fiat 640
camion
1949. Fiat 640 N autocarro
il 640 non aveva il riduttore delle marce aveva una sola leva e il cambio a 5 marce
con il triangolo per indicare il rimorchio...
La nascita della Fabbrica Italiana Automobili Torino, come sanno tutti gli amanti delle automobili nostrane, è fissata all’11 luglio 1899, naturalmente a Torino. Oggetto sociale dell’impresa, realizzare veicoli a motore di qualsiasi natura. Siamo ancora lontani, però, dall’avvento della Fiat Veicoli Industriali a cui siamo abituati.
Per vedere il primo mezzo pesante a marchio Fiat, infatti, si dovette attendere il 1903, con il Fiat 24 HP. Dotato di motore da 6.370 cm3, questo mezzo era capace di esprimere 24 CV di potenza, sufficienti sia per il trasporto di merci che per quello delle persone. Complice la qualità del mezzo, nonché il conflitto mondiale imminente, il 24 HP fu un successo, venduto in oltre 17 mila pezzi
anni successivi, per sostenere lo sforzo bellico del paese, Fiat produsse numerosi mezzi destinati al trasporto merci. Per assistere finalmente alla nascita di Fiat Veicoli Industriali, però, si dovette attendere la fine del conflitto.
La nascita di Fiat Veicoli Industriali: i primi successi
Fu nel 1929, dopo che Fiat aveva già prodotto altri mezzi pesanti di successo, che si decise di dividere la produzione di automobili da quella dei mezzi pesanti. Nacque così il consorzio Fiat Veicoli Industriali. Consorzio perché alle produzioni Fiat si aggiunsero quelle della Ceirano,
altra storica azienda torinese, produttrice di veicoli a motore. Già a quel tempo, la neonata Fiat V.I. poteva vantare una gamma completa di veicoli: dal “leggero” Fiat 509, capace di una massa di 300 chilogrammi, fino allo SPA 31, capace di raggiungere la portata di 3 tonnellate.
La vera svolta, tuttavia, si ebbe nello stesso 1929, allorquando la sezione veicoli industriali di Fiat presentò il Fiat 621. Il mezzo costituì un successo in termini di vendite, considerando gli oltre 50 mila modelli venduti, oltre che in Italia, anche in Polonia, in Russia e in Francia.
Il 621 Fiat, fra le altre cose, si contraddistingueva per la prima cabina chiusa e per un motore, a sei cilindri, capace di erogare 44 CV. Una curiosità: il Fiat 621, molto prima dell’IVECO S-Way, proponeva anche una motorizzazione elettrica.
La Fiat, già dall’inizio del secolo, aveva avviato lo studio per la possibile applicazione del motore messo a punto dall’ingegnere tedesco Rudolf Diesel. Fino ad allora, almeno nell’ambito dei mezzi destinati al trasporto di merci, non era ancora stato adoperato questo genere di motore.
Pertanto, quando nel 1931 fu messo in vendita il primo Fiat 632N, dove la N stava per l’appunto per nafta, rappresentò il primo mezzo pesante a diesel. Il motore, un quattro cilindri da 5.570 cm3, era in grado di esprimere una potenza di 60 CV. Nello stesso anno, poi, fu messo in vendita il Fiat 634N, anch’esso alimentato a diesel, dotato di un motore da 8.355 cm3 e capace di erogare 80 CV. La guerra civile spagnola, le campagne d’Africa e, più in generale, il secondo conflitto mondiale
portarono, al pari della Prima Guerra Mondiale, alla rapida crescita della Fiat Veicoli Industriali, ma anche alla sua progressiva militarizzazione. Durante gli anni della guerra, la produzione dei veicoli industriali si spostò presso la SPA, la Società Piemontese Automobili, che aveva anch’essa sede a Torino. Tuttavia, come avvenne spesso avviene durante un conflitto bellico, ben presto gli stabilimenti produttivi divennero obiettivo sensibile e quindi oggetto di bombardamenti. Per prima, nel 1942, fu colpita proprio la SPA, seguita, l’anno seguente dallo stabilimento di Mirafiori. Nel 1944, il Lingotto subì solo lievi danneggiamenti.
Il dopoguerra e gli anni della ripresa della Fiat Veicoli Industriali
Conclusa la guerra, la sezione veicoli industriali di Fiat versava in condizioni di grave crisi economica, come gran parte dell’economia italiana. Per questo, la dirigenza mise a punto un piano di rilancio basato su nuovi modelli, a cabina unificata: i medi Fiat 639N e Fiat 640N e i pesanti Fiat 670N e Fiat 680N. I primi motorizzati con un motore sei cilindri con cilindrata da 6.032 cm3 e i secondi con un sei cilindri da 10.170 cm3.
La svolta però vi fu nel 1952, quando l’Italia adottò un nuovo Codice della Strada, che, fra le altre cose, prevedeva nuove prescrizioni in materia di portata dei mezzi pesanti. Fu in questo contesto che iniziò a farsi largo il Fiat 682N, il cosiddetto Re dell’Africa. Il mezzo presenta diversi difetti, però, che finiscono per far abbandonare presto il progetto. Finisce così presto per essere modificato: nel 1954, con l’introduzione del motore con sei cilindri in linea da 10.676 cm3 e 140 CV di potenza, il mezzo finalmente si pone sul mercato. Non a caso, dopo una serie di modifiche, il mezzo continuerà a essere prodotto in Italia, e in Africa dove diventa il re dei mezzi pesanti, fino al 1968.
Giusto il tempo di vedere la nascita del Fiat 684, che di fatto sostituisce il 682. Ma anche il successo del Fiat 619. In particolare, è proprio questo modello che presenta, nel 1970, l’innovativa cabina H. La stessa che i mezzi IVECO continueranno a montare fino al 1991. Dapprima motorizzato con un propulsore da 12.883 cm3, poi con un nuovo motore da 131798 cm3, capace di erogare 260 CV di potenza, il 619 Fiat si impose anch’esso sul mercato. Non a caso, il mezzo ebbe un buon successo anche fuori dai confini italiani,
dove comunque fu prodotto fino al 1980.
Nel frattempo, nel 1966, la Fiat Veicoli industriali assorbe completamente la francese Unic. Nel 1969, invece, è la volta della Lancia e, quindi, della Lancia Veicoli Speciali. Poi, nel 1973, è Alfa Romeo che cede parte della sua produzione di mezzi pesanti alla Fiat V.I. Solo due anni più tardi, il 1° gennaio 1975, sarebbe nata la IVECO, che avrebbe inglobato tutti i marchi, ma questa è un’altra storia