parte si aggiungerà poi dopo un’ora di cottura : la prima parte contribuirà allora con i suoi tannini a far coagulare le proteine che disturberebbero nella birra e la seconda parte conferirà alla birra il profumo del luppolo. Per questa ragione si vuole aggiungere come seconda parte il luppolo piu fine
d’aroma e come prima parte il luppolo più forte. Durante l’ebollizione infatti una parte dell’aroma del luppolo si volatilizza e si perde
Alla fine dell’ebollizione risulteranno risulteranno allora circa 5 litri di mosto, con un grado saccarometrico del 12-13 % . per controllare la gradazione del mosto occorre un saccarometro , che si puo acquistare.
Ma se si vuole sapere se il mosto è piu prossimo ai 12 o ai 13° basta sciogliere 13 grammi di zucchero in 100 ml di acqua , scaldarla a 100° C per far sciogliere tutto lo zucchero e aggiungere al mosto una goccia di questa soluzione: la goccia scenderà tanto piu velocemente nel mosto, quando piu leggero è il mosto.
Se si vuole un mosto di 13° si continuerà a far bollire fino a che goccia non scende piu. Il sistema non ha la pretesa di essere scientifico , ma è molto pratico , tanto piu che poi tutto lo sciroppo di zucchero puo vantaggiosamente essere aggiunto al mosto –
Il mosto alla fine dell’ebollizione risulterà essere torbido, per le proteine che sono coagulate e per le resine del luppolo che non si sono sciolte . con il nostro filtro legato alle gambe dello sgabello e che nel frattempo si sarà vuotato e ben sciacquato, si filtra il mosto e lo si rende sufficientemente limpido per procedere alla terza trasformazione , quella di mosto in birra, grazie alla fermentazione.
Prima però il mosto deve essere raffreddato alla temperatura di fermentazione, mediante acqua corrente oppure ghiaccio: se si vuole produrre una birra di alta fermentazione , basta raffreddare a 15 ° C , ciò che normalmente è possibile con semplice acqua corrente, ma se si vuole una birra di bassa fermentazione occorre procedere con un frigorifero o utilizzando del ghiaccio , in modo che la temperatura scenda a 7° C .
Con le trebbie ricavate dalla filtrazione del mosto qualcuno si fa il pane-
• La trasformazione del mosto in birra
Al mosto cosi raffreddato bisogna ora aggiungere il lievito , sempre fresco
Comunque , il lievito dev’essere aggiunto al mosto in quantità pari a 5 grammi per ogni litro di mosto , se in pasta o un grammo per litro se liofilizzato. Nel recipiente di acciaio inox o alluminio in un locale fresco sui 5/6 ° C , si lascia quindi fermentare e si osserverà che la temperatura tende ad aumentare raggiungendo 15 o 16 ° C in questa fase aumenta il volume della schiuma. Quando si raggiungono i 9 °C dopo circa 48 ore , si mantiene costante la temperatura con ghiaccio che raffreddi la superficie del recipiente fino a che il volume della schiuma non tende ad abbassarsi cio è il caso dopo 4/5 giorni. Allora si raffredda a 4 ° C e si osserverà prendendo un campione della birra in un bicchierino , che si sono formati fiocchetti di lievito, mentre la birra è limpida
Allora è giunto il momento del travaso affinche avvenga la fermentazione secondaria e con essa la maturazione della birra. Il recipiente in questa fase è la bottiglia in vetro con tappo a vite o a chiusura meccanica, che tenga ermeticamente chiusa la bottiglia, affinchè la birra possa saturarsi di anidride carbonica . si riempiono così le bottiglie a livello normale avendo cura che il lievito non venga trascinato dalla birra
Attenzione non si devono chiudere subito le bottiglie si deve attendere il giorno successivo, se non si è formata schiuma la fermentazione è ormai cosi lenta che la bottiglia può essere chiusa l ma se si è formata nuova schiuma bisogna attendere che questa si depositi sulla superficie della birra prima di chiudere la
bottiglia per maggiore sicurezza una bottiglia dopo 24 ore: se lo sfiato è forte è bene lasciare aperta la bottiglia fino al giorno dopo
http://brewingbad.com/2015/02/i-metodi-per-produrre-birra-in-casa-pt-2-allgrain/
http://www.ilbirrafondaio.com/homebrewing/lattrezzatura/
L’Attrezzatura
Avere la giusta attrezzatura è fondamentale! A seconda della tipologia di tecnica che stiamo utilizzando avremo strumenti diversi a diversi prezzi, infatti si inizia dai circa 60 euro per un kit completo alle centinaia ed oltre per una completa attrezzatura All Grain. In Italia esistono varie aziende che producono attrezzature e dalle quali è possibile acquistare anche materie prime di tutti i generi. I principali rivenditori sono BIRRAMIA, MR. MALT, PINTA.
1) ATTREZZATURA PER KIT (ESTRATTO LUPPOLATO)
Questo é il sistema con cui la maggior parte degli appassionati comincia, l’attrezzatura é in realtà una semplice attrezzatura per la fermentazione, perché ci si limita a questa fase della produzione. E’ possibile acquistare kit completi, al costo di circa 60-80 euro, che permettono di avere tutto il necessario per iniziare. Addirittura con l’acquisto del kit viene regalato anche una lattina di estratto di malto luppolato.
I “completi” da kit sono composti da:
Un bidone per la fermentazione con un rubinetto di scarico in basso, in materiale plastico per alimenti (Si consiglia di comprare il kit che comprende 2 bidoni, in modo da poter effettuare la fermentazione in 2 fasi che consiste nel travasare, dopo circa 7 giorni di fermentazione, il mosto in un secondo fermentatore per pulirlo dal fondo di lievito esausto).
Un termometro digitale adesivo (quelle striscioline con i numeri che appaiono a seconda della temperatura) per controllare che la temperatura della fermentazione rimanga nei limiti (18° – 25° per l’alta fermentazione e 7° – 12° per la bassa).
Un gorgogliatore: una valvola che permette all’anidride carbonica prodotta dalla fermentazione di uscire, ma non permette all’aria esterna di entrare nel fermentatore.
Un densimetro per misurare il progresso della fermentazione attraverso il progressivo diminuire della densità del mosto. Questo consiste in un galleggiante di vetro che termina nella parte alta con una piccola asta graduata. Tanto più si immerge il galleggiante, tanto meno il liquido é denso. La gradazione dell’asta misura i kg di zuccheri per ogni litro (l’acqua é = 1,000).
Una provetta per effettuare la misura della densità.
Una spatola per mescolare ed aerare il mosto.
Un tubo per travasare La birra nelle bottiglie.
Una tappatrice per tappi a corona e una confezione di tappi.
Eventuali tubi per travasi.
Polvere detergente e sanitizzante.
Nel caso che non si voglia comprare un kit completo vengono descritte in seguito le attrezzature alternative facilmente reperibili in commercio. (Invero, fatti due conti, forse è più conveniente acquistare direttamente i kit piuttosto che i vari pezzi separati). Le attrezzature strettamente necessarie sono comunque:
Il FERMENTATORE dovrà essere in materiale per alimenti. Preferibili sono le materie plastiche apposite (in genere recano la dicitura), acciaio inox e vetro. Tipicamente conterrà 25/30 litri. I bidoni in materiale plastico hanno il vantaggio di potere essere chiusi ermeticamente e di applicare un rubinetto per i travasi. Si trovano anche ottimi fermentatori in inox, dal costo sicuramente più elevato rispetto alla plastica.
Per quanto riguarda il vetro si possono usare le damigiane, oppure dei fermentatori appositi detti “carboy”, anche se la pulizia risulta più difficoltosa.
Da tenere presente che con il fermentatore in vetro esiste la possibilità di rotture (durante i trasporti ma non solo!) che – a parte il pericolo di farsi male – allagherebbero la casa con 23 litri di mosto appiccicoso! A qualcuno é capitato!
Le BOTTIGLIE: a meno che non si voglia comprarle, é necessario raccoglierle, farsele regalare da amici o dai bar: dato che solitamente vengono gettate, gli si fa anche il favore di portarle via! Non sono adatte le bottiglie da vino o da acqua minerale, perché non sono abbastanza robuste. E’ anche importante che siano scure, perché la birra viene danneggiata dalla luce. Le migliori bottiglie sono quelle tipo weizen da 1/2 litro o quelle di importazione belga: robuste, scure e con il colletto alto, ma anche quelle da spumante (37 o 75 cc) o con la chiusura meccanica tipo Fischer sono ottime. Altre bottiglie di tipo comune possono andare bene, ma con alcuni tappabottiglie a leve si fa fatica ad assicurare una chiusura ermetica e solida.
TAPPABOTTIGLIE e TAPPI sono facilmente reperibili nei brico e negozi di enologia. Esistono diversi tappabottiglie (a colonna, a due leve, a martello!) tutti efficaci; magari l’ultimo é un po’ brutale e se si usano bottiglie fragili si corre qualche rischio. I tappi solitamente usati sono quelli a corona ed esistono due misure: da 26 e 29mm: quelli piccoli sono i più diffusi mentre gli altri sono solitamente usati per le bottiglie da 75cc. Si possono utilizzare – per le bottiglie tipo spumante – anche i tappi a fungo, generalmente in plastica, assicurati dalla gabbietta metallica. I tappi di sughero sono pure utilizzati per la birra ma esiste ampia discussione sulla eventualità che possano più facilmente contaminare la birra, dato che non sono facilmente sanitizzabili.
PRODOTTI PER SANITIZZARE le bottiglie e i tappi. All’interno dell’attrezzatura da kit si trova solitamente i metabisolfito (usato in enologia), che non é certamente il migliore prodotto per rendere “sterili” gli attrezzi che entrano in contatto con il mosto. Ottimi sono quelli a base di cloro o la comunissima candeggina (non profumata) che ha una azione sterilizzante a bassissimi dosaggi.
Altri accessori non strettamente necessari ma consigliabili:
TERMOMETRO adesivo da mettere sul fermentatore;
DENSIMETRO per misurare il processo di fermentazione;
TUBI IN MATERIALE PLASTICO per alimenti da utilizzare per effettuare i travasi;
Un SECONDO FERMENTATORE é utile per eliminare i sedimenti di proteine e lievito ed imbottigliare birra più limpida;
SCOLABOTTIGLIE e SCIACQUABOTTIGLIE si trovano nei brico / negozi di enologia.
2) ATTREZZATURA PER E+G
Se si vuole personalizzare il kit aggiungendo l’estratto al posto dello zucchero, i grani speciali, del luppolo e del lievito liquido, allora tanto vale realizzare direttamente la birra partendo da estratto di malto. Lo sforzo per fare il passaggio di metodo é veramente minimo.
Oltre agli elementi per la fermentazione e l’imbottigliamento che servono per i kit, serviranno:
Una pentola di grosse dimensioni, minimo da 8-10 litri. Non é strettamente necessario che la capacità sia uguale alla birra da produrre (la bollitura infatti può essere fatta con il mosto più concentrato e poi diluito), ma sarebbe meglio avvicinarsi ad un volume vicino a quello finale. Le pentole in alluminio da conserve di 25-30 litri sono economiche e di dimensioni ideali.
Un sistema per macinare i grani speciali: l’ideale è una attrezzatura specifica per cereali, ma vanno bene i macinacaffé di vecchio tipo (non quelli a lama), oppure procedere manualmente con un batticarne. L’importante é ottenere il risultato voluto: i grani non devono essere triturati finemente, bensì schiacciati, rotti.
Un sistema di filtraggio per filtrare i grani di malto speciale macinato ed il luppolo dopo l’ebollizione del mosto. Si possono utilizzare colini, setacci etc. oppure anche dei sacchetti di tela a trama grossa entro cui mettere i grani ed il luppolo invece che lasciarli liberi nella pentola (Grain Bag e Hop Bag).
Un termometro 0-100°C. Ottimi quelli per usi fotografici e da laboratorio.
Una bilancia sufficientemente precisa per il luppolo (vanno bene quelle da cucina o per la posta con risoluzione di 1 grammo)
3) ATTREZZATURA PER ALL GRAIN
Qualcuno ha proposto per “all grain” una traduzione ardita: “tutte grane!?”. Il passo che si compie dal realizzare la birra con gli estratti alla tecnica “All Grain” é importante in termini di ulteriore attrezzatura, ma soprattutto in tempo da dedicare ed attenzione a taluni particolari.
E’ indubbio però che con questa tecnica si aprono grandi possibilità di migliorare enormemente la qualità della birra realizzata, soprattutto per alcuni stili, anche se parimenti crescono le difficoltà di mantenere sotto controllo tutte le fasi della produzione.
Esiste una enorme varietà di accessori e gadgets (alcuni utili, altri meno) che si possono acquistare o autocostruire. Quelli strettamente necessari sono:
Un mulino per macinare grossolanamente i grani (circa 5 kg per 25 l di birra). Sino a quando ci si trova di fronte alla necessità di macinare 2-300 grammi di grani speciali da utilizzare con l’estratto, il metodo artigianale può funzionare, ma con l’all grain l’acquisto di un mulino apposito é essenziale. Esistono di diversi tipi e costi, ma c’é chi ha realizzato la cosa da sé, sfruttando una macchina per fare la pasta.
Un pentolone dove fare l’infusione (in cui si fa anche la bollitura). Diversamente dal metodo con l’estratto, la capacità della pentola deve essere maggiore di circa un quarto della quantità finale di birra.
Un sistema di filtraggio per separare i grani impoveriti (trebbie) dall’estratto; questo può essere un sacco di tela che si trova in commercio nei negozi di enologia, oppure un contenitore apposito (Lauter Tun).
Un Termometro con gabbia protettiva o a sonda.
Non strettamente necessari ma consigliati:
Una boccetta di “tintura di iodio” comunemente reperibile in farmacia. Il mosto si ottiene facendo trasformare l’amido presente nei grani in zuccheri. Poiché la tintura di iodio a contatto con l’amido acquista una colorazione nerastra (cosa che non avviene con gli zuccheri), mettendo una goccia di mosto su un piattino bianco, e mescolandola ad una goccia di tintura di iodio, potremo verificare se tutto l’amido si é trasformato. Quindi, se il colore rimarrà rossastro, la cottura sarà finita, mentre se diventerà nerastra, bisognerà continuare ancora un po’. Attenzione: la tintura di iodio é tossica, quindi non rimettere nella pentola il contenuto del piattino!!
Un sistema di raffreddamento del mosto: in E+G abbiamo la possibilità di diminuire velocemente la temperatura del mosto aggiungendo acqua fredda. In AG si fa bollire l’intero quantitativo, quindi la necessità di un sistema più efficiente della semplice immersione in vasca con acqua fredda. Quello più usato é il “Wort Chiller”, una serpentina in rame immersa nella pentola dopo la bollitura: si collega l’acqua fredda del rubinetto ad uno dei due capi della serpentina, attaccando all’altra un tubo per lo scarico dell’acqua nel lavandino.
Un sistema di ossigenazione del mosto: l’ossigeno é importante per lo sviluppo del lievito nella prima parte della ef rmentazione. La bollitura elimina l’ossigeno disciolto nell’acqua ed é necessario reinserirlo con qualche mezzo. In parte ci si può riuscire nei travasi del mosto raffreddato oppure agitando il fermentatore. Il sistema meno impegnativo é quello di utilizzare le pompe per acquari, avendo l’accortezza di sanitizzare i tubi e le pietre-diffusori (per queste ultime meglio con superalcolici – alcool etilico o vodka ad esempio – rispetto alla candeggina che può rimanere in parte presente).
Un Tester per PH. Misurare il PH in All Grain non è indispensabile ma può rilevarsi un grande aiuto, infatti un corretto valore del pH dell’acqua prima dell’aggiunta dei malti e in fase di mash dopo, permette agli enzimi di lavorare al meglio durante le diverse fasi del mash: dal protein rest alla saccarificazione. Con un tester digitale possiamo facilmente monitorare il pH. Che può essere corretto con l’ aggiunta di sali, come il solfato di calcio, il carbonato di calcio il bicarbonato di sodio etc. oppure con dell’acido lattico.