Quale poteva essere il sostituto del VM90, l'inarrestabile e fedele compagno di lavoro di migliaia di militari nel corso di più di 35 anni? Tre decenni che potremmo definire tre epoche, se con epoche ci riferiamo a tre momenti della storia del nostro paese; il monopolio anni ‘80, il cambio delle strutture aziendali nel decennio ’90, e poi arriva il duemila, il nuovo secolo di crisi economica e forte concorrenza, ma in questo lungo periodo, le qualità alla base del VM90 sembrano aver tenuto duro.
In queste tre fasi il VM90 grazie alla sua semplicità tecnica, affidabilità e ampia mobilità, ha saputo migliorarsi vestendo davvero tanti allestimenti che lo facevano riconoscere sempre grazie a un suo particolare, i simpatici fanali anteriori.
Un po' un’anteprima…
Diversi restyling dal ’78 al 2014 hanno riguardato anche il VM 90 e nel 2016 in occasione della Eurosatory svoltasi a Parigi (foto seguenti), viene presentato un prototipo di Multiruolo ancora in fase sperimentale e destinato a sostituire i VM90 nelle Forze Armate.
Dall’Iveco Defence Vehicles di Bolzano nasce il MUV Military Utility Vehicle / 70.20, una macchina operativa di gran lunga superiore al concetto storico già conosciuto e dopo averlo accuratamente passato in rassegna per gli appassionati del giornale, posso proporvi qualche aspetto che lo contraddistingue, primo fra tutti quello di non confonderlo, anche se la tentazione è tanta, con il parente civile Daily.
Potremmo risalire al MUV con le sigle progettuali M 70 20 WM 4x4, dove i numeri 70 e 20, rappresentano portata massima e cavalli, tuttavia le cifre 70/20 abbracciano tutte le versioni, ma può essere interessante sapere che la versione a 180 CV sarà la prima ad essere presentata, mentre quella con 200 CV sarà lanciata solo in un secondo tempo.
La sana passione per il 4x4 dei proprietari di ex veicoli militari o militarizzati e quindi reimmatricolati ci ha fatto notare attraverso i forum interessanti realtà che sottolineano le grandi differenze presenti nella componentistica militare. Infatti oltre alle misure diverse, molti particolari, come i cilindretti dei freni, gli ammortizzatori e il servofreno risultano costruiti per garantire sforzi maggiori e resistere molto di più rispetto agli analoghi della produzione civile al fango, alla polvere o all’acqua. Luigi, in questo contesto, sosteneva che alcuni test militari (prevedono oltre ad uno specifico utilizzo al limite per tutta la struttura meccanica e motoristica, una permanenza in un ambiente coibentato dove vengono portati a temperature di +90° e –50° e successivamente smontati, analizzati e radiografati tutti i pezzi.
Il MUV 70.20
Seppur abbia le carte in regola per essere equipaggiato come veicolo tattico, questo ruolo sarà demandato al veicolo di classe superiore, cioè il multiruolo LINCE LMV, che come sappiamo, risponde a caratteristiche specifiche di allineamento NATO per questo segmento
Una struttura unica che ricorda la resistenza di un camion
Il telaio appositamente progettato e analogo a quelli utilizzati per i camion con longheroni longitudinali a sezione rettangolare a C. Un concetto, in realtà già conosciuto nei veicoli adibiti alla difesa, basti pensare al telaio del VTMM Orso, ma anche di altri ruotati esteri costruiti per questi scopi.
Il concetto quindi prevede un'unica struttura alla quale si possono associare diversi allestimenti, tra cui quello corazzato. Questo principio basilare dei longheroni è comunque adottato anche sulla versione del New Daily, indipendentemente dalle potenze e, a cambiare, sembrano essere gli spessori delle lamiere dei supporti, che per l’uso militare dovrebbero essere di 5 mm.
Un particolare, quello del telaio, che oltre ad offrire maggior rigidità torsionale e maggiore resistenza ai carichi, conferisce una guidabilità più pronta e precisa alzandolo anche maggiormente da terra rispetto al precedente VM90, del quale monta gli stessi pneumatici Michelin 255/100 R16.
L’altezza fa la differenza su questo genere di veicoli e il beneficio lo si apprezza con i maggiori angoli di attacco, dosso e uscita, che gli conferiscono tra l’altro ottime doti di off road estremo.
Il sistema di ammortizzatori richiama il concetto, anche se aggiornato, del VM90, con ponte rigido posteriore e ruote indipendenti anteriori. Gli organi anteriori sono però stati riprogettati e irrobustiti aumentando il carico utile sull’avantreno di ben 500kg.
I motori: una cilindrata e tre potenze
La velocità dovrebbe essere limitata a 110 km/h, ma questo dipende anche dal rapporto di trasmissione oltreché dalle normative comunitarie per queste specifiche macchine militari.
Tuttavia osservando i grafici del motore FC1 3.0 civile, l’idea che mi faccio è di come la coppia motrice si possa apprezzare già poco dopo il 1100 giri e sino ai 3000, periodo in cui questa forza s’incrocia con il crescere della sua potenza facendo raggiungere al veicolo (civile) velocità di oltre i 130km/h. Una risposta del motore pronta che mi ricorda la piacevole spinta del Mercedes Sprinter suo concorrente.
Trasmissione e guida con ripartitore a 13 rapporti
Il MUV si differenzia anche “sotto scocca” infatti, se nelle versioni civili uno dei punti di forza sono i suoi 24 rapporti, la scelta militare ricade su due differenziali e un ripartitore centrale che grazie al concetto epicicloidale offre 13 rapporti, sei ordinari stradali e altrettanti sei ridotti, più chiaramente due retromarce, una lunga e una ridotta.
Non è ancora noto se a questa tipologia di trasmissione verrà associato un cambio tipo ZF con splitter o se l’inserimento della riduzione avverrà tramite un’apposita leva sul tunnel centrale. In ogni caso “quanti ricordi e doppiette sul bilico con lo zf…”
Già con l’uso della sola prima marcia normale, che è abbastanza corta, si garantirebbe al MUV di poter operare in buona parte delle sue funzioni off road.
È prevista la versione con cambio automatico ZF con convertitore di coppia a 8 rapporti, che diventano 16 con le ridotte.
Una guida alta e uno sterzo preciso e diretto, rendono la sua conduzione sicura e operativa basandosi su tre livelli di condizione stradale: Fondo stradale, Standard o Fuoristrada.
Forse con il baricentro spostato sull’anteriore “cercare” qualche sovrasterzo è possibile e comunque sempre semplice e intuitivo da riprendere soprattutto se consideriamo il controllo offerto dai vari ausili di stabilità e controllo. Lo sterzo lo si può apprezzare anche nell’utilizzo urbano dove il suo raggio di sterzata ridotto è uno dei punti forti. In autostrada sembra una comoda e grossa automobile e l’insonorizzazione è favorita dal sistema di ammortizzatori, che in un certo senso si adeguano alla tipologia di terreno. Tuttavia i sedili, almeno per ora, non hanno una profilatura di contenimento apprezzabile, e con la sua altezza le forze laterali possono far oscillare abbastanza gli occupanti.
L’impianto elettrico opportunamente protetto, avrà due circuiti, uno a 12 volt e uno a 24 per determinate funzioni nell’utilizzo militare. Sulla plancia, interruttori a parte, la strumentazione sarà probabilmente più spartana e indispensabile, tuttavia è presto per avanzare certezze.
Un impianto frenante al top e con ben quattro freni a disco, oltre a moderni sistemi ABS e ESP, garantiscono le sue prestazioni, ma c’è anche la possibilità d’interrompere la rotazione della ventola motore in caso di passaggi in acqua, dove il limite di immersione è notevole.
Anche i blocchi di trasmissione trasversali e longitudinali, possono disattivarsi automaticamente a tutela degli organi meccanici, qualora ci si dimentichi del loro precedente inserimento.
È da capire se la serie militare definitiva adotterà il volano bi massa che rende molto più dolce la guida contribuendo all’insonorizzazione e non solo. Infatti se la frizione è mal utilizzata, ad esempio nei rilasci violenti, questa soluzione può danneggiarsi rendendo rumorosa e poco dolce la
L’avventura avviene sotto il sole di luglio in un’area desertica qualche anno fa, dove la temperatura percepita, era quasi di 50°, con indosso Scbt, elmetto e jacket. Di Milano eravamo io e Antonio Sartori, più altri due colleghi, un campano e un toscano. Il nostro compito prevedeva di innalzare strutture sanitarie per la cura dei civili e i mezzi impiegati erano diversi VM90 e qualche ACTL. L’acqua a disposizione oltreché per dissetarci, la utilizzavamo anche per raffreddare il corpo.
Al termine dell’attività quando gli altri veicoli impegnati nell’attività stanno già muovendo il nostro “protetto” fa i capricci e sembra non voler più mettersi in moto.
Dalle due botole aperte sul tetto dello “Scarrafone” escono imprecazioni colorite, alcune in napoletano, altre in romano ma quelle più “folcloristiche” erano di un toscano che continuava ad esclamare: “maremma…”
Scesi a terra e ci siamo messi a spurgare il circuito. Infatti qualche bolla d’aria o peggio del gasolio sporco nel condotto di mandata potevano essere la causa dell’avaria in un sistema con pompa in linea e non Common rail. Purtroppo anche dopo lo spurgo i tentavi di Antonio Sartori di farlo partire mentre metto in pressione il circuito sono vani e con me ho solo una giberna con un utensile mille usi e le parole confortanti dei colleghi. Ero pronto a fare un by pass extra filtro - avrebbe fumato un po' di più ma saremmo tornati a casa. Dopo esserci guardati tutti e quattro in faccia, decidiamo di togliere prima il filtro del gasolio e ripulire successivamente la condotta di mandata al sistema con pompa in linea.
Rimontata la cartuccia e tubi, incrocio le dita e il buon Antonio con moderata accelerazione e frizione abbassata riesce a far partire il nostro VM90 e tra i volti stanchi dei colleghi spunta un solare sorriso che illumina la serata, accompagnato anche da qualche simpatica “esclamazione” ma sono sempre quelle del toscano a risultare le più memorabili e divertenti. Il giorno dopo il nostro VM90 finisce in officina per il tagliando e comprendo che i tagli ai fondi si ripercuotono anche su certi inconvenienti.
Formazione
IL MUV 70.20 abbraccia diverse tipologie di peso totale a terra e quelli con massa entro le 3,5 tonnellate sono conducibili con patente militare modello 2, la B civile, mentre oltre questo valore è necessario possedere il modello 3 militare.
La conoscenza del mezzo e anche una certa cultura tecnica sul MUV sono però necessarie per farne apprezzare in pieno le sue caratteristiche e soprattutto per mantenerlo in perfetta efficienza utilizzandolo soprattutto con competenza.
6500 VM90 a fine servizio
Attualmente l’Esercito Italiano avrebbe la necessità di sostituire ben 6.500 VM90, il debutto in caserma del MUV 70.20 sembra quindi vicino. Molti VM90 saranno venduti e reimmatricolati e alcuni di questi magari passeranno alle Associazioni d’Arma, come quella degli Autieri della TRAMAT, o dell’ANGET delle Trasmissioni, piuttosto che l’ANA o l’ANPdI, che in base ai loro nobili ideali associativi, a cui mi sento di rivolgere un sentito ringraziamento, perseverano come volontari nei compiti di ausilio e protezione civile in caso di calamità nazionali. Ma tra queste associazioni d’Arma, c’è la new entry in ASSOARMA, l’ANMCRI di Crocerossa, al cui capo c’è il colonnello Giuseppe Scrofani, impegnato più che mai insieme ai professionisti volontari del Corpo militare nel voler trasmettere le tradizioni di soccorso all’uomo e alla sua sofferenza, ovunque e qualunque esso sia.