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 corda misura

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MessaggioTitolo: corda misura   corda misura Icon_minitimeGio Mag 13, 2021 8:57 am

CORDA. - Antica misura di lunghezza, usata a Palermo, a Messina e in altre località della Sicilia: equivaleva a m. 33,036518. La corde, antica misura francese di volume (per la legna da ardere), equivaleva a stere 3,839 = m3 93,808 (v. cuerda).

SISTEMA METRICO SICULO


Il sistema di pesi e misure in vigore in Sicilia prima dell’annessione all’Italia – è noto – non era il Sistema Metrico Decimale ed i suoi derivati giunti fino al moderno Sistema Internazionale. Con un interesse esclusivamente storico, troviamo giusto che i Siciliani di oggi conoscano i pregi e la precisione del sistema con cui i nostri avi misuravano e pensavano, anche per poter leggere documenti d’archivio o capire espressioni relativamente recenti. Si propone di seguito tale sistema, più volte corretto nei secoli e che trovò una sistemazione scientifica ai primi dell’Ottocento in un momento eccezionale della nostra storia e per l’opera di valentissimi scienziati (Piazzi, Marabitti, Cacciatore ed altri).

Misure di lunghezza:

Unità fondamentale è il Palmo Siciliano (Parmu Sicilianu) pari a cm 25,80978.

Così il Metro lineare sarà pari a Palmi 3,8745.

Da notare che il Palmo è molto simile alle misure in vigore in Europa prima dell’avvento del sistema decimale. Ad esempio un antico Piede romano era pari a cm 29,56 ovvero il Piede anglosassone o russo è pari a cm 30,48, cioè a circa 1,18 Palmi siciliani.

Visivamente:



quelli d’antico regime, precedenti alla rivoluzione decimale di fine Settecento:

1/12 di Palmo era un’Oncia lineare (Unza liniari), pari a cm 2,150815 (esattamente come un pollice inglese è pari a 1/12 di piede, cioè a circa cm 2,54);

a sua volta 1/12 di Oncia era una Linea (Linia), pari a mm 1,79234583 (un po’ meno della corrispondete “line” inglese, pari a circa mm 2,11 e anch’essa pari a 1/12 di pollice);

infine, particolarità del sistema siculo, la piccolissima Linea si divideva ancora in 12: 1/12 di Linea era la microscopica misura, ai limiti della visibilità ad occhio nudo, di un Punto (Puntu), pari a circa mm 0,15, ovvero – se si preferisce – a 1.493,62152778 micron, in pratica il diametro di un puntino disegnato con un’affilatissima matita.

I multipli, anch’essi in numero di tre, erano i seguenti:

8 Palmi costituiscono una Canna Siciliana, pari a 2,0647824 metri (qui la lunghezza anglosassone più simile è il fathom, 2 iarde, pari a m 1,8288);

16 Canne, a loro volta, fanno una Corda pari a m 33,0365184, unità di misura molto significativa perché pari al lato del quadrato di superficie pari a un “Tùmminu”, assai in uso nelle misure agrarie fino praticamente ai giorni nostri;

45 Corde, infine, (o – se si preferisce – 5760 Palmi) costituiscono il Miglio Siciliano (Migghiu Sicilianu), pari a km 1,486643328, usato per misurare le distanze stradali e le più lunghe distanze in genere.

Da notare che “questo” miglio è assai più simile a quello antico romano (km 1,478) che non ai corrispondenti anglosassoni, significativamente più lunghi (quello terrestre pari a circa 1,6 km e quelli marittimi pari a circa 1,852 km). In ogni caso è evidente la comune “parentela” che accomuna tutte queste misure con la particolarità che quelle siciliane sono sempre un po’ più piccole di quelle comuni europee.

Visivamente:



Misure di superficie:

Non ci sono particolarità di rilievo: esse sono semplicemente il quadrato di quelle lineari.

Avremo così – a base di tutte – il Palmo quadrato (Parmu quatratu), pari a circa 6,66 dm².

Similmente l’Oncia quadrata, la Linea quadrata, il Punto quadrato, la Canna quadrata, la Corda quadrata, il Miglio quadrato. Va da sé che l’Oncia quadrata è 1/12² = 1/144 di Palmo quadrato, e così la Linea quadrata è 1/144 di Oncia quadrata e il Punto quadrato è 1/144 di Linea quadrata.

Per le misure dei terreni, particolarmente usate tutt’oggi, ci sono nomi particolari come nel sistema internazionale, ma molto più dettagliati.

La Canna quadrata, pari a circa m² 4,26333, ovvero 8² = 64 Palmi quadrati, è detta Quartiglio (Quartigghiu) ed è la misura di terreno minima, pari a meno di 1/23 di centiara.

Da questa poi si sale per multipli di 4.

4 Quartigli fanno un Carrozzo (Garrozzu), pari a circa m² 17,05331, pari a poco più di 1/6 di Centiara.

4 Carrozza fanno un Coppo (Coppu), pari a circa m² 68,21322, pari a poco più di mezza centiara.

4 Coppa fanno un Mondello (Munnìu), pari a circa m² 272,85289, pari cioè a 2 centiare e 72 centesimi circa ovvero ancora circa ¼ di ara.

4 Mondella fanno un Tumulo (Tùmminu) pari a circa m² 1091,41155, pari cioè a poco più di un’ara. Da notare che come il Quartiglio è pari ad una Canna quadrata, così il Tumulo è pari ad una Corda quadrata.

16 Tumuli, infine, fanno una Salma (Sarma) pari a m² 17.462,584768, ovvero a un po’ meno di 1,75 ettari, ovvero 46 = 4096 Quartigli, che è la misura più grande in assoluto per la misura dei terreni. Da notare che “l’anello mancante” tra il Tumulo e la Salma (la quale si moltiplica per 16, cioè per 4 e poi ancora per 4) sarebbe pari a 4 Tumuli o a ¼ di Salma ed è straordinariamente vicino all’Acro anglosassone (0,43 ha contro 0,40) a riprova della stretta parentela tra i due sistemi di misurazione.

Il Miglio Quadrato, usato solo per le misure geografiche, sarà pari a 45² = 2025 Tumuli = 126,5625 Salme, ovvero ancora a km² 2,21011. La Sicilia ha un’estensione di Miglia sicule quadrate 11.632.

Visivamente:



Misure di Volume e Capacità:

Le misure di volume sono semplicemente date dal cubo di quelle lineari.

Punto di partenza di tutte è quindi il Palmo cubo (Parmu cubu), pari a circa dm³ (o litri)17,19305.

In teoria i tre multipli e i tre sottomultipli del Palmo cubo coprono ogni esigenza. In pratica, però, tra queste misure c’è troppa distanza (come nel sistema internazionale), al punto che le misure di volume si prestano bene soltanto per misurare il “piccolissimo” ed il “grandissimo”. Si vedano le seguenti equivalenze per i sottomultipli.

Un’Oncia cuba è pari a 1/12³ Palmo cubo = 1/1728 Palmo Cubo = 9,949681cm³ (o ml).

Una Linea cuba è pari a 1/12³ Oncia cuba = 1/1728 Oncia cuba = 5,757917 mm³.

Un Punto cubo è pari a 1/12³ Linea cuba = 1/1728 Linea cuba = 3,332128 decimillimetri cubi.

E parimenti per i multipli.

Una Canna cuba è pari a 8³ Palmi Cubi = 512 Palmi cubi = 8,802841 m³ (o Kl).

Una Corda cuba è pari a 16³ Canne cube = 4096 Canne cube = 36,05644 Dam³.

Un Miglio cubo è pari a 45³ Corde cube = 91125 Corde cube = 3,285643 Km³.

Come si vede si tratta di misure che rapidamente divergono verso gli estremi e quindi sarebbero di scarsa utilità nella pratica.

Così, per gli usi quotidiani, si usano le misure di “capacità” (un po’ come il litro e derivati nel sistema metrico decimale) che presentano salti di ordine di grandezza minore.

La differenza fondamentale rispetto al sistema internazionale, anche se puramente formale, è che ci sono due scale, una per gli “aridi” ed una per i “liquidi”, anche qui come nei sistemi europei tradizionali e in quello anglosassone.

La prima, quella per gli aridi, è ricalcata sulle corrispondenti misure di superficie terrestre.

Un Palmo cubo (litri 17,19305) è fatto pari a un Tumulo solido e da questo si passa a multipli e sottomultipli con il fattore costante di 4 (più o meno come nel sistema anglosassone).

MULTIPLI:

4 Tumuli fanno una Bisaccia solida (Visazza), pari a 68,772120 litri.

4 Bisacce fanno una Salma solida, pari a 2,750888 ettolitri.

SOTTOMULTIPLI:

¼ di Tumulo, invece, fa un Mondello solido, pari a litri 4,2982625.

¼ di Mondello fa un Coppo solido, pari a litri 1,074566.

¼ di Coppo fa un Carrozzo solido, pari a decilitri 2,686414.

¼ di Carrozzo, infine, fa un Quartiglio solido, pari a centilitri 6,716035.

Da notare che tutte le unità di capacità sono superiori al sottomultiplo immediato del Palmo cubo (l’Oncia cuba che è 1/6,75 del Quartiglio solido) ed inferiori al suo multiplo immediato (la Canna cuba che è pari a 32 Salme solide), dando vita nel complesso ad una scala di misurazione molto dettagliata.

La seconda, quella per i liquidi, ha una sua autonomia tratta dal mondo pratico e dai recipienti più in uso un tempo, ma sempre “scientificamente” legata all’unità di misura fondamentale che è il Palmo Siciliano.

Qui un Palmo cubo (litri 17,19305) è fatto pari ad una Quartara (l’antica anfora) e da questo si passa a multipli e sottomultipli.

MULTIPLI:

2,5 Quartare fanno un Barile (Barili), pari a litri 42,982623.

16 Barili (ovvero 40 Quartare) fanno una Botte (Vutti), pari a litri 687,721971.

SOTTOMULTIPLI:

1/40 di Quartara, invece, fa un Quartuccio (Quartucciu) pari a decilitri 4,298262.

La metà di un Quartuccio fa una Caraffa (Bucali), pari a decilitri 2,149131.

La metà di una Caraffa fa un Bicchiere o Quartino (Quartinu), pari a decilitri 1,074566.

La metà di un Quartino, infine, fa un Gotto (Gottu), pari a centilitri 5,372828.

Anche qui – come si vede – si tratta di misurazioni molto dettagliate e tutte comprese tra l’Oncia cuba (1/5,4 di Gotto) e la Canna cuba (20,48 volte una Botte). Qui la parentela con le unità anglosassoni si fa lontana perché al di là dell’assonanza di alcuni termini (Barrel o Quart) le corrispondenti misure sono molto distanti.

Misure di Peso:

La misura di peso fondamentale è il Rotolo Siciliano (Ròtulu) pari esattamente a Kg 0,793419.

Questa misura non era casuale, ma era legata a quelle di estensione da un preciso rapporto: un Rotolo era infatti pari esattamente al peso di 80 Once cube di acqua distillata, pesata in Palermo alla latitudine di 38° 8’ ed alla riva del mare sotto la pressione barometrica di 760 millimetri, ed alla temperatura di 22° 275 di termometro centigrado. Altra definizione che legava massa ed estensione, più antica ma non meno esatta della precedente era quella che equivaleva un Rotolo al peso della quantità d’olio d’oliva comune compresa nel Quartuccio (1/20 di Palmo Cubo) alla temperatura media di 64 ° Fahrenheit.

Per i multipli, e soprattutto per i sottomultipli, ne avremo di due tipi, come nel sistema anglosassone: quelli alla grossa (o Avoir-du-Pois) e quelli alla fina (Troy).

Misure alla grossa:

Multipli:

10 Rotoli fanno un Cafiso (Cafisu), pari a Kg 7,93419;

100 Rotoli (10 Cafisi) fanno un Cantaro (Càntaru), pari a Kg 79,3419.

Per i prodotti agricoli è disponibile anche una serie di multipli derivati dalle corrispondenti misure di superficie e di volume:

Unità base è il Tumulo di Peso, pari a 20 Rotoli, ovvero a Kg 15,86838;

4 Tumuli fanno una Bisaccia, pari a 80 Rotoli, ovvero a Kg 63,47352;

4 Bisacce fanno una Salma di Peso, pari a 320 Rotoli, ovvero a quintali 2,5389498;

al contrario, ¼ di Tumulo è un Mondello di Peso, pari a 5 Rotoli, ovvero a Kg 3,967095;

¼ di Mondello è un Coppo di Peso, poco piú di 1 Rotolo (1,25 per l’esattezza), pari a Kg 0,99177375;

¼ di Coppo, il Carrozzo di Peso è in realtà un sottomultiplo del Rotolo (5/16 di Rotolo), pari a 2,479434375 ettogrammi;

¼ di Carrozzo, infine, il Quartiglio di Peso, è misura poco usata, pari a 5/64 di Rotolo, ovvero a g 61,985859375.

Essendo la misura più grande (la “Salma di Peso”) una misura particolarmente grande (ben più di un quintale e circa un quarto di tonnellata) non si sente il bisogno di pesi di ordine superiore.

Sottomultipli (veri e propri):

l’Oncia Grossa, pari a 1/12 di Rotolo, ovvero g 66,11825 (un po’ piú di un Quartiglio di Peso);

la Quarta Grossa, pari a ¼ di Oncia, ovvero g 16, 5295625.

Misure alla fina:

Si tratta, ovviamente, solo di sottomultipli del Rotolo per misure di precisione.

Il 40 % di un Rotolo è una Libbra, pari a Hg 3,173676 (misura ancora piuttosto grossa, superiore al Carrozzo di Peso).

1/12 di Libbra è un’Oncia Fina, pari a g 26,4473 (notare la sensibile differenza con quella grossa).

¼ di Oncia Fina è una Quarta Fina, pari a g 6,611825.

Mezza Quarta fina è una Dramma, pari a g 3,3059125.

1/3 di Dramma è uno Scrupolo o Denaro, pari a g 1,10191083333 (circa un grammo);

1/24 di Scrupolo è un Coccio o Grano, pari a mg 45,915451388888.

1/8 di Coccio, infine, è pari ad un Ottavo, la misura di peso minima del sistema siculo, pari a mg 5,739431423611111 (in pratica poco meno di 6 milligrammi).

Qui la parentela col sistema anglosassone ancorché evidente è piuttosto lontana, soprattutto nelle misure alla grossa: l’oncia grossa, la dramma, il grano, la libbra esistono ma con pesi sensibilmente diversi da quelli siciliani. Si avvicina la libbra inglese “fina” (Pound) pari circa a Hg 3,73 che si divide pure in 12 once fine (Ounce), la quale si divide in 20 Pennywight (grosso modo corrispondenti al nostro scrupolo) il quale si divide ulteriormente in 24 grani (Grain).

Misure di tempo:

Il tempo in Sicilia non aveva misurazioni diverse da quelle in uso nel Continente europeo ma, in un’epoca in cui non esistevano i fusi orari la storia della misurazione del tempo aveva nella Nostra Terra le sue peculiarità.

Prima che nel 1893 entrasse in Italia la Convenzione Internazionale che ha diviso il mondo in “fusi” che distano un numero intero di ore da Greenwich e che è stata progressivamente accettata da tutto il mondo, ogni paese aveva la sua ora ufficiale. I francesi, per orgoglio nazionale, resistettero per una ventina d’anni circa legando il loro orologio al “meridiano di Parigi” sfasato di circa 9 minuti rispetto a quello di Londra ma poi, giustamente, si arresero.

Venendo alla Sicilia, si resta sorpresi dal fatto che – anche dopo la c.d. Unità d’Italia – il tempo non era in linea con il resto del Paese ma aveva una “sua” ora ufficiale.

L’uso di avere ore ufficiali si era diffuso con i moderni osservatori astronomici, anche se era lecito, per gran parte del XIX secolo, riferirsi anche all’ora naturale locale. Così nel Regno di Sicilia e poi nella Sicilia all’interno delle Due Sicilie, si poteva misurare il tempo con “l’ora di Palermo”, misurata nel meridiano passante esattamente per l’osservatorio astronomico posto sul Palazzo Reale, ovvero con le ore locali (Girgenti, Catania, Messina,…)sfasate di pochi minuti rispetto a quella ufficiale.

Per inciso, da quell’osservatorio fu scoperto nel XVIII secolo il primo dei Pianetini che l’astronomo Piazzi, pur soltanto siciliano d’adozione, volle dedicare alla patrona pagana della Sicilia, Cerere. E tutt’oggi il mondo chiama il più grande dei Pianetini tra Marte e Giove con questo nome tutto siciliano.

A tale eccessivo liberalismo pose termine una legge del 1866 che impose per tutta la Penisola l’ora del meridiano di Roma (allora ancora sotto il Papa), avanti rispetto a Londra di 49’ e 56”. Ma la stessa legge lasciò le due grandi isole come “paesi a sé”; così l’ora ufficiale di Sicilia fu regolata secondo il Meridiano di Palermo (53’ e 24” avanti rispetto a Greenwich) e quella di Sardegna secondo il meridiano di Cagliari (36’ e 24” avanti rispetto a Greenwich).

La disposizione – se al limite era comprensibile per la Sardegna, sensibilmente ad ovest rispetto alla Penisola (ma in linea con gli ex stati piemontesi che però avevano l’ora di Roma) – era paradossale per la Sicilia che, seppur di un soffio ad est rispetto a Roma, era ad ovest di tutte le regioni dell’ex Regno di Napoli (Abruzzi e Molise, Campania, Puglie, Basilicata, Calabria) le quali, pure, erano legate al meridiano romano.

Così chi prendeva il “postale” da Napoli a Palermo o anche soltanto chi varcava lo stretto da Villa S.Giovanni a Messina doveva mettere avanti le lancette di ¾ minuti ed anche gli orari ferroviari erano espressi in “ora locale” come quando oggi si atterra in un paese lontano. Situazione forse simpatica nella sua particolarità etnica ma ancor più paradossale se si pensa che si portavano le lancette avanti andando da est ad ovest e non – come accade normalmente – da ovest verso est. L’unica spiegazione storica plausibile è che a quel tempo la comunità politica nazionale italiana sentiva “naturalmente” la Sicilia e la Sardegna come due “dipendenze dello Stato Italiano” (specie di territorio metropolitano d’Oltremare), aventi identità geo-politica distinta da quella italiana.

Come tutti gli stati europei avevano allora un’“ora nazionale”, così pure l’avevano la Sicilia e la Sardegna, evidentemente considerate quasi due nazioni a sé.

Ad ogni modo, se vogliamo sapere qual è l’ora siciliana basta che consideriamo sempre l’ora solare (quella legale è stata introdotta solo nel 1916) e portiamo indietro le lancette di 6’ e 36”.

Un’altra curiosità, ma fino a un certo punto, era che l’anno amministrativo e fiscale, un po’ il corrispondente dell’anno finanziario di oggi, non era l’anno solare, ma l’anno indizionale. Le date erano segnate con l’anno solare, ab incarnatione, cioè d.C. Ma l’anno amministrativo e finanziario non andava dall’1 gennaio al 31 dicembre, bensi – proprio come l’anno scolastico di oggi – dall’1 settembre al 31 agosto. A loro volta gli “anni indizionali” erano raggruppati in cicli da 15, che partivano dal 311/312, quando l’imperatore Diocleziano lo aveva adottato per l’Impero Romano. Poi Giustiniano lo aveva fissato nel Corpus Juris. E così tutto il mondo bizantino, fino alla sua fine, adottò questo sistema di computazione del tempo. In Europa occidentale restò diffuso per tutto l’Alto Medioevo e, in alcuni paesi, anche in età moderna.

La Sicilia, come “provincia” ideale di un Impero Romano-Cristiano che non esisteva più, rimase fedele a questa prescrizione più che ogni altra terra al mondo. Anche quando il Corpus Juris fu superato dai Codici Ferdinandei, nel 1820, in Sicilia l’anno amministrativo in uso continuò ad essere quello indizionale praticamente sino all’Unità d’Italia.

Unità di valore:

Per completezza si riportano le unità di conto e di valore in uso in Sicilia fino al 1860, sebbene sin dal 1734 fosse stata stabilita la parità perpetua fra 3 Ducati napoletani e 1 Onza siciliana, prima di questa data oscillanti tra di loro.

Moneta aurea = Onza siciliana (450 € ?)

Moneta argentea = Tarì = 1/30 di Onza (15 € ?)

Moneta divisionale = Grano = 1/20 di Tarì (75 Eurocent ?)

Picciolo = 1/6 di Grano (12,5 Eurocent ?)

Nell’ultimo periodo (1816-1860) queste furono solo monete di computo e della primitiva carta moneta (i titoli apodissari del “Banco”), perché la monetazione metallica, con un’eccezione nel 1836, presto ritirata, fu concentrata a Napoli dove c’erano i Ducati delle Due Sicilie e un sistema pressoché decimale. Da notare però che Napoli stessa monetava in Ducati ma “pensava” in Onze. Infatti le monete di maggior valore erano quelle da 3, 6, 15 e 30 ducati. Numeri strani? No, affatto, perché in realtà si avevano in mente le 1, 2, 5 e 10 Onze sicule, alla base dell’intero sistema.

* * *

Tanto dovevamo alla memoria. Oggi che farne? Magari dei gadget, per turisti. Una bella “canna sicula”, di legno, con le doppie misure, sicule e decimali da una parte e dall’altra, facilmente ripiegabile in 8 parti, ciascuna quindi pari a un palmo. O piccole bilance che danno il peso espresso nelle due unità di misura. O medaglie raffiguranti le monete antiche. Chissà. L’identità ha anche un valore economico, da non buttar via. O anche nulla, se non la capacità di leggere e comprendere un documento o contratto antico. La memoria di per sé per noi vale.



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MessaggioTitolo: Re: corda misura   corda misura Icon_minitimeGio Mag 13, 2021 8:58 am

corda misura Cord-wood


Cord , unità di volume per misurare la legna da ardere accatastata. Un cavo è generalmente equivalente a una pila 4 × 4 × 8 piedi (128 piedi cubi) e la sua suddivisione principale è il piede del cavo, che misura 4 × 4 × 1 piedi. Un cavo standard è costituito da bastoni o pezzi lunghi 4 piedi impilati in un rick di 4 × 8 piedi. Un cavo corto è un rick di pezzi di 4 × 8 piedi più corto di 4 piedi, e un cavo lungo è un rick simile di pezzi più lunghi di 4 piedi. Una corda per il viso è una pila di pezzi di 4 × 8 piedi lunga 1 piede. Il cavo è stato originariamente concepito per misurare la legna da ardere ed è stato chiamato così perché una linea, una corda o una corda veniva utilizzata per legare il legno in un fascio.



La quantità utile di legno che una corda contiene effettivamente varia notevolmente, a seconda di fattori quali il tipo di legno, le dimensioni e la rettilineità dei pezzi e la quantità di corteccia presente. Un albero con un'altezza utilizzabile di 40 piedi e una circonferenza di 6,25 piedi conterrà circa una corda di legno.
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MessaggioTitolo: Re: corda misura   corda misura Icon_minitimeGio Mag 13, 2021 9:00 am

corda misura Valanzone
Antiche unità di misura in Lucania
(Unità de misure de' 'na 'vota (poco r' cchiù, poc 'r men) ma che se usan' angora pure mò! Se ve' vulete comprà 'nu tummulu r' terra o 'nu stoppiglio de grano o di orzo, mo' co' 'ste tabelle non ve pozzono piu' frecà !!). Raccolte da 'cumba Peppe e 'zi Nicola da Gino Di Grazia.
Anticamente in Lucania, con poche varianti, si usavano altre misure. Per esempio, l'unità di misura della superficie era il tomolo, assieme ai suoi multipli e sottomultipli: la canna, il palmo, la pignatta, la quartara, il rotolo, la soma, la versura, il carro. Il valore del tomolo era variabile da comune a comune, a Potenza come a Matera corrispondeva a 4.087,89 m. Molte di queste misure furono dichiarate nell'era fascista fuori legge ufficialmente. Esse continuano pero' ad essere usate ufficiosamente ancora oggi su tutto il territorio lucano. Nei tempi antichi si misuravano le distanze in base ad elementi del corpo umano, a percorsi a piedi o a capacità lavorative rispetto a un campo da lavorare. Le prime unità di misure provengono dall'Oriente, passando poi in Egitto, Grecia e Roma dove subirono trasformazioni. Le unità di misura però non erano omogenee, e ciò rendeva difficile il commercio, soprattutto per Roma che commerciava con Oriente e Occidente, per cui si dovettero stabilire regole precise. Un piede, o un braccio, ad esempio, non era uguale per tutti, per cui si crearono tabelle comparative. Il sistema di pesi e misure in Vigore in Lucania prima dell'Unita' d' Italia, non era il Sistema metrico Decimale ed i suoi derivati giunti fino al moderno Sistema Internazionale delle Misure. Ritengo necessario che i giovani di oggi conoscano i pregi e la precisione del sistema con cui i nostri avi misuravano e pensavano, senza nessuna pretesa nostalgica. Qui di seguito propongo approssimativamente tale sistema, che e' stato piu' volte corretto nei secoli. La mia ricostruzione di tale sistema non si puo' ritenere definitiva, perche' avendo raccolto informazioni qua' e la', questi dati potrebbero ancora venire rettificati, prego percio' al navigatore che ne sapesse di piu' in riguardo di scrivermi una email per eventuali correzioni.

Misure di lunghezze
L'unità di misura per le lunghezze era il palmo, uguale a circa m. 0,26.
Le misure più lunghe del palmo erano: il passo, composto di sette palmi, uguale a circa m. 1,57;
la canna, formata di otto palmi, uguale approssimativamente a m. 1,68;
(Altre fonti dicono che il Passo napoletano sia una misura itineraria equivalente a ca. 1,86 m.).
La catena, composta di 10 passi, uguale a circa m. 15,7, secondo altri a m. 14.7;
Il miglio, formato di cento catene, uguale a circa m. 1851,55, secondo altri a m. 1570, rispondeva ad un minuto primo del meridiano terrestre. Miglio: misura itineraria equivalente a ca. 1480 m;
Le misure più corte del palmo erano: l'oncia, corrispondente alla dodicesima parte del palmo; ogni oncia si componeva di cinque minuti, uguale alla sessantesima parte del palmo.

U' Parmu (ra mana), il palmo della mano, spanna. Per palmo s'intende la distanza che intercorre tra l'estremita' del pollice e quella del mignolo di una mano aperta. Il palmo fu preso come unita' di misura di lunghezza, prima dell'adozione del sistema metrico decimale. Il palmo misura circa 26 centimetri (mediamente 25,80978) il valore di esso e' pero' variabile. Dal latino medioevale PALMUS (a. 900 Codex Cavensis), una misura di superficie. Cosi' derivante il Metro Lineare sara' di Palmi 3,8745. Il Palmo e' molto simile alle misure allora vigenti in Europa prima dell'entrata in vigore del sistema decimale. Per esempio un antico Piede romano era pari a cm. 29,56. Il Piede anglosassone o russo era pari a 30,48 cm. , cioe' a circa 1,18 Palmi lucani.

La Canna, unita' di misura di lunghezza. Dal greco KÁNNA, prestata al latino CANNA. Il suolo edificatorio si vendeva misurando a canne. (Diverse fonti dicono che una Canna corrisponda a 2,65 m.).

U' Ruotulu, il rotolo, arcaico ruotolo, antica unita' di peso anteriore al sistema metrico decimale, usata per l'olio e per la stoffa. Il termine e' ancora usato da qualche anziana tessitrice, che lo identifica falsamente con il chilogrammo. Il rotolo e' pari a circa 890 grammi. Dall' arabo RATL, che significa libbra. Il rotolo variava da Stato a Stato o da citta' in citta'. Nell' Italia meridionale valeva 890 gr., in Sicilia valeva 790 gr., a Genova valeva 470 gr., a Malta (ancora oggi!) vale 1,900 grammi.

I sottomultipli, in numero di tre, erano anch'essi molto simili ai corrispondenti anglosassoni:
1/12 di Palmo era un'Oncia lineare (Unza liniari), pari a cm. 2,150815 (come un pollice inglese e' pari a 1/12 di piede, cioe' a circa cm 2,54).
A sua volta 1/12 di Oncia era una Linea (Linia), pari a mm. 1,79234583 (un po' meno della corrispondente "line" inglese, pari a circa mm 2,11 e anch'essa pari a 1/12 di polllice.
Infine la piccolissima Linea si divideva ancora: 1/12 era la microscopica misura di un Punto (Puntu), pari a ca. mm. 0,15, ovvero a 1.493,62152778 micron.

I multipli anch'essi di tre, erano i seguenti:
8 Palmi costituiscono una Canna, pari a 2,0647824 metri (qui la lunghezza anglosassone più simile è il fathom, 2 iarde, pari a m 1,8288).
16 Canne, a loro volta, fanno una Corda pari a m 33,0365184, unità di misura significativa perché pari al lato del quadrato di superficie pari a un “Tommolo”; 45 Corde, infine, (o 5760 Palmi) costituiscono il Miglio, pari a km 1,486643328, usato per misurare le distanze stradali e le più lunghe distanze in genere.
Da notare che “questo” miglio è assai più simile a quello antico romano (km 1,478) che non ai corrispondenti anglosassoni, significativamente più lunghi (quello terrestre pari a circa 1,6 km e quelli marini pari a circa 1,852 km).

U' Disciutu (ra mana), il dito della mano, al plurale I' Risciti r' la mana, le dita della mano. Le dita si usavano per misurare la profondita' di assorbimento dell'acqua caduta nel terreno con la pioggia, oppure per misurare la quantita' di vino messo nel bicchiere e traccannato dall'ubriaco. Come unita' di misura equivaleva a 1/24 di cubito, cioe' a 0,0185 metri. Si vuol dire con questa locuzione una quantita' minima. Dal latino DIGITUS, dito.

U' Vrazzu, il braccio, al plurale i' Brazzi, le braccia. Si comprava e si vendeva a Vrázzi, a braccia. Il braccio costituiva l'unita' di misura lineare di circa 60 centimetri. I nostri nonni compravano e vandevano le stoffe ricorrendo a questa misura che era data dalla lunghezza tra la punta delle dita del braccio teso ed il mento. Le tessitrici misuravano la stoffa tessuta con un pezzo di ferro del diametro di 7 o 8 millimetri e lungo 65 centimetri, chiamato puntariéddu, puntarello. Dal latino PUNCTUS, punto + rellu, puntarellu. Tre puntariéddi, le tessitrici li contavano 2 metri, mentre invece per la precisione erano 195 centimetri!. Dal latino BRÀCHIUM, braccio, che e' deivante a sua volta dal greco BRALKHION, braccio.

U' Pieru, il piede, al plurale li' Pieri, i piedi. Il piede costituiva l'unita' di misura usata per misurare i campi, le fabbriche ed altre cose del genere. Dal latino PES o PEDIS, piede.

U' Pássu, il passo, al plurale i' Pássi, i passi. Il passo era l' unita' di misura usata dai contadini per misurare il terreno da arare. Il passo era uguale ad una falcata del capo aratore che portava con se' due biffe con in cima legate due pezze rosse, abbastanza visibili. Dal latino PASSUS, spazio tra le gambe.

Misure di lunghezze ai tempi dei Romani. I Romani adottarono come unità di misura lineare il Piede, di 29,65 cm., identico a quello attico e prevalentemente utilizzato nel mondo greco. Dalla casa di Giulio Polibio, a Pompei, e sulle tavolette ritrovate ad Eraclea, si ha invece notizia del piede osco-italico, lungo 27-28 cm.
Odometro
Descritto da Vitruvio e da Erone Alessandrino, l'odometro, lo strumento romano per misurare le distanze percorse, veniva applicato all'asse di un carro. Regolato in base alla circonferenza della ruota, che secondo Vitruvio doveva compiere 400 giri per percorrere un miglio, lo strumento era costituito da un congegno di ingranaggi dentati, forse i primi presso i Romani. Ad ogni giro della ruota i denti azionavano un dispositivo che lasciava cadere un sassolino in un recipiente per ogni miglio percorso. Alla fine del viaggio, contando i sassolini, si poteva sapere quante miglia era lungo il tragitto.


Misure di superficie


Non ci sono particolarità di rilievo: esse sono semplicemente il quadrato di quelle lineari.
Avremo così – a base di tutte – il Palmo quadrato, pari a circa 6,66 dm².
Similmente l’Oncia quadrata, la Linea quadrata, il Punto quadrato, la Canna quadrata, la Corda quadrata, il Miglio quadrato.
Va da sé che l’Oncia quadrata è 1/12² = 1/144 di Palmo quadrato, e così la Linea quadrata è 1/144 di Oncia quadrata e il Punto quadrato è 1/144 di Linea quadrata.

Per le misure dei terreni, particolarmente usate tutt’oggi, ci sono nomi particolari come nel sistema internazionale, ma molto più dettagliati.
La Canna quadrata, pari a circa m² 4,26333, ovvero 8² = 64 Palmi quadrati, è detta Quartiglio ed è la misura di terreno minima, pari a meno di 1/23 di centiara.
Da questa poi si sale per multipli di 4.
4 Quartigli fanno un Carrozzo, pari a circa m² 17,05331, pari a poco più di 1/6 di Centiara.
4 Carrozzi fanno un Coppo, pari a circa m² 68,21322, pari a poco più di mezza centiara.
4 Coppa fanno un Mondello , pari a circa m² 272,85289, pari cioè a 2 centiare e 72 centesimi circa ovvero ancora circa ¼ di ara.
4 Mondelli fanno un Tumulo (Tommolo) pari a circa m² 1091,41155, pari cioè a poco più di un’ara. Da notare che come il Quartiglio è pari ad una Canna quadrata, così il Tumulo è pari ad una Corda quadrata.
16 Tumuli, infine, fanno una Salma (Sarma) pari a m² 17.462,584768, ovvero a un po’ meno di 1,75 6 = 4096 Quartigli, che è la misura più grande in assoluto per la misura dei terreni. Da notare che “l’anello mancante” tra il Tumulo e la Salma (la quale si moltiplica per 16, cioè per 4 e poi ancora per 4) sarebbe pari a 4 Tumuli o a ¼ di Salma ed è straordinariamente vicino all’Acro anglosassone (0,43 ha contro 0,40) a riprova della stretta parentela tra i due sistemi di misurazione.
Il Miglio Quadrato, usato solo per le misure geografiche, sarà pari a 45² = 2025 Tumuli = 126,5625 Salme, ovvero ancora a km² 2,21011.

L'unità di superficie agraria usata dai Romani era lo iugero (dal latino iugerum), equivalente all'area di terreno che si poteva arare in una giornata di lavoro con una coppia di buoi aggiogati (di qui l'etimologia da "iugum", cioè "giogo"). Lo iugero corrispondeva a circa un quarto di ettaro, esattamente a 2.519,9 m². Lo iugero era idealmente concepito come un rettangolo di 12×24 pertiche di lato, ovvero come l'unione di due actus quadrati (essendo l'actus pari a 12 pertiche lineari). Corrispondeva pertanto a 288 scrupula ovvero pertiche quadrate, cioè 28800 piedi quadrati (essendo la pertica pari a dieci piedi e la pertica quadra uguale a 100 piedi quadri). La misura di superficie più piccola era il pes quadratum (piede quadrato), pari a 0,087 m². Una misura maggiore era invece l'heredium (da cui il vocabolo eredità, come quantità di terreno minima trasmissibile per legge ai figli) o doppio iugero = 5.039,8 m² (circa mezzo ettaro). La centuria (100 heredia ovvero 200 iugeri) = 503.980 m², era quindi di circa 50 ettari. Il saltus (4 centurie ovvero 800 iugeri) = 2.015.920 m², corrispondeva a circa 200 ettari di terreno.

Terreni

Il terreno era misurato in “tomoli”. Un tomolo di terreno corrispondeva a 4.000 metri quadrati. Per formare 1 ha (ettaro), 10.000 m.2, occorrevano 2 tomoli e ½ di terreno. L'unità di misura della superficie era percio' il tomolo, assieme ai suoi multipli e sottomultipli: la canna, il palmo, la pignatta, la quartara, il rotolo, la soma, la versura, il carro. Il valore del tomolo è variabile da comune a comune; a Potenza come a Matera corrisponde a 4.087,89 m2, sia nella misurazione catastale che in quella agraria. Nella misurazione agraria di Matera può anche corrispondere a 4.115,22 m2. Un tomolo e' pari a circa 68 are, pari a 6800 metri quadrati.

Misure locali correlate e misure Agrarie in Lucania:
Tomolo = 4.115 mq
Tomolo = 24 misure
Misura = 2 mezzetti
1 carro = 20 versure
1 versura = 3 tomoli
1 tomolo = 2 mezzetti
1 mezzetto = 2 quarti
1 quarto = 2 stoppelli
1 stoppello = 3 misure
1 canna lineare = 8 palmi
1 palmo = 26,5 cm
Lungh. Palmo = 10 decimi = 100 centesimi
Canna = 10 palmi
Miglio di 60 al grado = 700 canne met.
Super. Moggio = 100 canne quad., e si divide in parti decimali pari 6,9987
Capac. Tomolo = 2 mezzette = 4 quarti = 24 misure
Barile = 60 caraffe lit.
Peso Libbra = 12 once (rotolo = libbre 2 7/9) Cg 0,320759


L'unità di misura di superficie era il palmo quadrato. Per le superfici agrarie, si usava:

La versura quadrata di sessanta catene di lato, uguale ad ha. 1,2345, composta di 36 catene quadrate, di 3600 passi quadrati e di 176.000 palmi quadrati, uguale a tre tomoli;
Il carro, uguale ad ha 24.6900, formato di 20 versure o 60 tomoli;
Il tomolo, corrispondeva approssimativamente all'estensione di terreno occupata da un tomolo (volume) di grano seminato, uguale ad ha 0,4115, ogni tomolo si divideva in ventiquattro misure. (Legge 6-4-1840; deliberazione del decurionato in data 24-11-1842).
Per le vigne si usava anche, come unità di misura, la «giornata» formata di 333 viti; tre giornate erano composte di 1.000 viti; 12 giornate (viti 4.000) occupavano un tomolo di terreno.


Misure di peso


L'unità di misura per il peso era il rotolo, diviso, in 1.000 «trappesi», 20 rotoli formavano una pesa.
Rotolo: misura di peso del valore di ca. 890 g; in alcune località era pari a 3 libbre meno 3 once (ca. 810 g). Un rotolo corrispondeva a Kg. 0,89099. Cento rotoli formavano un cantaio, uguale a q. 0,8090998.
Trentasei «trappesi» formavano una libra (grammi 320,759); Per le pietre ed i metalli preziosi si usava «l'oncia» corrispondente alla dodicesima parte della libra, uguale a gr. 26,729;
L'oncia si divideva in 130 carati; (Altre fonti: Oncia, misura di peso del valore di ca. 210 g.).

Il carato in quattro grani;
Il grano in 16 «sedicesimi».
Libbra: misura di peso del valore di ca. 480 g;


Il tomolo, (dialetto: u tumm'lu), dall' arabo TUMN, un ottavo. Altre fonti invece il nome deriverebbe dal latino TUMULUS o TUMINUS (a. 1338-1364, Curia Romana). Per fare un tomolo ci vogliono 8 stuppiéddi (anche detti stoppelli) oppure ci vogliono 2 minzuddi. Il termine e' usato sia in misura di capacita', sia di misure di volume, sia di misure di superficie.
Il tomolo in misura di capacita', per legumi e cereali, variabile in base al peso specifico di ogni singolo cereale:
un tomolo di grano e' uguale a 56 Kg.
un tomolo di orzo e' uguale a 34 Kg.
un tomolo di fave e' uguale a 38-39 Kg.
un tomolo di biada e' uguale a 25 Kg.
un tomolo di olive e' uguale a 36 Kg.


Oncia, unita' di misura usata prima dell' adozione del sistema metrico decimale. In farmacia era considerato come unita' di peso, intorno ai 30 gr. Parola derivata dal latino UNCIA, dodicesima parte di un tutto. In Italia fu sottomultiplo del piede o del palmo, o del braccio, a seconda delle regioni. Nel mondo antico, l'oncia fu l'unita' di misura del sistema ponderale e monetario siculo-italiota e romano, equivalente a un dodicesimo di libbra o di asse.


Misure di capacità:


Le misure di volume sono semplicemente date dal cubo di quelle lineari. Punto di partenza di tutte è quindi il Palmo cubo, pari a circa dm³ (o litri) 17,19305.
In teoria i tre multipli e i tre sottomultipli del Palmo cubo coprono ogni esigenza. In pratica, però, tra queste misure c’è troppa distanza (come nel sistema internazionale), al punto che le misure di volume si prestano bene soltanto per misurare il “piccolissimo” ed il “grandissimo”. Si vedano le seguenti equivalenze per i sottomultipli.
Un’Oncia cuba è pari a 1/12³ Palmo cubo = 1/1728 Palmo Cubo = 9,949681cm³ (o ml).
Una Linea cuba è pari a 1/12³ Oncia cuba = 1/1728 Oncia cuba = 5,757917 mm³.
Un Punto cubo è pari a 1/12³ Linea cuba = 1/1728 Linea cuba = 3,332128 decimillimetri cubi.

E parimenti per i multipli.

Una Canna cuba è pari a 8³ Palmi Cubi = 512 Palmi cubi = 8,802841 m³ (o Kl).
Una Corda cuba è pari a 16³ Canne cube = 4096 Canne cube = 36,05644 Dam³.
Un Miglio cubo è pari a 45³ Corde cube = 91125 Corde cube = 3,285643 Km³.
Come si vede si tratta di misure che rapidamente divergono verso gli estremi e quindi sarebbero di scarsa utilità nella pratica. Così, per gli usi quotidiani, si usano le misure di “capacità” (un po’ come il litro e derivati nel sistema internazionale) che presentano salti di ordine di grandezza minore. La differenza fondamentale rispetto al sistema internazionale, anche se puramente formale, è che ci sono due scale, una per gli “aridi” ed una per i “liquidi”.
La prima, quella per gli aridi, è ricalcata sulle corrispondenti misure di superficie terrestre.

Un Palmo cubo (litri 17,19305) è fatto pari a un Tumulo solido e da questo si passa a multipli e sottomultipli con il fattore costante di 4 (più o meno come nel sistema anglosassone).
4 Tumuli fanno una Bisaccia solida (Visazza), pari a 68,772120 litri.
4 Bisacce fanno una Salma solida, pari a 2,750888 ettolitri.
¼ di Tumulo, invece, fa un Mondello solido, pari a litri 4,2982625.
¼ di Mondello fa un Coppo solido, pari a litri 1,074566.
¼ di Coppo fa un Carrozzo solido, pari a decilitri 2,686414.
¼ di Carrozzo, infine, fa un Quartiglio solido, pari a centilitri 6,716035.
Da notare che tutte le unità di capacità sono superiori al sottomultiplo immediato del Palmo cubo (l’Oncia cuba che è 1/6,75 del Quartiglio solido) ed inferiori al suo multiplo immediato (la Canna cuba che è pari a 32 Salme solide), dando vita nel complesso ad una scala di misurazione molto dettagliata.
La seconda, quella per i liquidi, ha una sua autonomia tratta dal mondo pratico e dai recipienti più in uso un tempo, ma sempre “scientificamente” legata all’unità di misura fondamentale che è il Palmo.
Qui un Palmo cubo (litri 17,19305) è fatto pari ad una Quartara (l’antica anfora) e da questo si passa a multipli e sottomultipli.
2,5 Quartare fanno un Barile (Barili), pari a litri 42,982623.
16 Barili (ovvero 40 Quartare) fanno una Botte (Votta), pari a litri 687,721971.
1/40 di Quartara, invece, fa un Quartuccio pari a decilitri 4,298262.
La metà di un Quartuccio fa una Caraffa (Buccali), pari a decilitri 2,149131.
La metà di una Caraffa fa un Bicchiere o Quartino (Quartinu), pari a decilitri 1,074566.
La metà di un Quartino, infine, fa un Gotto, pari a centilitri 5,372828.

Anche qui – come si vede – si tratta di misurazioni molto dettagliate e tutte comprese tra l’Oncia cuba (1/5,4 di Gotto) e la Canna cuba (20,48 volte una Botte). Qui la parentela con le unità anglosassoni si fa lontana perché al di là dell’assonanza di alcuni termini (Barrel o Quart) le corrispondenti misure sono molto distanti.

Le misure di capacità mancavano e quindi tutti i liquidi si pesavano.
Per misurare il vino si usava: la «salma», composta di 264 «rotoli»; ogni «salma» era formata di 22 «quartare»; ogni «quartara» pesava 12 «rotoli»;
Per misurare l'olio si usava la «quartarola» del peso di «rotoli» cinque; quattro «quartarole» formavano una «pesa» ; cinque «pese» formavano un «cantaio»;
Come misure piccole si usava: la «arrava » ed il «misurino» corrispondenti rispettivamente alla quinta ed alla decima parte del «rotolo».

La misura di peso fondamentale è il Rotolo (Ròtulu) pari esattamente a Kg 0,793419.
Questa misura non era casuale, ma era legata a quelle di estensione da un preciso rapporto: un Rotolo era infatti pari esattamente al peso di 80 Once cube di acqua distillata, pesata alla latitudine di 38° 8’ ed alla riva del mare sotto la pressione barometrica di 760 millimetri, ed alla temperatura di 22° 275 di termometro centigrado. Altra definizione che legava massa ed estensione, più antica ma non meno esatta della precedente era quella che equivaleva un Rotolo al peso della quantità d’olio d’oliva comune compresa nel Quartuccio (1/20 di Palmo Cubo) alla temperatura media di 64° Fahrenheit. Per i multipli, e soprattutto per i sottomultipli, ne avremo di due tipi, come nel sistema anglosassone: quelli alla grossa (o Avoir-du-Pois) e quelli alla fina (Troy).

Misure alla grossa:
Multipli:
10 Rotoli fanno un Cafiso, pari a Kg 7,93419;
100 Rotoli (10 Cafisi) fanno un Cantaro, pari a Kg 79,3419.
Per i prodotti agricoli è disponibile anche una serie di multipli derivati dalle corrispondenti misure di superficie e di volume:

Unità base è il Tumulo di Peso, pari a 20 Rotoli, ovvero a Kg 15,86838;
4 Tumuli fanno una Bisaccia, pari a 80 Rotoli, ovvero a Kg 63,47352;
4 Bisacce fanno una Salma di Peso, pari a 320 Rotoli, ovvero a quintali 2,5389498;
al contrario, ¼ di Tumulo è un Mondello di Peso, pari a 5 Rotoli, ovvero a Kg 3,967095;
¼ di Mondello è un Coppo di Peso, poco piú di 1 Rotolo (1,25 per l’esattezza), pari a Kg 0,99177375;
¼ di Coppo, il Carrozzo di Peso è in realtà un sottomultiplo del Rotolo (5/16 di Rotolo), pari a 2,479434375 ettogrammi;
¼ di Carrozzo, infine, il Quartiglio di Peso, è misura poco usata, pari a 5/64 di Rotolo, ovvero a g 61,985859375.

Essendo la misura più grande (la “Salma di Peso”) una misura particolarmente grande (ben più di un quintale e circa un quarto di tonnellata) non si sente il bisogno di pesi di ordine superiore.
Sottomultipli (veri e propri):
l’Oncia Grossa, pari a 1/12 di Rotolo, ovvero g 66,11825 (un po’ piú di un Quartiglio di Peso); la Quarta Grossa, pari a ¼ di Oncia, ovvero g 16, 5295625.
Misure alla fina:
Si tratta, ovviamente, solo di sottomultipli del Rotolo per misure di precisione.
Il 40 % di un Rotolo è una Libbra, pari a Hg 3,173676 (misura ancora piuttosto grossa, superiore al Carrozzo di Peso).
1/12 di Libbra è un’Oncia Fina, pari a g 26,4473 (notare la sensibile differenza con quella grossa).
¼ di Oncia Fina è una Quarta Fina, pari a g 6,611825.
Mezza Quarta fina è una Dramma, pari a g 3,3059125.
1/3 di Dramma è uno Scrupolo o Denaro, pari a g 1,10191083333 (circa un grammo);
1/24 di Scrupolo è un Coccio o Grano, pari a mg 45,915451388888.
1/8 di Coccio, infine, è pari ad un Ottavo, la misura di peso minima del sistema lucano, pari a mg 5,739431423611111 (in pratica poco meno di 6 milligrammi).

Qui la parentela col sistema anglosassone ancorché evidente è piuttosto lontana, soprattutto nelle misure alla grossa: l’oncia grossa, la dramma, il grano, la libbra esistono ma con pesi sensibilmente diversi da quelli lucani. Si avvicina la libbra inglese “fina” (Pound) pari circa a Hg 3,73 che si divide pure in 12 once fine (Ounce), la quale si divide in 20 Pennywight (grosso modo corrispondenti al nostro scrupolo) il quale si divide ulteriormente in 24 grani (Grain).

Misure di capacità ai tempi dei Romani.
Congius (misura dei liquidi divisa in 6 sextarii o 12 heminae) 3,252
Modius (misura pei grani che contiene 10 sextarii
Amphora (8 congii)
Culeus (misura massima de' liquidi contenente 20 anfore)
Le basi di Pesi e Misure
La Libra, detta anche As o Pondo, che si divide in 11 once e 1/2, è la base dei pesi romani.
La libra, come l'as per il denaro, si divide in 12 parti.
Il Modius, è la base delle misure di capacità per prodotti secchi.
L' Amphora, che contiene un piede romano al cubo, è la base delle misure dei liquidi.
Il Pes romano (piede) equivaleva a circa 30 cm ed è la base delle misure di lunghezza.
Il Cubitus equivale a 1 piede e 1/2, il passus a 5 piedi e lo stadium a 625.
Lo Jugerum, che contiene 28,800 piedi romani quadrati, equivale a circa 6/10 di un acro, ed è la base delle misure di superficie.



Misure di volume


L'unità di misura per i volumi era il «tomolo» (corrispondente a litri 55,55 e, secondo altri, a litri 55,318 o a litri 56), composto di tre «palmi cubici»; suddiviso in 2 «mezzetti», 4 « quarti », 8 « stoppelli » e 24 «misure»;
Tomolo: misura di capacità per aridi pari a 55,54 litri (Lucania) - 0,47 cantai (Napoli)
Cantaio: misura di peso pari 89 kg circa (Lucania) - 100 kg ca. Napoli;

Una «misura » corrispondeva a circa litri 2, 314; uno «stoppello» a circa litri 6,915; un «quarto» a circa litri 13,880; un «mezzetto» a circa 27,772.

U' Menziedd', il moggio, il mezzetto. Dal latino MEDIUM ILLUD, mezzo di quello, del tomolo. Usato come:
Misura di capacita', per legumi e cereali, pari alla meta' del tomolo e varia come quello, per il peso specifico di ogni cereale.
Misura di volume: un moggio e' pari a 28 litri.
Misura di superficie: un moggio e' pari a 34 are, pari a 3400 metri quadrati.

U' Stuppiedd', lo stoppello. Dal latino stuppèllus. Usato come:
Misura di capacita', per grano e altri cereali, pari all' ottava parte del tomolo. Varia come quello, in base al peso specifico di ogni cereale, e' pari a ca. 7 Kg.
Misura di volume: uno stoppello e' pari a 7 litri.
Misura di superficie: uno stoppello e' pari a 8,5 are, cioe' 850 metri quadrati.

U' Mienz Stuppiedd', il mezzo stoppello. Misura di capacita', per grano e altri cereali, pari all' ottava parte del tomolo. Varia come quello, in base al peso specifico di ogni cereale, e corrisponde al peso di Kg 3,50. Misura di volume: un mezzo stoppello e' pari a 3,50 litri. Misura di superficie: un mezzo stoppello e' pari ad are 4,25, cioe' 425 metri quadrati.


Misure per Aridi e Liquidi


(aridi = materia o sostanza solida incoerente, come grano e frumento, ghiaia e sabbia o simili, che si misura con misure di capacità come i liquidi: misura per aridi).
La sabbia di fiume, il sabbione, la ghiaia, il pietrisco ed il pietrame si vendevano "a sarma".
La sarma corrisponde alla quantità di materiale che un animale da soma riesce a portare sul proprio dorso.


MISURE DI PESO PER IL GRANO

1 misura = 2 kg.
1 mezzo quarto = 3 misure = 6 kg.
1 quarto = ½ mezzetto = 6 misure = 12 kg.
1 mezzetto = 12 misure = 24 kg.
1 tomolo = 2 mezzetti = 24 misure = 48 kg.
1 Soma di orzo = 108 kg
1 Soma di grano = 120 kg
1 Quintale 100 kg
1/2 Soma di grano = 60 kg (di orzo 54 kg)
1 Tumulo di grano = 40 kg (di orzo 36 kg)
1 Mezzetto di grano = 20 kg (di orzo 18 kg)
1 Quarto di grano = 10 kg (di orzo 9 kg)
1 Stoppeglio di grano = 1,7 kg (di orzo 1,6 kg)
1 Ettolitro = 100 litri
1 Barile = 50 litri
1 Decalitro = 25 litri
1 Litro = 1 litro
1/2 Litro = 0.50 litri
1 Quartucciu = 0.25 litri

Recipienti: 1 mezzetto che contiene circa 24 Kg di grano che corrispondono a 12 stoppegli

Misure per aridi ai tempi dei Romani.Il quadrantale romano misura un piede cubo, dunque un'anfora. Come l'anfora circa 26,027 litri. Un terzo del quadrantale è il modio romano, la misura base. urna urna 24 ~ 13 l.
anfora amphora 48 ~ 26 l.
otre culleus 960 ~ 520 l.
L'anfora ("amphora quadrantal") corrisponde a un piede cubico.
Il congio è 1/8 di anfora e pari al cubo di mezzo piede. Contiene esattamente sei sesteri.



Altri beni


LEGNA DA ARDERE

La legna era misurata in canne (ancora oggi è usata questa misurazione).
La Canna, ha la forma di un parallelepipedo lungo circa m. 4,24 - largo m. 1,08 – alto m. 1,08.
Una canna di legna pesa circa 2500 kg. = ¼ t.
Il peso esatto dipende dalla stagionatura della legna, infatti se è appena tagliata peserà di più rispetto alla stessa quantità stagionata. Una canna di legna (lunga 4,24 centimentri, alta 1 metro e profonda 1 metro) corrisponde a circa 20 quintali di legna di faggio e 24 quintali di quercia.
La legna si misura a quintale o a canna: la canna corrisponde all'incirca a 4 m3 (4,24 metri di lunghezza, 1,06 metri di altezza, 0,9 metri di larghezza). Si misura anche a soma di asino (da 50 a 100 kg) e a soma di mulo o di cavallo (da 130 a 150 kg).
In caso di compravendita di grosse partite, la legna da ardere veniva misurata "a canna". La canna è costituita da una catasta a forma di parallelepipedo avente la lunghezza di metri 4,24, l'altezza di metri 1,06 e la larghezza anch'essa di metri 1,06. Per ottenere una canna occorrono quattordici passi. A parità di volume, il peso della legna varia a secondo che la stessa sia secca o verde, spaccata od a cannelli. Un passo di legna relativamente secca pesa dai 130 ai 135 Kg se è spaccata, e dai 150 ai 155 Kg se è a cannelli. Da cinque quintali di legna si ricava un quintale di carbone.
Le misure si riferiscono a legname fresco (cioè appena tagliato) e misto, (cioè sia di taglia piccola che grande). 1 Canna (4,24 metri di lunghezza x 1 metro di altezza x 1 metro di larghezza) di faggio 20 quintali, di quercia 24 quintali.
1/2 Canna (2,12 metri di lunghezza x 1 metro di altezza x 1 metro di larghezza) di faggio 10 quintali, di quercia 12 quintali.
1 m3 (1 metro di lunghezza x 1 metro di altezza x 1 metro di larghezza) di faggio 5 quintali, di quercia 6 quintali.
1 Soma di mulo o cavallo = di faggio 2 quintali, di quercia 2 quintali.
1 Soma di asino = di faggio 1 quintale, di quercia 1 quintale.



VINO

Il barile corrisponde in media tra i 40 e i 50 litri; a Pietragalla il valore si discosta notevolmente in quanto corrisponde a 35 litri. La soma a Melfi è di 165 litri; a Genzano di Lucania 265 litri; a Matera 175 litri; a Palazzo San Gervasio 272 litri (corrispondenti a 24 quartarole).
La Menza, brocca di creta o di latta, della misura che puo' variare da 10 a 11 litri. Misura di capacita' per vino di litri 12. Parola derivata dal latino MEDIA.
La Sarma o salma o soma. Nome usato per unita' di liquidi, vino ed olio, corrispondente a all'incirca alla quantita' di peso che puo' portare una bestia da soma. Parola derivata dal latino SAUMA (Isidoro), da SAGMA (Vegezio), spoglia corporea. Dal greco SAGMA-ATOS, basto carico di un giumento, salma. La salma corrisponde a 12 menze di vino, pari a 140 litri e a quintali 1,40 e corrisponde a 20 cannate di olio, pari a 200 litri e a quintali 1,95.
Lu Litru, il litro, misura di capacita' del sistema metrico decimale per liquidi e per aridi, corrispondente ad un decilitro cubo, pari al volume di 1 Kg. di aqua distillata alla temperatura di 41 centigradi. Parola derivata dal greco LITRA, libra.
Lu Miénzu Litru, mezzo litro, meta della misura precedente. Dal latino MEDIUS + greco LITRA, mezzo litro.
La Quarta, quarto di litro, pari a 250 gr. Dal latino QUARTUS.
Lu Quintu, quinto di litro, pari a 200 gr. Dal latino QUINTUS.

OLIVE
Si misurano a quintale o a tomolo. Il tomolo è in media 55,5 litri. Ad Aliano 40 litri; a Genzano di Lucania 55,55 litri; a Nova Siri 28 litri; a Palazzo San Gervasio 55 litri; a Pisticci 64 litri; a Tricarico 56,56 litri; a Craco, Garaguso e Rotondella 56 litri.
Le olive portate al frantoio (u' Trappit) si misuravano a figghjóli. Una figghjóla era composta da 5 tomoli di olive, pari a quintali 1,80. Un tomolo di olive pesava in media 36 Kg.

OLIO
La pesa corrisponde a 20 litri, la pignatta a 3,06 litri, la quartara a 10 litri, il rotolo a 890,997 g, il cantaro a 100 rotoli. A Barile il quintale corrisponde a litri 110 - 112; a Melfi e Venosa lo staio corrisponde a 20 litri; a Forenza la pignatta è di 6,75 litri, la mezza pesa è di 10 litri; a Trecchina la pignatta è di 2,5 litri; ad Aliano la pesa è di 18 kg; a Genzano di Lucania e Palazzo San Gervasio la quartarola è di 5 litri.
La Cannata, brocca di creta o di latta. Misura di capacita' per olio, di litri 10, pari a Kg. 9,750. La voce e' comune a vari dialetti meridionali e della Spagna ed e' presente anche nel neogreco e nell' albanese. Dal latino CANNATA (IX sec.), derivante a sua volta da canna, specie di vaso.
L’olio era misurato, dai nostri nonni, con un contenitore di terracotta, di forma panciuta e smaltato all’interno, chiamato anche “ziro”, della capacità di 1 dal = 10 litri.
La Sarma, la salma, soma, corrisponde a 20 cannate di olio e a quintali 1,950.
La Mezza Cannata, brocca di creta o di latta. Misura di capacita' per olio, di litri 5, pari a Kg. 4,875.
La Quarta di Cannata, brocca di creta o di latta. Misura di capacita' per olio, di litri 2,50, pari a Kg. 2,437.
La Menza Quarta (di Cannata), brocca di creta o di latta. Misura di capacita' per olio, di litri 1,25, pari a Kg. 1, 218.
La Menza da Menza Quarta (di Cannata), brocca di creta o di latta. Misura di capacita' per olio, di litri 0,512, pari a Kg. 0,609.

La Figghjétta, la foglietta, vecchia misura di liquido meta' del boccale, da noi misura di capacita' per olio pari a 100 gr. ed a un decimo di litro. Dal latino FOLIETTA, alterato dal fioletta per fialetta, diminutivo del latino PHIALE, vaso, da cui il senso piccolo della misura.

La Menza Figghjétta, la meta' foglietta, brocchetta di latta. Misura di capacita' per olio, pari a 50 gr. e ad un ventesimo di litro.



La Statéla o Stadera, antica bilancia lucana.


I Romani perfezionarono la bilancia a bracci uguali e piatti aggiungendo l'indice; di fatto, essi utilizzavano tale modello di bilancia per le pesate esatte di piccoli oggetti, mentre per le merci grossolane si servivano della stadera, originaria della Campania. La stadera è un tipo di bilancia basato sul principio della leva. È formata da un'asta (stilo) lungo la quale si sposta il peso equilibrante (romano), mentre il fulcro è costituito dal gancio dal quale la stadera è sostenuta. All'altra estremità dell'asta è montato il piatto su cui si pone il corpo da pesare; l'equilibrio si ottiene allora spostando il romano. Una curiosità: questa denominazione non è legata ai Romani, ma deriva dalla lingua araba in quanto la forma di tale peso scorrevole ricorda quella del melograno, che in arabo si dice “rumen”. Statéla o Stadera: tipo di bilancia ad un solo piattello. Struttura solida, interamente in metallo. Posizioni intagliate dei pesi scorrevoli sull' asta di scorrimento. Costituito essenzialmente da un'asta metallica graduata sulla quale si sposta un peso (detto romano, in dialetto marcu) col fulcro rappresentato da un gancio per tenerla sollevata e recante all'estremita' del braccio piu' corto un piatto appeso per mezzo di due o tre catenelle. Parola derivata dal latino statera, che e' a sua volta derivante dal greco statér, statéros, (lat. stateram) nome di un peso e di una moneta. Lo statere (moneta) di oro, valeva nel '700 circa 25 lire, lo statere di argento equivaleva a circa 3,10 lire e valeva un tetradracma attico o due dracme alessandrine. Questo tipo di bilancia funziona molto semplicemente: per esempio se sul piatto della bilancia si mette un chilo di farina la bilancia sara' parallela solo se all'altra estremita' si mette un peso equivalente ad un chilogrammo. Questi campioni di peso erano in metallo e venivano forniti assieme alla bilancia in varie misure di pesi standard gia' predefiniti. (La statéla cu lu rumànu, la stadera con il peso). Per pesare grandi quantitativi di merce: castagne, patate,frumento vi era un' altro tipo di Statera, a forma di un cassone, funzionante pero' anche con lo stesso sistema. La Statéla o Stadera in dialetto napoletano si chiamava la Valànza (da la bilancia), con le sue relative variazioni di grandezza: la valanzella (piccola bilancia), valanzola, valanzone. Percio' tuttora oggi in Lucania questo tipo di bilancia viene chiamato Valanzone ed e' ancora molto diffuso in tutti i paesi della Regione.



Breve storia della bilancia

Le fonti storiche disponibili non ci permettono di identificare chi ha inventato la bilancia; è pressoché certo, tuttavia, che tale strumento fosse conosciuto in Oriente fin dal neolitico. Nello specifico, le prime, sicure documentazioni di una bilancia risalgono all'antico Egitto e sono databili intorno al 3500 a.C.: alcuni papiri e graffiti, infatti, mostrano bilance a bracci uguali atte a pesare materiali di varia natura. Fin dall'antichità, peraltro, l'esigenza di misurare la massa era particolarmente avvertita nella vita commerciale; a questo proposito, sono rimaste famose le bilance dei mercanti fenici, che si distinguevano dalle altre per i pesi a forma di testa di cavallo. In Europa, la bilancia giunse nell'età dei metalli dalle isole di Creta e Cipro: per esempio, nel palazzo di Crosso (II millennio a.C.), a Creta, fu trovata una tavoletta con incisa una bilancia. Da raffigurazioni presenti in svariate opere d'arte possiamo desumere che anche tra i Greci fosse diffuso l'uso della bilancia. Ben presto, la bilancia cominciò a essere usata anche per le ricerche scientifiche: in particolare, Archimede di Siracusa (287 a.C. circa – 212 a.C.) se ne servì per cercare di conoscere il peso specifico dei corpi. Nel primo Medioevo, il fisico arabo Al-Khazini utilizzò bilance perfezionate per determinare il peso specifico dei metalli preziosi. Naturalmente, poi, con il trascorrere dei secoli le bilance si sono via via evolute adeguandosi ai vari progressi tecnologici.


Altri antichi strumenti di misurazione


LA TAGLIA
Si usava al forno per comprare il pane. Era un pezzo di legno, non molto spesso, di forma cilindrica, diviso in due. Su entrambi i pezzi era segnato un simbolo per indicare la quantità di pane desiderata. Una “X” indicava 10 chili di pane, una sbarretta obliqua “/” indicava 5 chili, mentre un sbarretta orizzontale “-“ indicava 1 chilo di pane. Una metà della “TAGLIA”, con scritto il nome, la tratteneva il fornaio, l’altra metà la portava a casa il contadino: a fine mese si conteggiava la quantità di pane “segnato” sulla “taglia” ed il contadino pagava il dovuto con del grano. Infine, con un coltello venivano cancellati i simboli incisi durante l’ultimo mese e si ripartiva daccapo.

LA CATARINA
Un altro antico strumento di misurazione, usato dai nostri nonni per misurare il latte, era la “catarina”. Consisteva in un bastoncino di legno su cui erano incisi simboli diversi:
il primo era una piccola tacca, corrispondeva a mezzo litro, ed era chiamata “nu tierz”;
una seconda tacca, più grande della prima, misurava un litro, ed era chiamata “mezza scutedra”;
la terza, la più grande di tutte, misurava due litri, ed era chiamata “scutedra”.
Il contenitore del latte era denominato “secchia” e poteva contenere fino a dodici litri di latte, che corrispondevano quindi a 6 “scutedre”.



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MessaggioTitolo: Re: corda misura   corda misura Icon_minitimeGio Mag 13, 2021 9:17 am

Sebbene ci siano molti nomi associati a un cordone di legno, la definizione legale di una corda di legna da ardere negli Stati Uniti e in Canada è una corda piena o cespugliosa , che misura in genere 4 'larghezza x 4' alta x 8 'di lunghezza ed è 128 cubica piedi in volume.

Il termine cuerda (letteralmente "corda") si riferisce a un'unità di misura usata in alcune zone dove si parla spagnolo, tra cui Porto Rico, Guatemala, Cuba, Spagna e Paraguay.

A Porto Rico è un'unità di superficie[1][2]

In Guatemala, cuerda è sia un'unità lunghezza che di superficie.[1] Come un'unità di superficie può avere valori diversi.[1][3]

A Cuba, cuerda si può riferire a un'unità di volume[1].

In Spagna si riferisce a un'unità di lunghezza che è stata in uso fino al XIX.
Superficie: Porto Rico e Guatemala
A Porto Rico, una cuerda è un'unità di misura tradizionale dei terreni a circa 3930 m² (0,971 acri). La conversione precisa è 1 cuerda = 3930,395625 m². Visto che è quasi equivalente a un acro è a volte chiamato "acro spagnolo


Superficie: Porto Rico e Guatemala
A Porto Rico, una cuerda è un'unità di misura tradizionale dei terreni a circa 3930 m² (0,971 acri)[2][1]. La conversione precisa è 1 cuerda = 3930,395625 m².[2] Visto che è quasi equivalente a un acro è a volte chiamato "acro spagnolo".[1]

In Guatemala il termine cuerda si riferisce ad un'unità di superficie che può corrispondere a diverse misure, cioè a 50 x 50, 40 x 40, 30 x 30, 25 x 25 o 20 x 20 vara[3]. Il vara varia leggermente da paese a paese, in Guatemala è equivalente a 0,8421 m. Quindi:

Un cuerda di 50 x 50 vara = 1746,84 m²
Un cuerda di 40 x 40 vara = 1117,98 m²
Un cuerda di 30 x 30 vara = 628,87 m²
Un cuerda di 25 x 25 vara = 436,71 m²
Un cuerda di 20 x 20 vara = 279,50 m²
Volume: Cuba
A Cuba, la cuerda è un'unità di misura tradizionale per la legna da ardere, pari a circa 0,79 cord (2,9 m³)


Distanza: Guatemala, Spagna e Paraguay
In Guatemala, una cuerda è un'unità di misura tradizionale pari a circa 25 vara (quasi 21 m[1].

Nel XIX secolo in Spagna la cuerda era un'unità di lunghezza generalmente pari a circa 6,889 m[2], mentre in Valencia, misurava 40 vara pari a quasi 37,21 m.[2]






Peso legna al metro cubo
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Le pricipali unità di misura per la legna da ardere sono quattro:



corda misura 440_0_2732759_322590

a) metro cubo mc



Generalmente utilizzato per il legname in tronchi.


b) metro stero accatastato msa



Generalmente utilizzato per legna da ardere in ciocchi ben accatastati

unità di misura apparente (comprende il legno e gli spazi vuoti)

corrispondente ad una catasta delle dimensioni di 1 metro per 1 metro 1 un metro.


c) metro stero riversato msr



Generalmente utilizzato per legna da ardere in ciocchi non accatastati

unità di misura apparente (comprende il legno e gli spazzi vuoti)

corrisponde alla quantità di legna non sistemata contenuta in una cassa delle dimensioni di 1 metro per 1 metro per 1 metro.


d) tonnellata t



Generalmente utilizzata come unità di misura della legna da ardere pesata; corrisponde a 10 quintali (q) = 1000 chilogrammi (kg).

PESO SPECIFICO DEI LEGNAMI DA NOI TRATTATI

FAGGIO 1,05 t/mc

ROBINIA 1,05 t/mc

QUERCIA 1,1 t/mc

CILIEGIO 1 t/mc

CARPINO 1,05 t/mc

Con umidità relativa > 50% (legna fresca).


TABELLA CONVERSIONE PESO-VOLUME LEGNA TAGLIATA E SPACCATA

tonnellata legno tondo legna accatastata legna riversata
(t) (mc) (msa) (msr)

(t) 1 t 0,95 mc 1,55 msa *2,30 msr

(mc) 1,05 t 1 mc 1.61 msa *2.38 msr

(msa) 0,65 t 0,62 mc 1 msa *1,48 msr

(msr) 0,45 t 0,42 mc 0,68 msa *1 msr


non portare x lasciare ma portare x la casa... pierpippo





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