Macchina che serve a conficcare nel terreno i pali per fondazioni, paratie o per altri scopi: consiste di una robusta incastellatura verticale sulla quale scorre la massa battente che, sollevata a mano con carrucole e funi o meccanicamente con verricello a motore, viene poi lasciata cadere sulla testa del palo
Il battipali è un martello, per la precisione un maglio, grande, squadrato o cilindrico, molto pesante che serve a piantare pali di qualsiasi tipo:
paletti per steccati
pali per ormeggio
pali o pilastri per fondazioni
piloni di ponti
paratie
briccole e cioè i pali tipici delle lagune di Venezia e di Grado
che servono a indicare i canali navigabili.
Nella sua forma più elementare è un utensile manuale e funziona grazie alla forza del battipali, l’operaio addetto all’infissione e cioè colui che i pali li pianta.
Due o quattro maniglioni servono ad afferrare il battipali e a sollevarlo. Lo si fa poi cadere con quanta più forza possibile, di modo da assestare un bel colpo in testa al palo per piantarlo in terra.
È facile immaginare la fatica di questo mestiere antico quasi quanto l’uomo.
Almeno quanto l’uomo che visse nel periodo tra Neolitico ed età del Bronzo e cioè tra il 12.000 e il 3.000 a.C., e le sue abitazioni costruite su palafitte.
Un altro tipo di battipali manuale è quello a tirelle: si compone di una fune che poi si divide in più corde (le tirelle), di un’incastellatura e di una carrucola.
Il maglio è tenuto dalla fune che passa nella carrucola posta in cima all’incastellatura e che da qui si divide in più corde (tirelle). Le tirelle permettono a molti operai, e non più a uno solo come nel forma più elementare di battipalo, di sollevare a forza un maglio molto pesante.
Questo tipo di battipali era molto diffuso ai tempi di Leonardo, che lo descrisse in un foglio dedicato a progetti per deviare il corso dell’Arno.
La differenza la fece il nostro Bartolomeo Ferracina che introdusse un’importante innovazione trasformando il battipali da attrezzo manuale a macchina semi automatica.
Nella sua forma più evoluta il battipali è una macchina azionata da un motore idraulico (ad esempio un mulino ad acqua), a vapore o ad aria compressa.
Ma il battipali non è soltanto un “batti pali” e cioè un attrezzo da lavoro: è anche un canto, un’invenzione, tante persone e una lunghissima storia.
Il battipali viene chiamato anche “berta”, nome che viene forse da “bertesca” che indicava una “torre o fortificazione di tipo bretone” ossia costruita alla maniera dei Bretoni.
Per divertirci con etimologia e mutamenti fonetici, potremmo azzardare che il termine “bertesca” sia il risultato della trasformazione della parola “bretonesca” per metatesi qualitativa, per cui “bret” diventa “bert”, e cioè avviene uno spostamento d’ordine delle lettere “re” in “er” forse più facili da pronunciare, e per sincope di “on”, e cioè per caduta e conseguente scomparsa dalla parola.
Ancora con significato traslato, ma stavolta per metonimia, “berta” avrebbe finito col diventare sinonimo di battipali per via delle sue origini di torretta o fortificazione che nel battipali è rappresentata dall’incastellatura che guida il maglio.
Un battipalo o berta è una macchina per infiggere nel terreno dei pali, ad esempio pali di fondazione o pali per paratie. La componente fondamentale è un maglio o mazzapicchio, ovvero un corpo pesante e rigido che viene fatto battere ripetutamente in cima al palo posto verticalmente sul terreno, sfruttando la forza di gravità, in modo da conficcarlo così come un martello pianta un chiodo. Generalmente è presente una solida struttura di sostegno detta incastellatura, che fa da guida di scorrimento per il palo e per il maglio, e un dispositivo di sollevamento e rilascio del maglio.
Nel caso più semplice il maglio viene sollevato a mano e poi lasciato cadere di colpo; si utilizzano ceppi di legno duro di circa 60 kg sollevati di circa 60 cm al di sopra del palo. Altro tipo manuale è il battipalo a tirelle, dove il maglio è sostenuto da una fune che passa in una carrucola dell'incastellatura e quindi si divide in più corde (tirelle); le tirelle permettono a molti operai, anche una ventina, di sollevare a forza un maglio di circa 300 kg per un'altezza di più di 1 m.
Battipalo più potenti sono azionati da motori o macchine a vapore o ad aria compressa. Il maglio può essere lo stantuffo stesso della macchina, che viene spinto verso l'alto e quindi rilasciato togliendogli pressione; in questo modo si hanno battipalo a vapore con magli di circa 1 500 kg sollevati per 1 m al ritmo di 80-100 colpi al minuto. Oppure, nel caso dei battipali a scatto o a ritorno di fune, il motore può azionare tramite un verricello una fune continua dotata di ganci distribuiti, che scorrendo ciclicamente lungo l'incastellatura sollevano il maglio e poi lo sganciano all'altezza stabilita tramite un particolare sistema a scatto, con ritmi di 50-60 colpi al minuto e massa di circa due tonnellate.
Battipalo del XVIII secolo
Quale che sia il sistema motore, vanno determinati la massa, l'altezza di caduta e la frequenza dei colpi a seconda delle caratteristiche costruttive del palo, che non deve raggiungere l'instabilità a carico di punta durante il battimento. La testa del palo in particolare viene protetta con cuffie metalliche o cuscinetti di ammortizzazione.